Registrati



Per non dimenticare
Gabriele Sandri, la mattina dell’11 Novembre 2007, dopo aver suonato al Piper Club di Roma, si metteva in viaggio per seguire la “sua” Lazio a Milano, a bordo di una autovettura guidata da un amico.

Questo viaggio però veniva interrotto in un autogrill nei pressi di Arezzo dal gesto folle di un agente della Polstrada, che esplodeva un colpo di pistola dalla parte opposta della carreggiata, colpendo la macchina dove era a bordo Gabriele.

Il proiettile, purtroppo raggiungeva Gabriele al collo togliendogli la vita alle ore 9.18 !

Nell’immediatezza dell’evento gli organi istituzionali non hanno voluto assumersi le proprie responsabilità, comportamento culminato nella conferenza stampa del Questore di Arezzo che ha vietato ai giornalisti presenti di fare domande sull’accaduto.

Intanto, la notizia della morte di Gabriele si diffondeva rapidamente in tutta Italia suscitando le reazioni dei tifosi di calcio, i quali auspicavano che il Campionato Nazionale venisse interrotto per rispetto del giovane ragazzo ucciso.

Gli organi d’informazione, da parte loro, rivolgevano prevalentemente la propria attenzione sugli episodi di violenza scaturiti a Roma e Bergamo dopo l’omicidio,facendo passare in secondo piano l’uccisione assurda e gravissima di Gabriele.

Attualmente "tutti" si trovano al proprio posto: il Questore di Arezzo, che ha sostenuto la tesi dei colpi sparati in aria, l’assassino di Gabriele per il quale non sono state ravvisate esigenze cautelari.
Solo il nostro angelo ci ha lasciato per volare in paradiso!



Isa Iaquinta for Gabriele PDF Stampa E-mail
Scritto da Claudio   
Venerdì 27 Maggio 2011 09:40

Al debutto come produttrice, Isa Iaquinta si presenta sul mercato con il suo primo singolo intitolato Gabriele.
Due notevoli remix all’interno fatti da Gianluca Motta e da Mattias….

In memory of a great guy I had the pleasure to meet: GABRIELE SANDRI a.k.a. DJ GABBO who made music his reason of life by Isa Iaquinta

 

                     

 

fonte : Night Star

 

 

Ultimo aggiornamento ( Venerdì 27 Maggio 2011 09:48 )
 
Ricordo. Eccome se ricordo. PDF Stampa E-mail
Scritto da Claudio   
Giovedì 19 Maggio 2011 11:03
 *Articolo scritto sul Match Program del 1°Memorial Gabriele Sandri dagli Amici di Gabriele

Ma cos' è davvero un ricordo? E' la nostalgia di un momento trascorso o la costante idea di riviverlo? Come una fotografia, non racconta mai le sensazioni vissute nel momento in cui e' stata scattata anzi, spesso patetica replica di un attimo che non si ripete. La stessa fotografia ci predispone agli umori del momento in cui l' immagine si creava, e quel posto, quei volti, tornano in movimento dentro chi la osserva.

Sono passati tre anni e mezzo, ho spesso l' illusione data dalle infinite fotografie che ho in mente di Gabri. Lui in queste immagini, continua ad essere in movimento, non riesco a pensare ad un solo istante di lui ove non sia in movimento anzi, forse la effettiva dimensione che ho di Gabri è proprio il movimento.

Non Gabbo, ne Gabriele di Balduina. Già, perché qui a Roma, la nostra città, tutti hanno un soprannome, se non tutto, un qualcosa che serve ad identificarti meglio, e c'è quasi sempre un motivo, quasi sempre.

Ci nutrivamo di noi stessi, dei nostri momenti insieme. Sinceramente più volte ci siamo chiesti realmente come potesse essere possibile una simile convergenza di idee, un simile equilibrio nel condividere, ed un godimento nell' essere divertiti e spensierati all' unisono. La sensazione è strana, e ci frullava come se fossimo ciascuno un organo, od un muscolo, od una vertebra che sorreggeva il tutto.

Ultimo aggiornamento ( Giovedì 19 Maggio 2011 11:20 )
Leggi tutto...
 
Giorgio Sandri alla festa degli Ultras Brescia 1911 PDF Stampa E-mail
Scritto da Claudio   
Venerdì 29 Aprile 2011 14:09

 

 BRESCIA, Giorgio Sandri: “giustizia e civilità, nuova frontiera del tifo! Penso di fare politica per i giovani…”

 

brescia.jpg

Storie di violenza, di ingiustizia, di notizie manipolate e di tentativi di nascondere la verità. Ieri alla festa degli Ultras Brescia 1911 (c’era anche il concerto degli STATUTO), si è parlato di questo in un momento molto serio di approfondimento definito dallo stesso leader del tifo organizzato bresciano Diego Piccinelli «il momento più importante della nostra festa».

Ospite principale Giorgio Sandri, il padre di Gabriele, il ragazzo romano ucciso l’11 novembre 2007 nell’area di servizio di Badia al Pino in provincia di Arezzo, da un poliziotto che sparò da lontano e ad altezza d’uomo verso un’auto che, senza che ci fossero stati scontri o episodi di violenza, si stava allontanando tranquillamente. E da questo padre che sembra tanto sicuro di sè e tanto tranquillo, ma che porta dentro una tragedia che non finirà mai, è venuta una testimonianza di civiltà e di tolleranza che è sembrata un po’ la «nuova frontiera» del tifo organizzato.

Ultimo aggiornamento ( Venerdì 29 Aprile 2011 14:15 )
Leggi tutto...
 
Ciao Vittorio...spirito libero PDF Stampa E-mail
Scritto da Claudio   
Venerdì 15 Aprile 2011 14:22
 

Ucciso a Gaza il pacifista rapito
Napolitano: accertare subito la verità

Il corpo di Vittorio Arrigoni trovato in un appartamento: i rapitori salafiti non hanno rispettato l'ultimatum

 
MILANO - Strangolato quasi subito dopo il rapimento. È morto così Vittorio Arrigoni, il pacifista italiano 36enne, preso in ostaggio giovedì mattina nella Striscia di Gaza da un commando ultra-estremista salafita vicino ad Al Qaeda (anche se sui siti vicini alla rete di Osama sono apparsi banner che definiscono «criminali» i responsabili della morte). Il corpo senza vita del cooperante è stato trovato in un appartamento di Gaza City dai miliziani di Hamas, al termine di un blitz condotto nel cuore della notte. I rapitori non hanno dunque rispettato la scadenza dell'ultimatum, assassinandolo diverse ore prima. Eppure, erano stati gli stessi sequestratori a fissare per le 16 di venerdì il rilascio dei loro «confratelli» detenuti, pena l'uccisione dell'ostaggio. «Questa barbarie terroristica suscita repulsione nelle coscienze civili» ha scritto il capo dello Stato Giorgio Napolitano, in una lettera inviata alla signora Egidia Beretta, mamma del cooperante assassinato. «Spero che si accertino la verità e le responsabilità su quanto è accaduto» ha detto poi il presidente della Repubblica incontrando i giornalisti. Dai primi esami sul cadavere, sembra che Arrigoni sia stato strangolato già giovedì sera (il che confermerebbe la versione di Hamas), probabilmente con un cavo metallico o qualcosa di simile, e in modo tanto brutale da lasciare sul collo anche segni con tracce di sangue. Due miliziani sono stati arrestati, mentre la polizia di Gaza è sulle tracce di una terza persona.
Ultimo aggiornamento ( Venerdì 29 Aprile 2011 14:16 )
Leggi tutto...
 
A4, ucciso da un agente nel 1997: la Corte europea condanna l'Italia PDF Stampa E-mail
Scritto da Claudio   
Venerdì 01 Aprile 2011 08:28

 

Non fu omicidio volontario ma colposo, e a distanza di nove anni il reato è da considerarsi prescritto. Lo scrivemmo il 21 luglio 2006, ma la Corte europea dei diritti dell'uomo ha condannato martedì 29 marzo l'Italia per l'uccisione - avvenuta nel 1997 - da parte di un poliziotto di Julian Alikaj. 

Nella sentenza - che diverrà definitiva tra 3 mesi, se le parti non chiederanno una revisione del caso davanti alla Grande Camera - si sostiene come Agatino Russo, l'agente che ha aperto il fuoco contro il ragazzo, abbia fatto un uso eccessivo della forza. Mentre le autorità italiane non avrebbero condotto un'inchiesta effettiva sulla morte del giovane.

A presentare ricorso alla Corte di Strasburgo erano stati i genitori e le sorelle di Julian, a cui lo Stato italiano, in virtù dell'ultima sentenza emessa dall'organismo europeo, dovrà versare 155 mila euro per danni morali, materiali e spese processuali.

Nel 2006 la Corte d'assise presieduta da Giovanni Ferraro (a latere Raffaella Mascarino) aveva prosciolto dall'accusa più grave l'agente della polizia stradale di Seriate che nel dicembre 1997 aveva sparato il colpo di pistola che uccise Julian, albanese di 19 anni, durante un inseguimento nei campi adiacenti all'A4, all'altezza di Grumello del Monte.

I giudici nella loro sentenza avevano stabilito di non doversi procedere per omicidio volontario, dando all'episodio l'interpretazione originaria, e cioè quella di un omicidio colposo. Per questo reato i tempi della prescrizione possono arrivare a 15 anni, ma la Corte d'assise aveva concesso all'imputato le attenuanti generiche prevalenti e così il margine della prescrizione era stato dimezzato: sette anni e mezzo, tanto basta perché un omicidio - ritenuto colposo - consumatosi nel '97 potesse ritenersi prescritto. Il pm Domenico Chiaro per l'agente aveva chiesto una condanna a 14 anni, mentre i difensori - gli avvocati Michele e Riccardo Olivati - avevano invocato l'assoluzione.

Ultimo aggiornamento ( Venerdì 15 Aprile 2011 14:38 )
Leggi tutto...
 
TARGA GABBO: SI, FORSE, NO, VEDREMO. APPELLO PER USCIRE DALL’IMPASSE… PDF Stampa E-mail
Scritto da Claudio   
Giovedì 17 Febbraio 2011 14:39

ok2.jpg

Anno nuovo (2011), problema vecchio (2010). Impasse burocratico, agitazione politica e dibattito pubblico per una semplice targa, IN RICORDO DI GABRIELE SANDRI, CITTADINO ITALIANO.

 

Targa SI, targa NO, NI, forse si, ma ancora non si capisce né quando, né come e soprattutto perché dovrebbe essere ancora NO.

 

Tutto inizia 5 mesi fa, a ridosso del terzo anniversario del delitto di Gabbo. Agli inizi di Settembre il Comitato Mai Più 11 Novembre lancia la petizione popolare Una firma per Gabriele. Qualcosa come 25.000 adesioni raccolte spontaneamente in 60 giorni di banchetti e porta a parta. In ogni dove, come si faceva una volta, con olio di gomito e maniche rivoltate. Perché quando si crede nelle cose che si compiono, si riesce a dare il meglio di sé: migliaia di firme senza un partito alle spalle, senza una macchina organizzativa strutturata per un’iniziativa civile e democratica. Ma dietro l’angolo, una querelle senza precedenti, o quasi.

 

Perché 5 anni fa nel porto di Monfalcone (Gorizia, lo scalo più a Nord del Mediterraneo, il più vicino all’Europa) un operaio di nome Franco Cicciarella morì per un incidente sul lavoro. Amici e famigliari volevano ricordarlo con una targa. Negata dalle autorità portuali «perché avrebbe costituito un pericoloso precedente», ma alla fine concessa, obtorto collo. Un po’ come per quella di Sandri.

 

Autostrade per l’Italia SpA, concessionaria di Badia Al Pino Est, coi suoi emissari rispose a Giorgio Sandri: “Non possiamo autorizzare la targa perché costituirebbe un pericoloso precedente. Sulle nostre strade ci sono troppi morti per incidenti stradali”. Apriti cielo: ma a Gabriele gli ha sparato Spaccarotella e mica ogni giorno un poliziotto spara contro un cittadino, uccidendolo in quel modo. Lettera al Ministro dei Trasporti On. Matteoli, interpellanza parlamentare, risoluzione in Commissione Sport della Camera dei Deputati come al Consiglio della Regione Lazio, levata di scudi di consiglieri del Comune di Roma e di Firenze. Infine l’intervento del Sindaco Gianni Alemanno e, soprattutto, della Presidente Renata Polverini: “La targa si farà”. Sembrava tutto risolutivo. Era metà Novembre, macché: siamo a Febbraio e tutto tace.

 

Inutile lo scarico sull’ANAS. Si capisce che dietro c’è dell’altro e il vero motivo lo spiega direttamente l’Amministratore Delegato di Autostrade per l’Italia SpA:La nostra preoccupazione sin dall’inizio – disse Giovanni Castellucciè stata solo per la sicurezza dei viaggiatori e degli addetti, mai stata in discussione la solidarietà ai familiari e agli amici di Gabriele Sandri”.  Cioè? Una targa problema di ordine pubblico? Vallo a capire…

 

Ultimo aggiornamento ( Venerdì 15 Aprile 2011 14:39 )
Leggi tutto...
 
Audio HEAVEN LUGLIO 2007 .. dj le gabriel feat antonio c PDF Stampa E-mail
Scritto da Claudio   
Giovedì 03 Febbraio 2011 13:35

Per tutti coloro che hanno vissuto quelle INDIMENTICABILI serate e per tutti coloro che non hanno mai conosciuto Gabriele questo è un Audio inedito di una serata alla discoteca Heaven di Portorotondo condotta da Gabriele...

 

 

 

 
L’OMICIDA DI GABBO E’ INDIFENDIBILE. HA DISONORATO LA DIVISA! PDF Stampa E-mail
Scritto da Claudio   
Venerdì 28 Gennaio 2011 16:38

SBUGIARDANDO SPACCAROTELLA PADRE, MARTUCCI REPLICA A SANSONETTI: L’OMICIDA DI GABBO E’ INDIFENDIBILE. HA DISONORATO LA DIVISA!

 

Polemica con Piero Sansonetti:

pubblica una lettera giustificazionista di Vito Spaccarotella,

padre dell’omicida di Gabriele Sandri,

perorando la tesi di linciaggio e mala giustizia.

di Maurizio Martucci

 

 

Rileggendo Annozero della puntata Ruby Rubacuori, sabato Il Fatto Quotidiano s’è spinto a chiedere l’intervento di Sergio Zavoli (Presidente Commissione Vigilanza Rai) per regolamentare gli interventi di politici kamikaze pronti ad esplodere sulle reti di stato, devastando “il dibattito, urlando, dimenandosi, interrompendo, coprendo le voci altrui, insultando conduttore, pubblico e ospiti, oltre la logica, sintassi e pubblica decenza”. In concreto, seguendo questo ragionamento, coi programmi foraggiati dal canone, dovrebbero ridimensionare i toni anche i giornali sostenuti dal finanziamento pubblico. Ma non solo per arginare turpiloqui contaminati da “linguaggio fascista e cultura stalinista”, come Piero Sansonetti ha scritto su Il Riformista alludendo alla vulgata di editorialisti con poco sale in zucca (niente di meno, si riferiva a Paolo Flores D’Arcais e Marco Travaglio). Perché oltre la forma c’è pure la sostanza, cioè il contenuto, il nocciolo del contendere, che non è certo cosa da meno rispetto a zoppicanti perifrasi e pruriginose analisi logiche. Perché, come dice l’aforisma “la penna ferisce più della spada”, una trama travisata può offendere la verità come un corpo contundente, dirottando umori e opinione pubblica, permutando l’attendibilità con la falsificazione, il bianco col nero, il veritiero col mendace. Su questa buccia di banana (e che razza di buccia!) è scivolato il quotidiano regionale Calabria Ora, diretto (guarda caso) proprio da Piero Sansonetti, contemporaneamente in sella anche nel settimanale Gli Altri e già direttore di Liberazione (quotidiano del Partito della Rifondazione Comunista).
 
SCRIVE PAPA’ SPACCAROTELLA
E’ bastata in prima pagina una lettera sul delitto di Gabriele Sandri a firma di Vito Spaccarotella, aperta da un titolo inequivocabile: “Papà Spaccarotella: mio figlio non è un assassino”. Premessa: tralasciando le maligne critiche mosse contro Sansonetti, accusato da sinistra di collaborazionismo berlusconiano pure a Porta a Porta (proprietà transitiva: come il Premier, anche Luigi Spaccarotella è un perseguitato dalla magistratura?), omettendo le affinità curriculari partitico-territoriali tra Vito Spaccarotella e Piero Sansonetti (papà Spaccarotella vive a Cetraro, costa calabrese tra Paola e Scalea, e dal 2000 è dirigente della locale sezione del Partito della Rifondazione Comunista: ben informati ricordano dopo il G8 le tesi anti-Placanica sul carabiniere che uccise Carlo Giuliani), rimarcando la sua assoluta estraneità all’uccisione dell’Autostrada del Sole (certamente né lui né suoi parenti possono rispondere per l’azione compiuta dal figlio ed è umanamente comprensibile l’angoscia che da genitore sostiene di vivere, anche se resta il dubbio sulla tempistica scelta per esternarla con missiva in redazione a tre anni dai fatti ed in prossimità dell’esecutività della condanna), resta che il direttore di Calabria Ora è riuscito a spingersi lì dove ancora nessuno, a rigor di logica, era mai arrivato: “Gentile Signor Spaccarotella – ha garbatamente replicato Sansonetti - Lei pone tre problemi che secondo me sono molto seri. Il primo riguarda il senso di una sentenza che giudica esagerata e ingiusta (e penso abbia ragione). Il secondo riguarda la distinzione tra giustizia e vendetta, tra sentenza rigorosa e sentenza esemplare. Il terzo problema riguarda una nuova tendenza culturale che sta emergendo nel nostro paese in questi tempi: quella del linciaggio”. In ordine gerarchico: sentenza esagerata, vendetta e linciaggio aggravato dall’epigrafe in questi tempi! Alt, fermi tutti, perché davvero qui le cose sono tre, ma molto diverse, eccome: primo Sansonetti dimostra di essere in preda ad un delirio di significato (cosa ne direbbero semiotica e scienze cognitive di Umberto Eco?) ben più grave del j’accuse sugli estetismi lessicali sferrato a colleghi maleducati e villani integralisti da bar e talk-show. Secondo dimostra di sollazzarsi su superficiali stereotipi, come tali pregiudizievoli, ingannevoli e generalizzanti (il poliziotto buono, l’ultrà cattivo, senza distinzioni di merito, né eccezioni o vie intermedie), dimostrando di non aver seguito i due gradi di giudizio celebrati nei tribunali di Arezzo e Firenze contro Luigi Spaccarotella (condannato in appello all’interdizione dai pubblici uffici con 9 anni e 4 mesi di reclusione per omicidio volontario con dolo eventuale). Terzo, forse per spicciolo campanilismo da copie in più in edicola (l’intervento è stato ripreso da Il Giornale e TGCOM, scatenando aspre polemiche sul web) Sansonetti ha strumentalmente utilizzato l’esito del processo Spaccarotella per rinforzare in modo subliminale il teorema che in Italia convivano populismo forcaiolo e magistratura complottista (parafrasando il video-messaggio sul Bunga-Bunga Gate, visto che c’era poteva spingersi pure oltre, definendo i giudici direttamente rossi e comunisti).

 

Ultimo aggiornamento ( Venerdì 15 Aprile 2011 14:39 )
Leggi tutto...
 
CHIESE GIUSTIZIA PER GABBO PDF Stampa E-mail
Scritto da Claudio   
Venerdì 21 Gennaio 2011 19:15

CHIESE GIUSTIZIA PER GABBO: NON FU REATO. TAR CONDANNA MINISTERO INTERNO E ILLEGITTIMA DASPO A TIFOSO

 

Domenica 23 Maggio 2010, penultima di Serie B, Grosseto-Reggina. Dal settore ospiti delle gradinate del Carlo Zecchini spunta una bandiera tricolore, bande verticali verde, bianco e rosso (art. 12 della Costituzione) con scritta Giustizia per Gabriele. Il riferimento è esplicito, all’iter giudiziario sul delitto Sandri (all’epoca in corso), sentenziato sette mesi dopo in appello con condanna per omicidio volontario per l’agente Luigi Spaccarotella. Ma per la Questura grossetana l’esposizione di quel drappo nazionale con frase garantista equivalse alla consumazione di un reato, punibile a norma di legge. E una volta identificato, il tifoso reggino si ritrovò diffidato con DASPO e impossibilitato per 2 anni ad accedere a tutte le manifestazioni di football nazionale e internazionale. Colpa il provvedimento a firma Maria Rosaria Maiorino, Questore in gonnella in uscita della Provincia di Grosseto, sostituito poco dopo da Michele La Ratta (l’anno prima fu proprio lui a gestire l’ordine pubblico nei festeggiamenti romani della finale di Champions League tra Manchester United e Barcellona). Motivo? A detta del Questore, la scritta Giustizia per Gabriele risultava il “sintomo di spregiudicatezza e insofferenza alle regole che disciplinano attraverso una legge specifica dello Stato tutte le manifestazioni sportive di qualsiasi livello”, essendo “pericolosa per l’ordine e la sicurezza pubblica”.
 
RICORSO AL TAR
Su ricorso di cittadini il TAR, tribunale amministrativo regionale, è chiamato a pronunciarsi sulla legittimità di atti ritenuti lesivi. E così a Firenze il TAR della Toscana ha analizzato il caso del tifoso reggino, facendo un pò di luce oltre ogni facile stereotipo. Ne è venuto fuori uno spaccato inquietante: per prevenire e reprimere episodi di violenza degenerativa, nei nostri stadi non sempre vengono adottate disposizioni eque ed in linea coi cardini di uno Stato di Diritto moderno ed occidentale. Perché a volte si sconfina confondendo l’interpretazione delle norme con l’arbitrio, debordando in eccessi di repressione preventiva al limite dell’incostituzionalità. “Dall’esposizione di quel vessillo – si legge nel documento vergato dai magistrati toscani e depositato lo scorso 19 Gennaio – non risulta derivato alcun episodio di violenza”, dato che la stessa Questura di Grosseto “attestava che l’ordine pubblico si è svolto regolarmente” prima, durante e dopo la partita coi calabresi. Allora, prosegue il ragionamento dei togati, “la richiesta di Giustizia per Gabriele può intendersi quale libera manifestazione del proprio pensiero e che (…) tale ricostruzione (fatta dal Questore per la spregiudicatezza, insofferenza e pericolosità pubblica della bandiera - NdR) non è condivisibile, non potendo essere invocata a tal fine la strumentalizzazione dell’episodio come oggettiva incitazione alla violenza, laddove il vessillo esposto si limitava a chiedere ‘giustizia’ senza alcuna allusione al comportamento delle Forze dell’Ordine o di altri soggetti”.
 
CONDANNATO MINISTERO INTERNO
Fino a prova contraria in Italia non è ancora vietato chiedere giustizia e anzi non è affatto reato, tanto meno se la si richiede in modo civile e per giunta in uno spazio pubblico come uno stadio di calcio, dove oltretutto la proprietà dell’impianto è quasi sempre del Comune. La sentenza è stata quindi netta e chiara: quel Giustizia per Gabriele ostentato su sfondo tricolore va considerato come la manifestazione di un diritto individuale garantito dalla Costituzione, che all’articolo 19 tutela la libertà di pensiero e all’articolo 21 la preserva anche in forma scritta (come per striscioni, stendardi, pezze o bandiere). “Questo verdetto è una grande vittoria”, è il succinto commento dell’Avvocato Giovanni Adami, legale del ricorrente. La seconda sezione del TAR Toscana ha accolto in pieno il ricorso inoltrato dal tifoso reggino, giudicando illegittimo il DASPO inflittogli, condannando il Ministero dell’Interno al risarcimento di 2 mila euro.

 

2970849987_385503417d1.jpg

 

di Maurizio Martucci


dal blog del libro CUORI TIFOSI

 

 

 

 
GIRO DI CAMPO ALLO STADIO OLIMPICO PER GIORGIO SANDRI: E ORA LA TARGA! PDF Stampa E-mail
Scritto da Claudio   
Lunedì 10 Gennaio 2011 14:21

 

sandri-11.JPG

 

Giro di campo da brividi ieri pomeriggio allo Stadio Olimpico di Roma.

Ho accompagnato Giorgio Sandri a prendersi l’abbraccio ideale del Popolo di Gabriele: migliaia di persone in piedi, tutto lo stadio ad applaudirlo, tifosi laziali e leccesi. Commozione, cori, addirittura un papà che dalla curva ha sporto il proprio figlio per farlo abbracciare al papà di Gabbo.

Ho visto Giorgio commosso. Era accanto a me trepidante. Per tutto il male subito e la battaglia condotta con dignità e coraggio, quest’uomo meritava davvero questo tributo. Era il minimo, ma lui ci teneva a ripagare l’affetto ricevuto in questi 3 anni e l’ha fatto a modo suo: “L’ho fatto prima di Lazio-Lecce perché Gabriele avrebbe voluto così ma vorrei replicarlo in ogni stadio d’Italia, perché io dall’11 Novembre 2007 sono tifoso di tutti i tifosi d’Italia. Abbraccio il popolo di Gabriele. Voglio dar voce ai ragazzi degli stadi, a chi non viene mai ascoltato e invece merita rispetto. E ora aspetto…. la targa da affiggere nell’autogrill di Badia Al Pino. Per non dimenticare…

 

Maurizio Martucci

dal blog del libro CUORI TIFOSI - cuoritifosi.ormedilettura.com

 
“...in nome del Popolo di Gabriele!” PDF Stampa E-mail
Scritto da Claudio   
Giovedì 02 Dicembre 2010 19:11
 

“...in nome del Popolo di Gabriele!”

 

“In nome del Popolo italiano...” E’ iniziata così la lettura della sentenza presso la Corte d'Assise d'Appello di Firenze. Condanna per omicidio volontario con dolo eventuale per Luigi Spaccarotella, 9 anni e 4 mesi di reclusione, sciorinati su codici e articoli di legge scanditi uno dopo l’altro. In realtà il giudice avrebbe potuto aprire dicendo “... in nome del Popolo di Gabriele”. Già, perché in quel tribunale ha vinto anche la gente, ha vinto il Popolo di Gabriele. Il trionfo della verità sulla menzogna ha riaffermato il principio imprescindibile che la legge è uguale per tutti. Per 3 anni, senza soluzione di continuità, è stato l’unico obiettivo di quanti chiedevano GIUSTIZIA PER GABRIELE SANDRI. Non si trattava di perorare la causa di un anno in più o in meno e nemmeno di rallegrarsi (o dispiacersi) dei 9 anni e 4 mesi al posto dei 14 anni richiesti dalla Procura Generale. No, alla magistratura si chiedeva soltanto di ristabilire la corretta ricostruzione dei fatti, di esprimersi liberamente su un assassinio folle senza lasciare coni d’ombra, alibi o ambiguità d’interpretazione.

 

 

E alla fine ha vinto il Popolo di Gabriele, migliaia di ragazzi che negli stadi di calcio, in curva o in tribuna, per 3 anni hanno scandito a squarciagola lo slogan GIUSTIZIA PER GABRIELE.

 

Ha vinto il Popolo di Gabriele, quella massa critica di migliaia di cittadini che, con Giorgio e Cristiano, mi hanno ospitato in tantissime città e paesini d’Italia in un tour itinerante condotto dal basso, per la diffusione dei miei libri 11 NOVEMBRE 2007 e CUORI TIFOSI, testi scomodi perché maledettamente veri, sinceri e senza peli sulla lingua.

 

Ha vinto il Popolo di Gabriele, tutte quelle persone che in una notte d’estate del 2009 si riunirono in Piazza di Ponte Milvio e pochi giorni fa hanno replicato alla Bocca della Verità, sempre con fiaccole, torce e candele in mano, per chiedere silenziosamente VERITA' E GIUSTIZIA PER GABRIELE SANDRI.

 

Ha vinto il Popolo di Gabriele, quei 25.000 sottoscrittori della petizione popolare UNA FIRMA PER GABRIELE promossa dal COMITATO MAI Più 11 NOVEMBRE che, quando le istituzioni rilasceranno l'autorizzazione necessaria, si ritroveranno idealmente uniti nella stazione di Badia Al Pino Est per scoprire una targa che rappresenta molto di più di una semplice stele, un monumento IN RICORDO DI GABRIELE SANDRI, CITTADINO ITALIANO.

 

Ha vinto il Popolo di Gabriele, anche oltre frontiera, gente d'Europa come i ragazzi di Monaco di Baviera di ritorno dalla trasferta in Champions League a Roma, protagonisti di una commuovente cerimonia officiata sul luogo del delitto per non dimenticare.

 

Ha trionfato la giustizia italiana ma ha perso (ancora una volta!) la pietas umana di Luigi Spaccarotella, perché se è vero che purtroppo mamma Daniela e papà Giorgio non riavranno mai più loro figlio, è altrettanto vero che l’omicida anche in quest’occasione non è riuscito a trovare coraggio e parole per assumersi pubblicamente colpe e responsabilità.

 

Ma nel tribunale di Firenze, per l'ennesima volta, ha trionfato invece la dignità e la signorilità della famiglia Sandri. Giorgio, Daniela e Cristiano, volti sofferenti e scavati di persone vere che rimarranno scolpite nella storia nobile del nostro passato prossimo. Sempre composti, sempre misurati, mai con una parola fuori luogo, mai sopra le righe, in ogni momento rispettosi di istituzioni e buone maniere, nonostante tutto.

 

L'11 Novembre 2007 è stata strappata una giovane vita umana. Ma il 1 Dicembre 2010 quella stessa vita è riuscita a produrre una luce accecante, guida naturale per un'intera generazione di ragazzi che, tra le incognite quotidiane, può comunque cominciare a guardare al futuro con una piccola certezza in più: in Italia la giustizia è amministrata e condotta in nome e per conto del popolo italiano. Donne e uomini coraggiosi, il Popolo di Gabriele.

 

Abbattuto anche l’ultimo muro di gomma, da oggi Gabriele Sandri può finalmente riposare in pace.

 

Maurizio Martucci

 

 

 

 

A nome della mia famiglia, ringrazio di cuore tutto il Popolo di Gabriele. In particolare ringrazio tutte quelle migliaia di ragazzi di curva, gli ultras del calcio, che in ogni stadio d’Italia e d’Europa hanno condotto insieme a noi questa difficilissima battaglia di verità e giustizia. Alla fine ha prevalso il bene: adesso mio figlio ha avuto giustizia. Giustizia giusta. Grazie di cuore a tutti quei tifosi che, con maturità e alto senso civico, hanno accantonato campanilismo, inimicizie e rivalità di bandiera per unirsi in modo compatto e civile nel nome di Gabriele.  

Dovunque voi siate, vi abbraccio forte uno ad uno.

Vi voglio bene!

 

Giorgio Sandri

Ultimo aggiornamento ( Giovedì 02 Dicembre 2010 19:22 )
 
Il poliziotto killer rischia 21 ANNI PDF Stampa E-mail
Scritto da Claudio   
Lunedì 29 Novembre 2010 23:21
Ci siamo. A 3 anni dall’omicidio di Gabriele Sandri, Mercoledì 1 Dicembre si apre il processo di secondo grado

 

contro l’agente della Polizia di Stato Luigi Spaccarotella, sospeso dal servizio dopo la sentenza di primo grado che ad Arezzo l’ha condannato per omicidio colposo con colpa cosciente a 6 anni di carcere (ad oggi però il poliziotto non ha scontato nemmeno un giorno di galera e continua a percepire regolarmente lo stipendio, in parte decurtato).

 

Il nuovo processo, l’ultimo che entrerà nel merito del delitto dell’Autostrada del Sole prima dell’eventuale ricorso in Corte di Cassazione a Roma, si apre Mercoledì alle ore 9 in Corte d’Appello d’Assise a Firenze, in Via Cavour 57.

 

Costituitasi parte civile, la famiglia Sandri, insieme al Tribunale di Arezzo (giudice di primo grado) e alla Procura Generale della Toscana sono ricorse per il capo d’imputazione di omicidio volontario: rischia fino a 21 anni di carcere il poliziotto killer che l’11 Novembre 2007 sparò da una parte all’altra dell’A1, centrando al collo Gabbo mentre era a bordo di una macchina in movimento.

 

 

Queste le ricostruzioni dei cinque testimoni super partes, su cui accusa e Pubblico Ministero puntano per una sentenza diversa da quella del 14 Luglio 2009. Le testimonianze sono riprese dalle pagine del mio ultimo libro inchiesta CUORI TIFOSI, quando il calcio uccide. I morti dimenticati degli stadi italiani:

 

 

Emanuele Fagioni, 15 Novembre 2007

Vidi il poliziotto smettere di correre e impugnare la pistola con entrambe le mani a braccia tese in avanti, sempre rivolto verso l’area di servizio opposta alla nostra

 

Emanuele Fagioni, 27 Marzo 2009

“Si, allora, il poliziotto veniva verso di noi, verso di noi correndo e camminando velocemente e correndo. A un certo punto quando mi sono accorto che ci aveva la pistola in mano siamo andati sempre più in fretta dentro l’autogrill, ci siamo fermati nel pianerottolo dell’autogrill. Okay. A un certo punto gridava dall’altra parte ’scappano, scappano’ si è sentito lo sparo (…) Io ho visto che correva con la pistola sulla mani, okay? A un certo punto ad altezza d’uomo, all’altezza d’uomo, con la pistola ad altezza uomo.”

 

Fabio Rossini, 13 Novembre 2007

Ho visto l’agente dapprima correre con la pistola in pugno, quindi rallentare, posizionarsi con il braccio armato teso in modo perpendicolare all’asse del corpo, mi è sembrato seguisse l’andamento di un oggetto (…)

 

Fabio Rossini, 27 Marzo 2009

“L’altra cosa subito che mi è… perché era molto nitido, limpido ho visto correre questo poliziotto, quindi la cosa che mi ha colpito era chiaramente la divisa e questi stivali alti (…) correva, correva (…) mi è parso gridasse testualmente ’scappa, scappa’ (…) Si ferma, si risposta, si… come per dire se.. va beh, l’idea che mi viene non… tipo un poligono, non so, una cosa di questo tipo (…) puntava l’arma verso l’altra parte. Aveva una o entrambe le braccia tese? Tutte e due. Assolutamente si. Con entrambe le mani, si.”

 

Fabrizio Galilei, 27 Marzo 2009

“Io ho visto che il poliziotto iniziava a puntare la pistola, a quel punto mi sono impaurito e ho iniziato, diciamo, a correre (…) Ho visto il poliziotto che puntava la pistola verso… Quindi aveva il braccio teso? Si. Come appunto per puntare, per mirare? Braccio teso e armato, in sostanza? Si (…) Credo, puntare con la pistola insomma come si vede insomma con gambe divaricate e braccia perpendicolari al corpo. (…) Io corro verso, verso l’autogrill, salgo le scale e quando stavo proprio lì, diciamo sento, sento uno sparo, a quel punto ero dentro alla prima porta a vetri (…)”

 

Keiko Horikoshi, 27 Marzo 2009

“Dopo avere fatto colazione sono uscita a fumare una sigaretta. (…) Davanti al parcheggio, davanti al pullman, piazzale (…) si, nel piazzale. (…) Ho sentito uno sparo, ma non sapevo da dove e poi ho visto dei ragazzi correre dall’altra parte, ragazzi correre (…) verso le macchine parcheggiate. (…) Successivamente ho visto due poliziotti correvano da… dalla stazione di rifornimento un poliziotto andava sul bordo del piazzale e piazza… sul bordo mentre i ragazzi salivano sulla macchina e, poi, questo poliziotto puntava una pistola con entrambe le mani, protese e poi si è fermato… e poi sparato (…) E mi ricordo quando la macchina stava uscendo dal parcheggio e poliziotto aveva già una pistola e dopo che la macchina proseguiva la marcia e… dopo un po’ lui sparato, e quel momento la macchina era in movimento”

 

Anania Marisa Samanta, 13 Novembre 2007

Il poliziotto giunto alla fine del guardrail, dall’altezza di un cumulo di terra smosso dove un veicolo in movimento terra, ha disteso entrambe le braccia impugnando una pistola”.

 

Anania Marisa Samanta, 27 Marzo 2009

“(…) Poi vidi che comunque l’agente di Polizia inizio a correre anche lui, andò verso il guardrail (…) andò in direzione del guardrail (…) Poi niente, vedo che, appunto, si ferma lì, e dopo un po’ sento uno sparo. (…) L’ho sentito si, e… cioè ho visto che comunque si era posizionato lì come se volesse fare chissà che cosa, poi ho sentito lo sparo e quindi ho potuto immaginare. Poi il tutto…”

 

queste schiaccianti versioni, la difesa dell’agente punta invece alla conferma di una condanna mite o all’ulteriore riduzione della pena. Fuori dal tribunale fiorentino sono attesi amici di Gabriele, tifosi e cittadini comuni, tutti accomunati da un’unica richiesta, quella di giustizia giusta.

 

La sentenza, da quanto trapela dagli ambienti toscani, potrebbe arrivare in tempi brevi, addirittura anche nella stessa udienza del 1 Dicembre.

 

Infine Giorgio Sandri, padre della vittima che insieme a tutta la famiglia Sandri sarà presente in aula a Firenze, oggi ha rilasciato un’intervista ai telegiornali di Canale 5 e Rai 2: “Ad Arezzo, un anno e mezzo fa, ci hanno già privato di una giustizia vera. Una sentenza pavida ha graziato l’assassino di Gabriele. Oggi a Badia Al Pino ci negano anche la targa che il Popolo di Gabriele, forte di 25.000 firme, vorrebbe apporre sul luogo del delitto per non dimenticare. Mi auguro che da Firenze possa invece giungere una sentenza in controtendenza. L’Italia e i cittadini italiani non meritano un’ennesima sconfitta. Giustizia per mio figlio significa giustizia per tutta quella gente comune che vuol continuare a credere che la legge sia sempre uguale per tutti…

 

 


 

 

 
 
 
 
 
Maurizio Martucci
dal blog del libro CUORI TIFOSI - cuoritifosi.ormedilettura.com

 

 

 

 

Ultimo aggiornamento ( Giovedì 02 Dicembre 2010 18:51 )
 
Processo PDF Stampa E-mail
Scritto da Claudio   
Lunedì 29 Novembre 2010 19:51

MERCOLEDI' 1 DICEMBRE 2010 ORE 09:00

TRIBUNALE DI FIRENZE

 

Ultimo aggiornamento ( Lunedì 29 Novembre 2010 23:20 )
 
IN ATTESA DELL’AUTORIZZAZIONE UFFICIALE, SCOPERTA A BADIA AL PINO UNA TARGA…. tedesca! PDF Stampa E-mail
Scritto da Claudio   
Giovedì 25 Novembre 2010 23:33

Hanno fatto prima i tedeschi che le istituzioni italiane. In attesa del nulla osta definitivo di Autostrade per l’Italia SpA (tra imbarazzanti colpi di scena e nodi burocratici, la pratica è ancora ferma negli uffici del Comune di Civitella in Val di Chiana ed in quelli della Prefettura di Arezzo!) è spuntata un’inattesa targa per Gabriele Sandri nella stazione di Badia Al Pino Est. Scoperta con tanto di candele e di silenzioso minuto di raccoglimento, con gente religiosamente disposta in semicerchio, occhi lucidi e commossi, in un atto di vera e propria liturgia civile officiata a cielo aperto, per non dimenticare.

 

 

C’erano decine di tifosi del Bayern Monaco (in trasferta a Roma per la Champions League). Hanno affisso la targa nella notte del 24 Novembre. “Negare la targa a Gabriele è qualcosa di assolutamente disumano, è una vergogna”, dicono quelli del gruppo Schickeria, promotori dell’iniziativa. “La sua non è stata una morte accidentale. Gabriele è stato vittima di una violenza sproporzionata. Non abbiamo voluto accettare tutto questo. Con la nostra iniziativa abbiamo voluto rendere il nostro piccolo contributo affinché Gabriele potesse ricevere una targa e un ricordo degno della sua grave vicenda, e magari un po’ di attenzione in più per la sua storia di inaccettabile vergogna e violenza. Per questo abbiamo deciso di incidere una piccola targa commemorativa in metallo”. Tradotto nella nostra lingua, il culto del rispetto di un martire d’Europa d’età contemporanea.

Alla faccia delle nostre figure all’italiana. Alla faccia di chi, prima, ha volutamente ignorato

la civilissima richiesta di 25.000 firme di cittadini italiani e poi ha pensato di gettare in un

labirinto burocratichese una stele per Gabbo che ancora deve essere affissa.

 

 

 Adesso cosa succederà?

Qualcuno proverà a staccare la targa dei tifosi tedeschi?

Qualcun altro insorgerà? E perché mai?

Oppure arriveranno le autorizzazioni delle istituzioni italiane per poterne affiancare un’altra con scritto IN RICORDO DI GABRIELE SANDRI, CITTADINO ITALIANO?

 

O forse si dovrà cambiare la dicitura finale in “CITTADINO EUROPEO”? 

Più passano i giorni e più si capisce che questa vicenda sta assumendo sembianze grottesche e che la volontà di memoria sorpassa anche i nostri confini nazionali.  

Nella vita c’è sempre qualcosa da imparare. Soprattutto, come per quest’azione, se ad agire sono ragazzi animati da sani principi e che chiedono semplicemente il rispetto per un loro coetaneo a cui la vita è stata strappata. E non per volontà sua. 

Mai più 11 Novembre. Nie wieder 11. November 

Maurizio Martucci

dal blog del libro CUORI TIFOSI - cuoritifosi.ormedilettura.com

 

 

 
 

 

 

Ultimo aggiornamento ( Venerdì 26 Novembre 2010 11:18 )
 
IL POPOLO DI GABRIELE AVRA’ LA SUA TARGA A BADIA AL PINO EST PDF Stampa E-mail
Scritto da Claudio   
Mercoledì 24 Novembre 2010 15:49

 

 

Basta dire 11 Novembre 2007 per capire subito. Una data scolpita nella mente di milioni di persone. Una giornata che non potrà mai essere come le altre. Perché quella domenica successe qualcosa di straordinario, nel senso che in sole 24 ore si scavalcò ogni più elementare principio di convivenza democratica, libera e trasparente. L’Italia precipitò in un abisso senza via d’uscita, mostrando al mondo intero fallibilità e vulnerabilità di uno Stato impacciato, vittima delle sue stesse complicità interne, omissioni e depistaggi che per un giorno intero misero a repentaglio la sicurezza nazionale di un sistema fragile e goffo.

Tutto iniziò con un gesto folle, per colpa di un atto allucinante compiuto deliberatamente alle ore 9:18 del mattino sull’Autostrada del Sole, cuore appenninico d’Italia, Stazione di servizio Badia Al Pino Est, poco prima del casello di Arezzo, alla luce del sole. Luigi Spaccarotella, agente scelto della Polstrada di Battifolle, come un cecchino si apposta sul lato più estremo della stazione di Badia Al Pino Ovest, dall’altra parte della carreggiata. Pistola d’ordinanza sfoderata dalla fondina e già fumante per un colpo precedentemente esploso in aria. Stavolta però Spaccarotella impugna l’arma con entrambe le mani, braccia parallele all’asfalto, “sembrava stesse al poligono di tiro” riferirà un testimone oculare nell’interrogatorio. Spaccarotella attende al varco il transito di un auto con a bordo cinque ragazzi, che non sa neppure essere tifosi laziali diretti a Milano per Inter-Lazio. L’aspetta nel punto simmetricamente più vicino, parallelo in linea d’aria, quando non c’è nessuna rissa da fermare né nulla da dirimere o contenere. Avrebbe potuto prendere carta e penna, annotare il numero di targa, avvertendo via radio i casellanti sulle vie d’uscita. Ma invece l’aspetta al varco per “reagire, dimostrando che il suo non era un bluff, che faceva sul serio – scriverà il giudice di primo grado – e che l’arma era anche in grado e capace di usarla”. Come per rivincita, come nei film ambientati nel far west, come per un’istintiva rivalsa in risposta allo smacco sferrato dagli occupanti di quella macchina che non si era fermata all’intimazione dell’alt, Spaccarotella spara, gli spara addosso un proiettile camiciato, rivestito di una potenza maggiore rispetto ad una pallottola normale. Quel colpo di pistola attraversa tutta l’autostrada, invadendo sei corsie di entrambi i sensi di marcia, schivando auto in transito, sfondando con un forellino il finestrino dell’abitacolo in movimento, uccidendo a brucia pelo un povero ragazzo senza colpa. Inerme, Gabriele Sandri, 26 anni, muore così. Senza nemmeno rendersene conto, senza nemmeno proferire una parole, esanime sul sedile posteriore tra due amici, in una pozza di sangue. Gabriele muore in un attimo.


DEPISTAGGIO MEDIATICO

“Violenza ultrà: un tifoso laziale è stato ucciso da un tifoso juventino che gli ha sparato in autogrill”. Il primo tam-tam sintetizza così la notizia, distorcendola nel passaparola popolare. Colpa un’informazione assuefatta, stereotipata, facilona e avventata che non riesce nemmeno a verificare fonte e attendibilità dell’accaduto. Il caos mediatico è senza precedenti: per agenzie di stampa, televisioni, radio e giornali, Gabbo è vittima del male del calcio e va annoverato nella lista nera tracciata dai martiri dell’Heysel, da Spagnolo, Fonghessi, Filippini, Ercolano e Paparelli. Una realtà infernale sostituisce la realtà reale. La crisi viene gestita da una comunicazione pressappochista e provinciale, intollerabile per uno Stato moderno: a nove ore dall’omicidio, quando la dinamica dei fatti era chiara e priva di coni d’ombra (lo testimonieranno le intercettazione audio dei soccorritori!), l’ex Questore d’Arezzo Giacobbe tiene una conferenza stampa a dir poco imbarazzante.

Davanti a decine di telecamere e giornalisti impossibilitati alle domande, in Questura si sostiene la tesi dei colpi esplosi in aria da un agente che ha sempre operato bene. L’ex Ministro Amato fa il paio dichiarando che “se Sandri fosse andato a prendersi un caffè al bar con gli amici, non sarebbe successo nulla”. Poi però, molti mesi dopo, Giacobbe metabolizzerà queste parole come una macchia nella sua carriera, mentre Amato scriverà di suo pugno una lettera di scuse alla famiglia Sandri. Ma nei meandri dei conflitti sociali e tra i nervi scoperti della società civile, il dado di ribellione ormai è tratto. Gli assalti alle caserme di Roma terminati solo a notte fonda, uniti agli incidenti negli stadi di Bergamo e Taranto, fanno di questa Bloody Sunday una giornata tra le più buie della recente storia italiana.

 NEL NOME DI GABRIELE

 

Per far emergere la verità è necessario un’enorme sforzo da parte della famiglia Sandri, con papà Giorgio e Cristiano che a pochi giorni dal delitto convocano una conferenza stampa di contro-informazione. La Capitale celebra il funerale di Gabbo con il lutto cittadino ordinato dall’ex Sindaco Veltroni, mentre migliaia di persone, in larga rappresentanza ragazzi provenienti dalle curve di ogni parte d’Italia, accompagnano il feretro della vittima in un lungo e commosso abbraccio ideale: “Gabriele uno di noi!” Da quel momento qualcosa cambia. Da quel giorno gli stadi non saranno più gli stessi. Basta inimicizie, basta barriere. Basti steccati, rancori e odi del passato. “Siamo tutti Gabriele Sandri”. Nel derby romano del Marzo 2008 Giorgio Sandri entra nella romanista Curva Sud, sciarpa biancoceleste al collo. Quel Lazio-Roma finisce senza incidenti, senza striscioni anti, senza che nessuno insulti l’altro. Un fatto inusuale dalla fine degli anni ‘60. Il giorno prima del ventisettesimo compleanno mai festeggiato da Gabbo, il 22 Settembre 2008 esce il mio libro verità, presentato in Campidoglio a Roma davanti a decine di telecamere e cronisti incuriositi, alla ricerca di scoop sensazionalisti: “11 Novembre 2007, l’uccisione di Gabriele Sandri una giornata buia della Repubblica”.

Ma non ci sono estetismi pruriginosi da raccontare. Questo titolo contribuisce ad abbattere un muro di silenzio. Senza peli sulla lingua, questo libro dichiara come realmente sono andati i fatti in quella maledetta domenica di morte. Questo libro crea un’importante crepa nel muro di gomma, che piano piano comincia a vacillare, crollando sotto i colpi della verità. Se la comunicazione di massa spegne i riflettori calando il silenzio sulla vicenda, questo libro squarcia un velo di luce, fornendo elementi oggettivi e incontrovertibili, riposizionando informazione e uso pubblico della storia, perché Gabriele non può passare per vittima sacrificale di un sistema ingiusto. Glielo si deve perché è giusto, glielo si deve perché bisogna credere nella giustizia terrena, anche a costo di invocarla, forsennatamente. Milano, Bari, Biella, Bergamo, Lecce, Reggio Calabria, Frosinone, Padova, Perugia, Catania, Cagliari. Oltre 50 tappe per un tour della verità che non è mai stato la sola presentazione di un saggio di letteratura o narrativa, ma la possibilità concreta per Cristiano e Giorgio Sandri di dialogare con il Popolo di Gabriele, entrando in contatto con quella massa critica che con spirito di abnegazione sposa la causa del cittadino onesto. La sera del 24 Giugno 2009, in Piazza di Ponte Milvio a Roma, migliaia di persone provenienti da ogni dove si danno appuntamento sotto l’immagine di Gabriele, appesa sulla torretta dello storico ponte reso famoso al cinema per i lucchetti degli innamorati: c’è anche Amnesty International a riaffermare i diritti inviolabili dell’uomo. Lo slogan diventa “Gabriele vittima del sistema!” Tra le fiaccole che illuminano a giorno la notte romana, si capisce che la battaglia di giustizia per Gabbo è una lotta dura ma d’amore sincero, per gente leale e coraggiosa. Ragazzi, anziani, uomini e donne, madri e padri che capiscono che, in fondo, a bordo di quella macchina sull’A1 avrebbe potuto starci chiunque, loro o i loro figli, loro o i loro nipoti. Gente che non accetta passivamente che nel terzo millennio si possa morire in questo modo orribile.

Tutti si uniscono nel ricordo per non dimenticare, perché la vita spezzata del giovane Dj romano resti monito per il futuro. Una dopo l’altra, ogni tappa diventa un’emozione indimenticabile, ogni appuntamento un brivido di passione, energia positiva allo stato puro: forse le 15.000 persone incontrate a Bergamo nell’estate 2010 nella Festa della Dea sono l’espressione più maestosa religiosamente in silenzio della coscienza popolare riunitasi nel nome di Gabbo. “Non so se quella domenica del 2007 avete fatto bene o male a fare quello che avete fatto – dice visibilmente commosso dal palco Giorgio Sandri, memore della sospensione di Atalanta-Milan per motivi di ordine pubblico – Ma so che l’avete fatto con il cuore. E le cose fatte col cuore vanno al di là del bene e del male. E oggi io sono qui col vostro stesso cuore”.

 

 

COMITATO MAI PIU’ 11 NOVEMBRE

 

Sciarpe, messaggi, fiori, adesivi, scritte, bandiere. Di ogni colore, di tutte le curve. Il patrimonio umano di un composto e silenzioso pellegrinaggio di tifosi e cittadini che ininterrottamente si ritrovano a Badia Al Pino, dal 2007 ad oggi, in una lunga catena umana di solidarietà senza precedenti. “Io in quell’autogrill mi ci fermo per riflettere e piangere”, dice qualcuno. Tutto quel cuore è stato però incredibilmente tolto, senza una motivo plausibile. Non ci sono più sciarpe, messaggi, non c’è più nemmeno un fiore. Niente di niente. Forse li ha levati chi preferisce mettersi dietro le spalle questa storia assurda. Forse li nasconde chi finge che non sia mai successo nulla. Da una volontà a-politica, a-calcistica e trasversale, nasce il Comitato Mai Più 11 Novembre con l’obiettivo di lanciare l’iniziativa “Una firma per Gabriele”, per mettere una targa sul luogo del delitto. “Qualcuno fa finta di niente, credendo che la cronaca non debba scalfirlo, soprattutto se un efferato delitto l’ha compiuto un individuo preposto ad evitarlo - dice il comunicato del comitato promotore - L’indifferenza lambisce l’apatia, mettendo a repentaglio il futuro della collettività, col rischio che per complicità possano riaffiorare gli errori del passato. E che la tragedia che ieri ha strappato agli affetti un ragazzo, domani possa rigenerarsi a danno di un altro uomo. Non si può far finta di niente. Non si può dimenticare. E c’è solo un modo per farlo: ricordare, preservando la memoria con dignità e solidarietà, senza alimentare inutili strumentalizzazioni, scevri da condizionamenti, animati da senso civico e sete di verità e giustizia. Perché al posto di Gabriele poteva esserci chiunque, nessuno escluso: noi, nostra madre, nostro padre, nostro fratello, nostra sorella, un amico, un conoscente o anche un’altra persona a noi sconosciuta. La petizione popolare ‘Una firma per Gabriele’ è una condivisione partecipata e libera. Ecco perché l’idea di una targa con poche parole, contenute in poche righe, semplici ma significative, dove ognuno può ritrovare quegli oggetti materialmente rimossi, ma eternamente presenti proprio perché spontanei e sinceri: ‘Nel ricordo di Gabriele Sandri, cittadino italiano’. Un gesto simbolico, un atto d’amore. Altruismo allo stato puro.” Tanti ragazzi di curva aderiscono al comitato. Banchetti di raccolta firme sono allestiti negli stadi in cui giocano Parma, Padova, Brescia, Inter, Lazio e Roma. E poi in tantissime altre città, da Verona a Genova, da Cremona e Cava dè Tirreni, da Palombara Sabina a Spezzano Albanese, tra le vie di paesini e i centri di comuni del nord e sud Italia. Tutti uniti, tutti nel nome di Gabriele. Oltre 25.000 sottoscrizioni raccolte con onore, molte prese anche con internet.

 

Il nodo burocratico sembra al capolinea. La posa della targa è prevista per questa settimana, poco dopo il terzo anniversario dell’11 Novembre, a ridosso della ripresa del procedimento penale a carico dell’omicida. Intanto striscioni-targa sono già stati esposti a Parma e Firenze, sempre la stessa frase: NEL RICORDO DI GABRIELE SANDRI, CITTADINO ITALIANO.

 

 

 

FIREZE 1° DICEMBRE, GIUSTIZIA PER GABBO

 

Il processo di primo grado si è concluso il 14 Luglio 2009. Condanna per omicidio colposo con colpa cosciente per l’agente Luigi Spaccarotella che, nonostante i 6 anni inflitti dal Tribunale di Arezzo a fronte dei 14 richiesti dal Pubblico Ministero, finora non ha scontato nemmeno un giorno di carcere, restando in pieno servizio sino alla sentenza, senza il coraggio di guardare negli occhi mamma Daniela, straziata da dolore, per chiedergli umilmente perdono per quel vile gesto omicida. L’affievolimento della pena e la derubricazione dell’originario capo d’imputazione di omicidio volontario, fanno di Gabriele Sandri un vero e proprio martire dell’età contemporanea, contornando la sua vicenda di un alone misterioso, tipicamente all’italiana. Il prossimo 1° Dicembre si celebrerà a Firenze il processo d’appello, l’ultimo che potrà entrare nel merito prima dell’esito di legittimità della cassazione: “Avremo fiducia nella giustizia solo quando vedremo che verrà fatta giustizia”, afferma la famiglia Sandri. “Nessuno sconto per Spaccarotella”, rispondono i ragazzi di curva. Vedremo se questa volta la magistratura affermerà l’elementare principio di garanzia del diritto e certezza della pena. Vedremo se questa volta potranno bastare le testimonianze schiaccianti dei cinque testi super partes. Vedremo se a Firenze saranno sufficienti le perizie balistico-chimiche e le relazioni tecniche dei periti che non lasciano margine all’equivoco. Spaccarotella ha ucciso Gabriele con un colpo di pistola sparato a sangue freddo, contravvenendo a qualsiasi regola d’ingaggio, infrangendo il codice penale, disonorando la divisa. Vedremo se almeno stavolta in Italia si potrà affermare il principio che “la legge è uguale per tutti”. Vedremo se ancora una volta ci sarà una giustizia per Cittadini di Serie A e una giustizia per Cittadini di Serie B. Se qualcuno ancora non l’avesse capito, da Firenze non passa un campionato di calcio con retrocessione o scudetto, ma un cardine imprescindibile per la vita libera di ognuno di noi. Staremo a vedere.

 

Firenze chiama, Italia risponde: giustizia per Gabriele!

 

Maurizio Martucci

Ultimo aggiornamento ( Mercoledì 24 Novembre 2010 16:20 )
 
Il Futuro della Memoria PDF Stampa E-mail
Scritto da Claudio   
Domenica 21 Novembre 2010 20:36
Ultimo aggiornamento ( Lunedì 22 Novembre 2010 17:25 )
 
La legge è uguale x tutti PDF Stampa E-mail
Scritto da claudio123   
Giovedì 18 Novembre 2010 16:17

 

 
 1 DICEMBRE 2010

PRETENDIAMO GIUSTIZIA

 

 

LA LEGGE E' UGUALE PER TUTTI  

 
 
 
 
 
La legge è uguale x tutti PDF Stampa E-mail
Scritto da claudio123   
Giovedì 18 Novembre 2010 16:17

 1 DICEMBRE 2010 PRETENDIAMO GIUSTIZIA

 

         LA LEGGE E' UGUALE PER TUTTI  

 

 
 
 
Ultimo aggiornamento ( Giovedì 18 Novembre 2010 16:26 )
 
il messaggio culturale di ‘CUORI TIFOSI’ può fare tanto… PDF Stampa E-mail
Martedì 16 Novembre 2010 14:32

LE MANI DELLA BUROCRAZIA BLOCCANO ANCORA LA TARGA PER GABBO…
 
Stiamo ancora spettando l’ok definitivo per poter apporre la targa in memoria di Gabriele Sandri nell’autogrill della morte sull’Autostrada del Sole. Venerdì scorso, nella mia rubrica radiofonica FUORIGIOCO F.C. condotta con Giorgio Sandri, è intervenuto in diretta il Sindaco di Civitella in Val di Chiana Massimiliano Dindalini il quale, oltre a mostrarsi onorato di poter inaugurare presto la stele, ha però chiarito che la situazione sta vivendo una nuova fase di stallo burocratico.
CLICCA IN ALTO SU ‘ECCO LA PROVA’ E ASCOLTA AUDIO DELL’INTERVISTA!
In pratica, Autostrade Spa ha delegato il tutto al sindaco di un piccolo paesino (!!!). Servono però nuove carte: ma quante ancora? Stamattina nuovi colloqui. Non si molla, anzi! La stessa Renata Polverini (Presidente della Regione Lazio, in queste ore all’estero), ha comunque rinnovato il suo impegno diretto per giungere ad una serena conclusione nel più breve arco di tempo possibile. Il Popolo di Gabriele e i 25.000 firmatari restano in attesa…

STRISCIONE-TARGA A FIRENZE, IN ATTESA DELL’OK DEFINITIVO PER BADIA AL PINO…
 
Intanto a Firenze c’è chi la sua targa l’ha comunque già affissa: sono stati i ragazzi del Parterre della Fiesole, che prima di FIORENTINA-CESENA hanno scoperto uno striscione con la stessa frase che sarà riprodotta sulla targa di Badia Al Pino. Attenzione: lo striscione aveva una firma, quella di Lorenzo de Silvestri, amico di Gabbo che anche dopo 3 anni non l’ha dimenticato. Dalla provincia romana infine l’iniziativa dei giovani del Blocco Studentesco: intitolare una strada dei comuni sul Lago di Bracciano alla memoria di Gabriele Sandri. In questo fine settimana, per lui anche striscioni a Bari, oltre quelli già issati a Lecce, Roma, Parma, Genova.
DE SILVESTRI SCRIVE LO STRISCIONE-TARGA PER GABRIELE SANDRI
Eccolo, Lorenzo De Silvestri, difensore viola e della nazionale, mentre pittura di suo pugno lo striscione-targa per Gabbo. Il passaparola tra i tifosi fiorentini è stato unanime: “Da brividi, Lorenzo mentre scriveva aveva le lacrime agli occhi…“

UDINE E TRIESTE, PER NON DIMENTICARE…
Week-end molto intenso. Due presentazioni di CUORI TIFOSI ravvicinate. Grande partecipazione di pubblico. E poi l’eco della stampa (Il Piccolo ha dedicato un’intera pagina) e delle TV locali (Rai 3 e Tele 4). Udine e Trieste sono stati due momenti altamente significativi, se non fosse che nel capoluogo giuliano con me c’erano anche Cristiano Sandri (fratello di Gabbo, tifoso laziale ucciso nel 2007 da un poliziotto) e Renata Furlan (mamma di Stefano, tifoso triestino ucciso nel 1984 da un poliziotto), in una sala gremita all’inverosimile. A Trieste tanta gente, venuta apposta anche da Udine, Piacenza, Parigi, Venezia, Verona, Padova e Bergamo (ricordato pure Celestino Colombi). Anche un delegato dell’U.S. Triestina calcio, che ha regalato alle famiglie delle vittime le maglie rosse dell’Unione con scritto STEFANO e GABRIELE. “Farò leggere CUORI TIFOSI ai giocatori alabardati“, ha detto il dirigente del club. Un segnale molto importante: la cultura di CUORI TIFOSI può fare molto, sul campo e fuori dal campo, tra i tifosi e nelle istituzioni…

 

ARTICOLO DEL QUOTIDIANO IL PICCOLO DI TRIESTE
Da Udine, ma anche da Padova, Bergamo, Piacenza e Verona. Sono arrivati in più di 200 da mezza Italia per dimostrare, anche a chi guarda da sempre con sospetto al mondo delle curve, di quale solidarietà è capace il popolo ultras. Un popolo che, ieri mattina, si è dato appuntamento a Trieste per abbracciare ancora una volta la signora Renata, la mamma di Stefano Furlan, e stringere la mano a Cristiano Sandri, il fratello di Gabriele, il tifoso laziale freddato tre anni fa da un colpo di pistola esploso da un agente della Polstrada.
L’occasione è stata la presentazione di ”Cuori Tifosi”, il libro-inchiesta in cui il giornalista romano Maurizio Martucci ripercorre con dovizia di particolari la lunga sequenza di morti da stadio. Morti come quella di Stefano e Gabriele, appunto, ma anche di Celestino Colombi, travolto da una carica della Celere durante un Atalanta-Roma del ’93, o di Maurizio Alberti, stroncato da un arresto cardiaco nel ’99 mentre in campo il suo Pisa giocava con lo Spezia. Vite spezzate che spesso hanno finito anche per essere mistificate, banalizzate e dimenticate. «La tentazione da parte di molti - ha spiegato Cristiano Sandri - è liquidare il caso dicendo ”ma tanto quello morto era un ultras, uno violento, uno che aveva le pietre in tasca”. L’hanno detto anche di mio fratello, che pure quella mattina dell’11 novembre indossava dei jeans così stretti da non poterci mettere dentro nemmeno un portafogli piatto. Si è cercato di far passare la vittima per carnefice, tacendo sulle responsabilità dell’omicida (l’agente Luigi Spaccarotella, riconosciuto colpevole in primo grado di omicidio colposo aggravato ndr) e considerando quasi il tifoso come un soggetto con meno diritti, una persona a cui, tutto sommato, non spetta una giustizia giusta».
Contro questo muro di gomma il popolo ultras alza da sempre la voce, tenendo acceso alla propria maniera - rumorosamente anche, se necessario -, il ricordo di chi non c’è più. L’ha fatto anche ieri, stipando all’inverosimile la stanzetta della libreria Minerva che ospitava la presentazione, e costringendo decine di ragazzi a rimanere in strada. «Se siamo qui è per non dimenticare Stefano, Gabriele e i ragazzi come loro - è stato il messaggio ribadito a più voci -. Per far sapere a Renata, Cristiano e a tutte le altre famiglie che noi il ricordo lo terremo sempre acceso».
Parole accompagnate da continui applausi e abbracci alla mamma di Furlan, rimasta in silenzio per tutto l’incontro a cui ha partecipato anche lo storico avvocato degli ultras Giovanni Adami. «Di salute sto bene - si è limitata a dire a chi, prima di iniziare, le rivolgeva un saluto -. Ma da quel giorno di 26 anni fa (il 1° marzo 1984 ndr) la mia vita è completamente vuota».
La vicinanza di decine di tifosi non riuscirà certo a rimarginare quella ferita. Come non ci riuscirà il libro di Martucci che però, almeno, punta contribuire facendo piena luce su tante storie. «Perché nessuno cerca vendetta, ma solo giustizia - ha chiarito l’autore -. Questo libro infatti non è un atto d’accusa, ma un tentativo di riportare la verità. Un libro scritto non per gli ultras, ma per gli ”altri”, a partire dalle istituzioni». (m.r. - da il Piccolo di Trieste)
NUOVA TAPPA
 
Prosegue il tour delle presentazioni di CUORI TIFOSI. Giovedì si replica a Perugia. Ma di questa tappa ne darò notizia nei prossimi giorni. Così come di altri prossimi eventi.
 
Maurizio Martucci
(dal blog del libro CUORI TIFOSI – cuoritifosi.ormedilettura.com )

 

 

 

 

 

Ultimo aggiornamento ( Martedì 16 Novembre 2010 14:56 )
 
Una via x Gabriele PDF Stampa E-mail
Scritto da claudio123   
Sabato 13 Novembre 2010 19:50
 
"Il 5 novembre scorso - afferma Guglielmo Pannullo, resposabile di Cpi Bracciano, - abbiamo presentato la richiesta di intitolare una via o una piazza a Gabriele Sandri, il tifoso ucciso da un agente di polizia l'11 novembre 2007 mentre dormiva in macchina, al sindaco del comune di Bracciano. A tre anni dalla sua morte, sarebbe un atto di giustizia nei suoi confronti se il comune accettasse la proposta di intitolargli una via o una piazza''.''Inoltre - conclude Pannullo, - abbiamo presentato stamattina la stessa richiesta anche al comune di Anguillara e di Trevignano, affinchè in ogni paese del lago sia presente una via o una piazza che ricordi l'omicidio commesso quel pomeriggio di tre anni fa".

 

Ultimo aggiornamento ( Sabato 13 Novembre 2010 19:53 )
 
TARGA BADIA al PINO: AGGIORNAMENTI - CUORI TIFOSI A UDINE E TRIESTE PDF Stampa E-mail
Venerdì 12 Novembre 2010 13:56

11 Novembre, Gabriele Sandri, il giorno dopo.

Ieri sera a Roma, nella chiesa del quartiere della vittima, nel terzo anniversario del delitto s’è svolta la messa in suffragio del giovane Dj: dopo le 300 fiaccole accese mercoledì alla Bocca della Verità, almeno 1.000 persone si sono strette intorno a mamma Daniela e papà Giorgio, genitori che, insieme all’altro figlio Cristiano, non si danno più pace per quanto accaduto quella domenica mattina di 3 anni fa sull’Autostrada del Sole. E sempre ieri sera papà Sandri è stato ospite negli studi televisivi di SPORT ITALIA, una presa diretta di mezz’ora in cui è riemerso l’intento di quest’uomo mai domo, sempre alla ricerca di verità e giustizia: “La
nostra vicenda è stata strumentalizzata, sin dal primo momento. Non c’entra il calcio e nemmeno la violenza del calcio. Non chiediamo vendetta ma giustizia e che Spaccarotella possa essere giudicato per il reato compito. Senza alibi!” Stamattina si replica su RAI 1.

TARGA A BADIA AL PINO

Dopo bufera e impasse burocratico degli ultimi giorni, non si placano le polemiche intorno alla mancata autorizzazione per l’affissione della targa commemorativa nella stazione di servizio di Badia Al Pino Est sull’A1. Con l’intervento di politici e istituzioni (su tutti il Presidente della Regione Lazio Renata Polverini) la situazione sembra avviarsi verso una sensata via d’uscita.

Oggi sulle frequenze di Radio Radio (FM 104.5 a Roma, www.radioradio.it – SKY 860, ROMAUNO TV digitale) dalle 16:30 alle 17:30 insieme a Giorgio Sandri tornerò a parlare della vicenda-targa nella consueta rubrica
settimanale di FUORIGIOCO FOOTBALL CLUB, TUTTO QUELLO CHE GLI ALTRI NON DICONO. Importanti novità e aggiornamenti sull’iniziativa promossa con 25.000 firme dal Comitato Mai Più 11 Novembre.

Intanto da Firenze, città dove il 1° Dicembre si celebrerà il processo in corte d’appello contro l’agente Spaccarotella, giunge un’originale proposta che col passare delle ore sembra prendere piede anche in molte altre curve italiane. Per l’anticipo Fiorentina-Cesena di sabato sera, il gruppo del Parterre della Fiesole vuol riprodurre uno striscione fac-simile della targa ancora non affissa a Badia Al Pino. Lo slogan che monta su
internet è UNO STRISCIONE TARGA IN OGNI CURVA, in attesa di quella vera.  

SCRITTE ANTI-SPACCAROTELLA A BOLOGNA: LA DIFESA DEI GIOVANI FERMATI

La cronaca di Bologna parla invece di 3 giovani fermati e denunciati per imbrattamento sui muri della città: con bombolette spray stavano vergando scritte per l’omicida di Gabriele. “Spaccarotella 30 anni in cella, giustizia per Gabriele”. Parte della stampa ha cavalcato la notizia, ripresa anche da alcuni siti internet: “Scritte contro Spaccarotella, denunciati estremisti di destra!” Pronta la replica dei fermati, che invece precisano: “Impariamo con stupore che il giorno seguente questo episodio è giunto nelle redazioni di alcuni quotidiani
bolognesi e nazionali che hanno messo volontariamente in risalto la nostra appartenenza ad una certa area politica,  tralasciando nettamente il vero movente per la quale abbiamo compiuto quel gesto, cioè quello di chiedere ancora una volta, dopo tre lunghi anni, GIUSTIZIA per un ragazzo e per un libero cittadino ucciso da un uomo che aveva il compito di garantire l’incolumità delle persone. Ci teniamo a precisare che quest’azione l’abbiamo compiuta senza alcuna motivazione politica, dichiarandoci inoltre non appartenenti ad alcuna tifoseria organizzata! Non era nostra più assoluta intenzione associare il nome di Gabriele ad associazioni ed a pensieri politici di qualsiasi fattura e colore!”

‘CUORI TIFOSI’: SABATO PRESENTAZIONE A UDINE, DOMENICA A TRIESTE CON LE FAMIGLIE FURLAN E SANDRI

Prossimi appuntamenti pubblici. Altre due importanti tappe per la presentazione del mio ultimo libro CUORI TIFOSI, QUANDO IL CALCIO UCCIDE: I MORTI DIMENTICATI DEGLI STADI ITALIANI (Sperling&Kupfer). Sabato sera ad Udine e domenica mattina a Trieste, dove con me ci saranno anche Giorgio e Cristiano Sandri, insieme alla signora Renata Furlan, mamma di Stefano, morto nel 1984 in seguito alle ferite procurate dalle
manganellate di un tutore dell’ordine nel post derby Triestina-Udinese.

Maurizio Martucci

(dal blog del libro CUORI TIFOSI – cuoritifosi.ormedilettura.com)
Ultimo aggiornamento ( Martedì 16 Novembre 2010 14:59 )
 
... UNO STRISCIONE-TARGA IN OGNI STADIO D'ITALIA! PDF Stampa E-mail
Scritto da claudio123   
Giovedì 11 Novembre 2010 16:07

La proposta arriva dal Parterre, tifosi della Fiorentina (a Firenze il 1° Dicembre si 
celebrerà il processo d'appello del delitto Sandri). Mentre L'ok definitivo per la posa della targa a Badia Al Pino Est deve ancora arrivare, per FIORENTINA-CESENA la curva dello Stadio Artemio Franchi  porterà la gigantografia di una targa fac-simile.
La notizia è rimbalzata su internet, dove è partito il tam-tam: altre curve italiane, nella prossima giornata di campionato, vogliono esporre la loro targa per Gabbo, tutti con la stessa frase, in attesa di deporre quella vera sull'Autostrada del Sole.
 
 
NEL RICORDO DI GABRIELE SANDRI, 
CITTADINO ITALIANO. Comitato Mai Più 11 Novembre.
 
 
 
11 - 11 - 2007                                 11 - 11 - 2010
 
 

 GABRIELE SANDRI

CITTADINO ITALIANO 

Ultimo aggiornamento ( Giovedì 11 Novembre 2010 16:19 )
 
OGGI STRINGIAMOCI NEL RICORDO DI GABRIELE, 3 ANNI DOPO… PDF Stampa E-mail
Scritto da claudio123   
Giovedì 11 Novembre 2010 10:29

                                                
AUTOSTRADE IN RETROMARCIA. MA OGGI STRINGIAMOCI NEL RICORDO DI GABRIELE, 3 ANNI DOPO… 

                                                
 

                                                

                                                
Ancora un altro 11 Novembre, 

                                                
ancora nel nome di Gabriele Sandri. 

                                                
in tanti lo ricordano e oggi continueranno 

                                                
a farlo.

                                                
Per lui, ieri striscioni negli stadi di calcio. 

                                                
Nella Genova rossoblù come 

                                                
a Cesena, stessa scritta: 

                                                
GIUSTIZIA PER GABRIELE. 

                                                
Ma soprattutto ieri sera c’è stata una silenziosa 

                                                
fiaccolata a Roma, davanti alla Bocca 

                                                
della Verità, un luogo altamente simbolico. 

                                                
Centinaia di cittadini con una candela in mano e lo sguardo rivolto verso il cielo: “Quella mano assassina e armata che ha ucciso 

                                                
mio figlio – ha detto Giorgio Sandri – oggi dovrebbe stare dentro la Bocca della Verità e raccontare, dopo 3 anni di bugie e menzogne,

                                                
 la verità di come me l’ha ucciso…

                                                
” C’erano le immagini sorridenti di Gabbo appese su una ringhiera, c’era lo striscione del Comitato Mai Più 11 Novembre, 

                                                
promotore di un’iniziativa durata due mesi. Ieri sera in piazza c’erano simbolicamente 25.000 persone, il Popolo di Gabriele,

                                                
Stesso giorno, tre anni dopo.
 
 i firmatari della petizione popolare per la targa a Badia Al Pino Est, rappresentato da quelle fiammelle di libertà che nessuno 

                                                
potrà spegnere. Nemmeno un divieto assurdo che ha scosso palinsesti televisivi e redazioni di giornale. 

                                                
Oggi ne scrivono e parlano in molti…

                                                

 

 AUTOSTRADE IN RETROMARCIA, MA I VERTICI SI LEGGANO ‘CUORI TIFOSI’…

Dopo un tira e molla vertiginoso, l’insurrezione dell’opinione pubblica e della famiglia Sandri, ieri è stato il turno di istituzioni e politica. Nella Commissione Sport della Camera dei Deputati, l’On. Paola Frassinetti (PDL), insieme ad altri 9 cofirmatari, si è fatta promotrice di una risoluzione che “impegna il Governo a mettere in atto un tavolo di confronto fra le parti al fine di assicurare l’affissione della targa commemorativa”.
 
Con Giorgio Sandri, in rappresentanza del comitato promotore e delle 25.000 firme raccolte, ieri siamo stati ricevuti dall’On. Renata Polverini, Presidente della Regione Lazio. Polverini si è attivata in prima persona per sciogliere il nodo burocratico. “Sono fiduciosa, a breve si potrà mettere la targa per Gabriele, un simbolo per migliaia di giovani, per l’intero mondo delle tifoserie e non solo. Ma adesso la palla passa alle autorità territoriali, ovvero il sindaco del luogo e il Vice Prefetto Vicario di Arezzo.” E sempre ieri dall’interrogazione parlamentare dell’On. Walter Verini (PD) si è appreso che il “Sindaco di Civitella in Val di Chiana si dichiara onorato di poter concedere il nulla osta alla posa della targa”. Ma perché?
 
Semplice. Dopo la bufera, Autostrade per l’Italia SpA ha fatto marcia indietro, trovando la via d’uscita. “Per rispetto alla famiglia Sandri – ha spiegato in un comunicato stampa l’Amministratore Delegato Giovanni Castellucci – e con la speranza che il ricordo di Gabriele possa rappresentare un monito affinché simili tragedie non possano ripetersi in futuro, Autostrade per l’Italia ha già interessato la Prefettura di Arezzo e il Comune di Civitella in Val di Chiana, ai quali la famiglia Sandri, che ho personalmente informato in queste ore, deve far pervenire la richiesta di autorizzazione”.
Ma anche qui c’è un però. E non di poco conto. Basta leggere attentamente tra le righe della nota ufficiale diramata da Autostrade SpA:“E’ opportuno ricordare che le aree di servizio sulla nostra rete sono quasi ogni domenica teatro di tensioni, e spesso di veri e propri atti di violenza, legati ai trasferimenti delle tifoserie in occasione delle partite di calcio. E’ proprio in una di queste circostanze che purtroppo è avvenuta la tragica morte di Gabriele Sandri, ai cui familiari e amici non è mai venuta meno, né oggi e tantomeno in passato, la mia personale solidarietà e quella di Autostrade per l’Italia”. Ma come? Ci risiamo? Orami lo sanno tutti, ma forse continua ad ignorarlo ancora l’AD Castellucci. Tre anni fa in quell’autogrill non ci fu nessuna rissa e Spaccarotella sparò contro l’auto in movimento su cui era a bordo Sandri senza che ce ne fosse motivo. Senza un perché, contravvenendo alle regole d’ingaggio degli agenti di Polizia e al Codice Penale. Forse Castellucci non lo sa, ma la magistratura ha archiviato il procedimento per rissa perché rissa in quell’autogrill non ci fu mai. Forse Castellucci non ha avuto il tempo di seguire le fasi dibattimentali e il processo di Arezzo in cui Spaccarotella è stato condannato (comunque) per omicidio colposo (l’appello è per il dolo). Allora consiglio all’Amministratore Delegato di Autostrade per l’Italia SpA di informarsi bene prima di abbandonarsi frettolosamente a certe equivoche e strumentali esternazioni. Come? Si legga il mio ultimo libro CUORI TIFOSI. E forse capirà…. 
ASPETTIAMO FIDUCIOSI….
Adesso attendiamo. Aspettiamo l’evolversi degli eventi. Dopo gli ultimi sviluppi, restiamo alla finestra. Vigili come sempre. L’autorizzazione definitiva dovrebbe arrivare in poco tempo, almeno così ci ha detto il Presidente della Regione Lazio. E quando verrà ufficializzata, sarà la vittoria di tutti. Sarà la vittoria della verità sulla menzogna. Sarà la vittoria della luce sulle tenebre oscure, della gente contro la burocrazia asfissiante. Sarà la vittoria dei 25.000 firmatari e di tutto il Popolo di Gabriele. Quando arriverà l’autorizzazione ufficiale e definitiva, andremo tutti insieme a Badia Al Pino Est per posare la targa. Nel rispetto delle regole! In modo composto e dignitoso. Come oggi è il nostro ricordo, che va a quel povero ragazzo, a Gabriele Sandri, ucciso 3 anni fa senza un motivo. Oggi come ieri è l’11 Novembre. E questa data ci ha cambiati. Siamo diventati tutti Gabriele Sandri. E con la targa, almeno la memoria sarà salva. Prima che giustizia giusta sia sentenziata…


 

di Maurizio Martucci 

Ultimo aggiornamento ( Giovedì 11 Novembre 2010 16:14 )
 
Anniversario PDF Stampa E-mail
Scritto da claudio123   
Giovedì 11 Novembre 2010 10:05

 

11.11.2007   -   11.11.2010  NESSUNO TI HA DIMENTICATO 

 

 

 

Ultimo aggiornamento ( Giovedì 11 Novembre 2010 10:09 )
 
Prevalga il buon senso PDF Stampa E-mail
Scritto da claudio123   
Lunedì 08 Novembre 2010 13:25

PREVALGA IL BUON SENSO: AUTOSTRADE FACCIA MEA CULPA. E

STASERA FIACCOLATA A BOCCA DELLA VERITA’, IL POPOLO DI GABBO!

 

 E’ bastato far trapelare la notizia ed in  sole 24 ore le 25.000 firme raccolte dal Comitato Mai Più 11 Novembre si sono improvvisamente trasformate in un muro umano, nella volontà di un vero e proprio popolo: il Popolo di Gabriele. La targa a Badia Al Pino Est, non autorizzata da Autostrade per l’Italia SpA nella posa di domani (terzo anniversario del delitto di Gabbo) rappresenta molto di più di una semplice stele: è un simbolo di libertà, l’allegoria di un urlo straziante di migliaia di giovani, tifosi, uomini, donne e cittadini che chiedono verità e giustizia per una morte assurda che nessuno vuole dimenticare. E ieri se n’è avuta la riprova: forum, blog e siti internet intasati da messaggi di sdegno. Così Facebook e altri social network. Tutti insieme, tutti a scrivere: SI ALLA TARGA! A Roma per un giorno intero le radio private hanno parlato solo di questo. Un tam-tam dall’alba a notte fonda: SI ALLA TARGA! Tantissimi lanci d’agenzia stampa sulla vicenda, oggi ripresi da giornali e TG nazionali. E finalmente, come auspicato da Giorgio Sandri, si muovono anche le istituzioni: AUTOSTRADE PER L’ITALIA SPA FACCIA UN PASSO INDIETRO: AUTORIZZI LA TARGA PER GABRIELE SANDRI!

 

 

 IL SINDACO DI ROMA: SCRIVERO’ AD AUTOSTRADE

Dopo il no di Autostrade per l’Italia alla targa commemorativa sulla A1 per ricordare il luogo dove fu ucciso Gabriele Sandri, interviene il sindaco di Roma Gianni Alemanno che annuncia: “Invierò una lettera al presidente di Autostrade per chiedere affissione della targa“, così come chiesto dai 25mila firmatari della iniziativa del comitato “Mai più 11 novembre“. Tre anni fa, l’11 novembre 2007, Gabriele Sandri, 28enne romano tifoso della Lazio, venne ucciso in un’area di servizio di Badia al Pino vicino ad Arezzo, dal un colpo di pistola sparato da Luigi Spaccarotella, allora agene della polstrada che in primo grado è stato condannato a 6 anni per omicidio colposo. “Invierò una lettera al presidente di Autostrade per l’Italia, Fabio Cerchiai, per chiedere l’affissione della targa in ricordo di Gabriele Sandri alla stazione di servizio dell’A1 ‘Badia al pino’“, dichiara in una nota Alemanno, aggiungendo: “Gabriele Sandri non è una vittima della strada: è stato ucciso da un colpo di pistola e questo sconfessa di fatto la motivazione alla base del no di Autostrade per l’Italia

 

 

IL PRESIDENTE DELLA REGIONE LAZIO: AUTOSTRADE SBAGLIA!

”Sbaglia Autostrade a negare l’affissione di una targa commemorativa per Gabriele Sandri”. E’ quanto dichiara il presidente della Regione Lazio, Renata Polverini. ”Ricordiamo tutti quella dolorosa domenica - aggiunge -, il giovane tifoso laziale ucciso da un colpo di pistola, una ferita non ancora rimarginata per tutta la nostra regione e non solo perla citta’ di Roma”.

”Siamo vicini ai familiari di Gabriele Sandri - continua Polverini- e mi auguro che Autostrade voglia riconsiderare la propria posizione e non aggiungere altra sofferenza alla famiglia e a quanti ancora continuano a ricordare affettuosamente Gabriele”.

 

 

  CAMERA DEI DEPUTATI

Dopo la lettera urgente spedita venerdì scorso dall’On. Mario Baccini (PDL) al Ministro dei Trasporti Matteoli, oggi alla Camera è prevista l’interrogazione parlamentare dell’On. Walter Verini (PD). La presa di posizione a favore della targa è trasversale ed abbraccia maggioranza e opposizione. 

 

 

 

 

OGGI FIACCOLATA ALLA BOCCA DELLA VERITA’

Stasera nuovo appuntamento indetto dal Comitato Mai Più 11 Novembre, per chiudere la campagna nazionale della petizione popolare ‘Una Firma per Gabriele’. A Roma diluvia da giorni, ma in molti vogliono partecipare all’evento, nonostante tutto. Due ore di fiaccolata silenziosa, dalle ore 18.00 alle 20.00 un sit-in simbolico in Piazza Bocca della Verità, per non dimenticare, candele e fiaccole in mano. Per chiedere ancora verità e giustizia. Perché quella targa è di tutti, per tutti!

Giorgio Sandri, papà di Gabriele: “Ringrazio di cuore tutti i ragazzi che hanno animato il Comitato, i giovani della sede di Via Poggio Mirteto, tutti quelli che per due mesi hanno spontaneamente organizzato banchetti nelle piazze d’Italia, nelle partite di calcio e di basket. Grazie a chi ha affisso manifesti col volto sorridente di mio figlio e che lotta per lui. Grazie a tutte le 25.000 persone che hanno firmato la petizione, sia cartacea che su internet. Grazie a tutto il Popolo di Gabriele: voi siete la mia vera forza, la linfa vitale che mi fa continuare questa difficile battaglia di verità e giustizia. E finché ci sarete voi, io non mollo. Fino alla fine…

Maurizio Martucci, giornalista e scrittore, autore dei libri sul delitto Sandri: “Ho aderito al Comitato Mai Più 11 Novembre perché atto moralmente dovuto. E, come me, sono certo l’avranno fatto anche quelle decine di migliaia di persone che da Milano a Catania hanno firmato la petizione come segno di altruismo e generosità. La fiaccolata alla Bocca della Verità è altamente simbolica: dal processo è emersa una realtà dei fatti completamente diversa da quella che l’omicida ha raccontato per troppo tempo. Basta menzogne, basta coperture! I miei libri sono serviti a ristabilire la verità. Anche se scomoda, bisogna raccontarla, come monito per il futuro.”

(dal blog del libro CUORI TIFOSI - cuoritifosi.ormedilettura.com)

di Maurizio Martucci

Ultimo aggiornamento ( Giovedì 11 Novembre 2010 16:07 )
 
Agenzia ANSA PDF Stampa E-mail
Scritto da claudio123   
Sabato 06 Novembre 2010 19:12

Giorgio Sandri, papà di Gabriele: "Confido nello scioglimento del nodo 
burocratico. Non si può ignorare la richiesta del Popolo di Gabriele, 
25.000 cittadini hanno firmato la petizione. Non voglio credere che 
qualcuno possa impedire di mettere una semplice targa per ricordare a 
perenne memoria mio figlio."

Maurizio Martucci, scrittore: "Ho aderito 
al Comitato Mai Più 11 Novembre. Mettere una targa a Badia Al Pino è un 
segnale di civilità, un percorso culturale di crescita collettiva per 
fugare coni d'ombra. Affermare la verità sull'omicidio di Gabbo è un 
dovere morale collettivo."

Per la posa della targa, da Roma si stanno 
organizzando anche dei pullman, che dovrebbero giungere a Badia Al Pino 
giovedì 11 Novembre alle ore 9.18, esattamente 3 anni dopo sul luogo 
del delitto di Gabriele Sandri

Ultimo aggiornamento ( Sabato 06 Novembre 2010 19:15 )
 
DELITTO SANDRI, TERZO ANNIVERSARIO: PDF Stampa E-mail
Scritto da claudio123   
Mercoledì 03 Novembre 2010 00:39

IL PROGRAMMA DELLE CELEBRAZIONI

 

L’11 Novembre 2010 si celebra il terzo anniversario dell’uccisione di Gabriele Sandri e nella stessa data si conclude l’iniziativa Una Firma per Gabriele, promossa dal “Comitato Mai Più 11 Novembre” a cui, tra gli altri, hanno aderito anche i cittadini di ROMA, MILANO, TORINO, BARI, LECCE, BIELLA, TIVOLI, ANZIO, GAETA, PADOVA, BOLOGNA, CAGLIARI, MARINO, VERONA, PERUGIA, CREMONA, FONDI, PALOMBARA SABINA, GENOVA, CATANIA, PARMA, CAVA DE' TIRRENI, BRESCIA, FIUMICINO, SPEZZANO ALBANESE, FIRENZE.

 

 La ricorrenza prevede un programma di celebrazioni indette nel nome di Gabriele Sandri:

 

 

  • Venerdì 5 Novembre, dalle ore 19.30 presso il Ducati Caffè (Via delle Botteghe Oscure, 35 – Roma) il  Settecolli Giallorossi in collaborazione con la Fondazione Gabriele Sandri consegna il ‘Premio Roma&Lazio’, nelle prime due edizioni assegnato a Giorgio Sandri e Gabriele Paparelli. Segue la presentazione del libro ‘CUORI TIFOSI’ di Maurizio Martucci in cui si ricostruisce l’intera vicenda Sandri, compresa la fase processuale.


  • Sabato 6 Novembre, dalle ore 16.00 raccolta firme al Casetta Mattei Center, Via Vittorio Lavezzari (Roma), promossa dal Comitato Mai Più 11 Novembre;

 

  • Domenica 7 Novembre, prima del derby Lazio-Roma raccolta di firme promossa dal Comitato Mai Più 11 Novembre allo Stadio Olimpico di Roma;


  • Mercoledì 10 Novembre chiusura della campagna nazionale di raccolta firme promossa dal Comitato Mai Più 11 Novembre. Dalle ore 10 stazionerà un banchetto firme a Piazza della Bocca della Verità (Roma). Dalle ore 18.00 sino alle 20, staffetta silenziosa con fiaccole e candele davanti la Bocca della Verità per chiedere VERITA’ E GIUSTZIA PER GABRIELE, in attesa del processo d’appello, fissato il 1° Dicembre a Firenze;


  • Giovedì 11 Novembre, ore 9.18 posa della targa nella stazione autostradale di Badia Al Pino Est (Arezzo)

     

  • Giovedì 11 Novembre, dalle ore 7.30 donazione del sangue promossa dal Gruppo Donatori di Sangue Gabriele Sandri presso il Centro Trasfusionale dell’Ospedale Bambin Gesù di Roma (Passeggiata del Gianicolo 8);


  • Giovedì 11 Novembre ore 19.00 messa in suffragio di Gabriele Sandri nella chiesa di Piazza della Balduina (Roma).

Ultimo aggiornamento ( Venerdì 12 Novembre 2010 13:58 )
 
IL POPOLO DI GABBO PDF Stampa E-mail
Giovedì 28 Ottobre 2010 10:20

 

Prima il terzo anniversario del delitto Sandri, poi il processo d'appello contro il poliziotto killer. Tutto in pochi giorni. E in 20.000 firmano per una targa sul luogo della tragedia.

 

E' partito il conto alla rovescia: l'11 Novembre saranno tre anni dal delitto di Gabriele Sandri e il 1° Dicembre si celebrerà a Firenze il processo d'appello contro Luigi Spaccarotella, il poliziotto già condannato in primo grado a sei anni per omicidio colposo. Tutto in pochi giorni, mentre a Ferrara è stato disposto un risarcimento di quasi due milioni di euro per la famiglia Aldrovandi (dovrà rinunciare al costituirsi parte civile in appello), colpita dall'uccisione del figlio diciottenne Federico, morto nel 2005 per le lesioni infertegli da quattro poliziotti durante un controllo. “Mi auguro che lo Stato faccia fino in fondo il proprio mestiere anche per i casi Cucchi e Sandri”, ha detto il Sindaco di Roma Alemanno commentando il risarcimento per Aldro. La vicenda di Gabbo iniziò sull'Autostrada del Sole una domenica mattina del 2007, stazione di servizio Badia Al Pino Est, vicina al casello di Arezzo. Spaccarotella, agente della Polstrada, come un cecchino si appostò sul lato più estremo della carreggiata, impugnando l'arma d'ordinanza con entrambe le mani, braccia parallele all'asfalto (“sembrava stesse al poligono di tiro” riferì un testimone), esplodendo un colpo di pistola per “reagire, dimostrando che il suo non era un bluff, che faceva sul serio – ha scritto il giudice di primo grado – e che l'arma era anche in grado e capace di usarla”. Quella pallottola attraversò tutta l'autostrada, sfondando il finestrino dell'abitacolo in movimento su cui viaggiava Gabriele Sandri, 26 anni, freddato a brucia pelo senza nemmeno rendersene conto. E soprattutto senza un motivo plausibile. 

NEL NOME DI GABRIELE

Per affermare  verità, distorta da depistaggi protesi ad una versione teppismo ultrà e violenza negli stadi di calcio, s'è resa necessaria la ricostruzione di cinque testimoni superpartes e lo sforzo della famiglia Sandri, stretta dall'affetto di un moto popolare senza precedenti, unito dalla richiesta di giustizia giusta: “Gabriele uno di noi, siamo tutti Gabriele Sandri, Gabriele vittima del sistema!” Ragazzi, tifosi, anziani, uomini e donne consapevoli che in quella macchina avrebbe potuto starci chiunque. E il luogo della tragedia si è trasformato in meta di pellegrinaggio: sciarpe, messaggi, fiori, adesivi, scritte e bandiere di ogni colore lasciate da ogni curva italiana. Una catena umana ininterrottamente presente a Badia Al Pino. “Io in quell'autogrill mi ci fermo anche solo per riflettere. Anche per piangere”, dice un uomo di Bari. Oggi però non ci sono più sciarpe e nemmeno messaggi. Forse li toglie chi vorrebbe mettersi dietro le spalle questa storia assurda, diventata presto ingombrante per le troppe omissioni e complicità. Per tutta risposta è nato il Comitato Mai Più 11 Novembre, promotore dell'iniziativa “Una firma per Gabriele”, per mettere una targa sul luogo del delitto. “Qualcuno fa finta di niente, credendo che la cronaca non debba scalfirlo, soprattutto se un efferato delitto l'ha compiuto un individuo preposto ad evitarlo - dicono dal comitato - Non si può dimenticare. E c'è solo un modo per farlo: ricordare, preservando la memoria con dignità e solidarietà, senza alimentare inutili strumentalizzazioni, scevri da condizionamenti, animati da senso civico e sete di verità e giustizia. Perché al posto di Gabriele poteva esserci chiunque, nessuno escluso: ecco l'idea di una targa  con poche parole, contenute in poche righe, semplici ma significative, dove ognuno può ritrovare quegli oggetti materialmente rimossi, ma eternamente presenti proprio perché spontanei e sinceri: 'Nel ricordo di Gabriele Sandri, cittadino italiano'.” Ci sono banchetti di raccolta firme nelle partite di Parma, Padova, Inter, Lazio e Roma. E poi in altre città, da Lecce a Cava dè Tirreni, da Palombara Sabina a Spezzano Albanese, tra paesini e centri del nord e sud Italia. Le prime stime parlano di almeno 20.000 sottoscrizioni, molte prese anche con internet (www.petizionionline.it). La posa della targa è prevista tra un mese, a ridosso dell'11 Novembre. “A noi non è giunta nessuna ancora richiesta, formalmente non sappiamo niente di questa iniziativa per la targa - dicono dalla società Autostrade per l'Italia SpA, destinataria della petizione - Ma la valuteremo quando ci verranno depositate le firme”.  

NUOVO PROCESSO A FIRENZE

“Avremo fiducia nella giustizia solo quando vedremo che verrà fatta giustizia giusta e se l'omicida sarà realmente giudicato per il reato commesso”, afferma la famiglia Sandri. In Corte d'Assise d'Appello di Firenze il 1° Dicembre ci sarà il nuovo processo, l'ultimo che potrà entrare nel merito prima dell'eventuale pronunciamento di legittimità della Cassazione. Parti civili, tribunale di Arezzo e Procura Generale della Toscana sono ricorse in secondo grado per omicidio volontario. L'agente Spaccarotella rischia fino a 21 anni di carcere, ma sinora non ha scontato nemmeno un giorno di pena. Intanto giunge dalla Grecia la notizia di un'altra sentenza, stavolta senza attenuanti né derubricazioni: il tribunale di Amfissa (150 chilometri da Atene) ha inflitto l'ergastolo al poliziotto Epaminondas Korkoneas, che alla fine del 2008 uccise il quindicenne Alexandros Grigoropoulos con un colpo di pistola. Infine nella sede romana di Casa Pound Italia una conferenza dal titolo “Doppia Giustizia” ha messo per la prima volta insieme Cristiano Sandri, fratello di Gabbo, e Ilaria Cucchi, sorella del giovane deceduto un anno fa nell'Ospedale Pertini dopo un pestaggio in cella: tra medici ed infermieri rinviati a vario titolo, l'accusa di omicidio preterintenzionale riguarda invece tre guardie carcerarie.

di Maurizio Martucci

 

 

Ultimo aggiornamento ( Giovedì 28 Ottobre 2010 10:51 )
 
Comunicato Stampa PDF Stampa E-mail
Lunedì 18 Ottobre 2010 16:08

Intestato il largo a fianco della piscina comunale di Santa Marinella a Gabriele Sandri
 
Il giorno 30 Settembre la Giunta Comunale di Santa Marinella ha finalmente deliberato l’istituzione di Largo Gabriele Sandri.
Immediatamente comunicata la notizia alla famiglia, il comitato sta procedendo all’organizzazione per l’inaugurazione.  
Per l’impegno profuso, oltre a tutti coloro che si sono adoperati per raggiungere lo scopo,  occorre ringraziare i fratelli Mellini, il Presidente del Consiglio Comunale di Santa Marinella Giampiero Rossanese.
 L’impegno preso con Cristiano Sandri l’8 Novembre del 2008 è stato così mantenuto.
 L’intestazione del Largo a Gabriele Sandri, è un evento decisivo per ricordare con forza, un ragazzo vittima
di un evento così tragico.

La vicinanza alla Piscina Comunale ed il luogo dove Gabriele ha fatto ballare e divertire
tanti ragazzi del comprensorio lavorando come Dj vuol essere il segnale per rimarcare l’importanza dello sport e del divertimento sano per le giovani generazioni.  L’amministrazione comunale di Santa Marinella, come emanazione dello Stato Italiano,intestando un Largo a Gabriele Sandri, svolgerà quindi un ruolo di ricomposizione  della memoria collettiva.
Un atto di cui senz’altro tutti i cittadini sapranno cogliere la valenza sociale e istituzionale.

Ultimo aggiornamento ( Lunedì 18 Ottobre 2010 16:10 )
 
Grecia: sentenza per Alexis PDF Stampa E-mail
Venerdì 15 Ottobre 2010 21:17

di Alessandro Iacuelli

Chissà cosa penseranno, in Italia, i parenti delle vittime di agenti delle forze dell'ordine. Perché quanto appena avvenuto nella vicina Grecia, e non su un altro pianeta, ha il sapore di una giustizia che da noi è perennemente negata, o almeno aggirata. Il poliziotto Epaminondas Korkoneas, 39 anni, che il 6 dicembre 2008 uccise il quindicenne Alexis Grigoropulos, è stato infatti condannato all'ergastolo.

Come si ricorderà, l'uccisione di Alexis, nel 2008, provocò una fortissima ondata di disordini in patria e proteste all'estero. Subito dopo l'uccisione, causa un colpo di pistola sparato dall'agente, migliaia di persone si riversarono per le strade di Atene, scontrandosi con la polizia, danneggiando auto e appiccando fuoco ai negozi; furono giorni che saranno ricordati come i più forti disordini in Grecia degli ultimi decenni. Le proteste erano certamente anche alimentate da un vasto risentimento per le difficoltà economiche e la disoccupazione giovanile e si estesero presto ad altre città greche: durarono per settimane, contribuendo a far cadere il governo conservatore circa un anno dopo.

Oggi, il tribunale centrale della città di Amfissa, ha stabilito che Korkoneas uccise di proposito il ragazzo di quindici anni, nel distretto di Atene di Exarchia. Il secondo poliziotto a processo, Vassileos Saraltiotis di 32 anni, è stato condannato a dieci anni per complicità. L'avvocato della famiglia del ragazzo ha definito "storica" la sentenza che a suo dire onora la memoria del giovane. Mentre il legale dell'agente condannato ha annunciato ricorso in appello. Secondo il tribunale, che non ha riconosciuto le attenuanti a Korkoneas, l'agente sparò intenzionalmente con la pistola di ordinanza e il giovane non morì per un proiettile di rimbalzo, come raccontato dall'inchiesta interna della polizia avvenuta subito dopo.

Il processo è durato nove mesi, durante i quali é stato spostato da Atene alla piccola città di Amfissa, nella speranza di tenerlo lontano dai riflettori e dai media. La sentenza è stata decisa da una maggioranza di quattro giudici sui sette che componevano la commissione. Korkoneas e il suo avvocato hanno sempre sostenuto che gli spari fossero solo avvertimenti e che il ragazzo fosse stato colpito da un proiettile di rimbalzo, contraddicendo la versione di diversi testimoni che raccontavano come il poliziotto gli avesse sparato intenzionalmente.

Al processo, fondamentale è stata la perizia del medico legale che, pur confermando che il proiettive raggiunse il torace della vittima di rimbalzo, ha sostenuto che l'arma era comunque puntata ad altezza d'uomo, come affermato da alcuni testimoni, che hanno escluso provocazioni da parte di Alexis. Subito dopo l'omicidio, le autorità si erano difese affermando che l'omicidio fosse scaturito da uno scontro nato dal gruppo di ragazzi con cui si trovava Grigoropoulos. Nei giorni seguenti, un video aveva però dimostrato come i ragazzi non stessero in alcun modo attaccando la polizia.

La sentenza soddisfa i manifestanti che protestarono per l’omicidio. Uno di loro ha commentato: "Un altro poliziotto, accusato dell’assassinio di un altro ragazzo è stato rilasciato. Rilasciato benché sia un assassino. Il verdetto di oggi è dovuto alla reazione dell’opinione pubblica. Credo sia stata una decisione giusta". E soddisfa, almeno in parte, anche la famiglia: la madre della vittima fa sapere che perseguirà legalmente coloro che hanno dichiarato il falso e diffamato la memoria di suo figlio, anche durante il processo.

Di sicuro, la sentenza greca ha un carattere di "originalità", visto che negli altri Paesi, democratici e non, è decisamente raro vedere sentenze di condanna così pesanti a carico di agenti delle forze dell'ordine protagonisti di violenze spropositate, e non solo durante delle manifestazioni di protesta, dei disordini di piazza. Infatti, basta osservare i dettagli del "caso Korkoneas" e le dinamiche sia dei fatti che processuali con un occhio non superficiale e subito saltano fuori, in tutta evidenza, le pesanti analogie con il caso di Gabriele Sandri, ucciso sull'area di servizio di Badia al Pino, sull'Autosole, mentre dormicchiava in auto, e non certo mentre scatenava disordini. Anche in quel caso è stata raccontata una bella favola, quella del solito proiettile di rimbalzo. Anche in quel caso si sono viste tante bugie da parte di tante autorità per spiegare cosa è avvenuto nella testa dell'agente Spaccarotella nei minuti dell'omicidio.

Ma una profonda differenza tra i due casi c'è, e sta proprio nella sentenza. Omicido volontario, in Grecia. Invece ad Arezzo la Corte d'Assise ha derubricato il reato per cui era processato l'agente Spaccarotella, che da omicidio volontario è diventato omicio colposo, con una blanda condanna a 6 anni, nonostante le proteste sia in aula sia fuori. Così, se la famiglia Grigoropulos di Atene può pensare di aver avuto giustizia, così non può dire la famiglia Sandri di Roma. Spaccarotella, sospeso dal servizio, è comunque libero.

E se si va a memoria per un attimo, oltre a Gabriele Sandri vengono in mente Federico Aldrovandi, Stefano Cucchi (per il quale si è appena aperta la prima fase del processo) e si potrebbe andare all'indietro nel tempo: da Carlo Giuliani a Giorgiana Masi, da Francesco Lorusso a Pietro Bruno; sarebbe lunga e dolorosa la lista di chi ha pagato con la vita l’impunità delle forze dell’ordine. I loro assassini, sono liberi; in qualche caso hanno avuto avanzamenti di carriera invece di condanne.

Tutti processi finiti o con un nulla di fatto, assoluzioni, prescrizioni, con condanne troppo blande rispetto al fatto commesso o addirittura, come avviene in questi giorni nel caso di Federico Aldrovandi, con offerte di denaro da parte dello Stato affinché la famiglia rinunci a costituirsi parte civile nel processo d'Appello. Invece in Grecia, almeno nel primo grado di giudizio, si è avuto il coraggio di chiamare le cose con il nome giusto: omicidio volontario, a sangue freddo, di un ragazzo di 15 anni.

Ultimo aggiornamento ( Lunedì 18 Ottobre 2010 16:08 )
 
Giorgio Sandri ospite a Bergamo nella Festa della Dea PDF Stampa E-mail
Giovedì 01 Luglio 2010 15:52

Sabato 10 Luglio 2010 Giorgio Sandri sarà ospite a Bergamo nella Festa della Dea, la
tradizionale kermesse estiva dei tifosi dell'Atalanta. L'incontro sarà
un dibattito per parlare della vicenda relativa al delitto del povero
Gabriele.

 

 

Ultimo aggiornamento ( Giovedì 29 Luglio 2010 11:10 )
 
Quattro volti e una domanda: "Il prossimo?" PDF Stampa E-mail
Mercoledì 16 Giugno 2010 17:40

 

 

Repubblica Roma

 

 Sandri, Cucchi, Aldrovandi, Giuliani Quattro volti e una domanda:

Campeggia da qualche giorno  sui muri di alcuni quartieri. Un manifesto che mette insieme i volti di Carlo Giuliani, Federico Aldrovandi, Gabriele Sandri e Stefano Cucchi. Quattro ragazzi che hanno perso la vita in episodi che hanno visto coinvolti rappresentanti delle forze dell'ordine. Giuliani ucciso da un colpo di pistola durante il G8 a Genova, Aldrovandi picchiato da quattro agenti di polizia a Ferrara, Sandri stroncato da un proiettile sparato da un agente in autostrada e Cucchi morto in ospedale dopo l'arresto e il trasferimento in carcere. Pare essere questo, dunque, il filo conduttore che unisce i quattro volti. E che trova la sintesi in quel profilo nero che campeggia al centro del manifesto e in quella scritta, inquietante, "il prossimo potresti essere tu".

 

 
SANDRI, GUGLIOTTA E DUE POLIZIOTTI PDF Stampa E-mail
Mercoledì 19 Maggio 2010 11:17

 

 

 

 

SANDRI, GUGLIOTTA E DUE POLIZIOTTI

UN VIDEO-FONINO ACCESO E LE TELECAMERE SPENTE

Le convergenze parallele di due casi di cronaca senza tifo e pallone

di Maurizio Martucci

 

A due anni e mezzo di distanza.

Metti due tifosi della Lazio in due contesti diversi, dove il calcio non c’entra affatto.Uno di 26 anni a bordo di un'auto, con gli amici in viaggio sull'Autostrada del Sole per Inter-Lazio di Serie A. L'altro di 25 anni in sella ad un motorino nei pressi dell'Olimpico dopo Roma-Inter di Coppa Italia, diretto ad una festa di amici. E metti che sulle loro strade si piazzano due agenti della Polizia di Stato, in divisa d'ordinanza, protagonisti di due atti scelleratamente arbitrari. Metti che il primo ragazzo si chiama(va) Gabriele Sandri e che quella mattina dell'11 Novembre 2007 ci ha rimesso la vita. Metti che il secondo ragazzo ha ancora la fortuna di chiamarsi Stefano Gugliotta, pure dopo la sera del 5 Maggio 2010. Due casi simili. Due storie maledettamente attuali, distanti nella dinamica e nell'epilogo finale, ma tristemente di dominio pubblico e d'interesse popolare. Gabriele venne ucciso senza un perché, colpito mortalmente da un colpo di pistola sparato da una parte all'altra della carreggiata autostradale, alla luce del sole. Stefano ha avuto salva la vita anche se gli è stata rovinata in quella notte da incubo che lui vorrebbe dimenticare. Entrambi figli di Roma, entrambi con mamma e papà a casa ad aspettarli, entrambi vittime del sistema. O quanto meno di un abuso ora al vaglio degli inquirenti, come per il reato di lesioni volontarie con l'aggravante del ruolo di pubblico ufficiale per cui è indagato il poliziotto di Viale Pinturicchio. O addirittura di un delitto, come per l'omicidio colposo con colpa cosciente con cui in primo grado (derubricandone il dolo della volontarietà) è stato condannato a 6 anni l'agente di Badia Al Pino. Purtroppo il povero Gabbo ora riposa al cimitero: “Attendiamo giustizia giusta. Non è tollerabile che un poliziotto uccida un cittadino invece di difenderlo. L'assassino di mio figlio deve essere giudicato per il reato commesso, senza sconti, senza alibi”, dice il papà Giorgio che non si da pace. Rimettendoci un dente e ammaccature varie, Stefano ha invece trascorso sette interminabili giorni in una cella d’isolamento a Regina Coeli, tentando uno sciopero della fame, coi genitori in ansia ad aspettarlo fuori dal carcere: “Mi picchiavano mentre spiegavo - ripete Gugliotta – Mi hanno colpito a bocca aperta, mentre dicevo che non c'entravo nulla. Adesso aspetto giustizia”.

 

Informazione e depistaggi.

Gabriele Sandri non potrà mai raccontare la sua versione ma per il trionfo della verità si ritrovarono in tribunale cinque testimoni super partes, tutti stessa ricostruzione: “L'agente impugnò l'arma con entrambe le braccia e poi sparò. Come ad un poligono di tiro”. Stefano Gugliotta ha incontrato la bontà di un cittadino che, udendo grida e trambusto dal balcone, si è affacciato dalla finestra video-fonino in mano, registrando l'aggressione. Nel primo caso la Corte d’Assise di Arezzo ha ritenuto i testi poco attendibili ed a tutt'oggi l'omicida non ha scontato nemmeno un giorno di galera, in attesa dell'appello e (se necessario) pure della cassazione. Nel secondo caso pubblico ministero e sostituto procuratore di Roma hanno valutato probanti le immagini amatoriali per liberare un innocente (indagato comunque per resistenza a pubblico ufficiale). Per la storia di Gabbo, più che del delitto, su Rai 2 Annozero parlò di ultrà e di violenza nel calcio, di un Daspo (mai avuto), dei sassi in tasca e del tasso alcolico rinvenutogli nel sangue dopo una notte in discoteca. Per 'Guglia' c’è stato il video di Rai 3 su Chi l’ha visto?, seguito mediaticamente dal teorema delle scorribande ultrà e degli scontri con la Polizia (cui non aveva partecipato), dello status da pregiudicato e di un’alterazione psico-fisica da stupefacenti. Cioè? E allora? Se la sono cercata? Erano dei nulla dei buono, quindi se la sono meritata? E invece i poliziotti? La loro condotta? Potevano fare quello che hanno fatto? Ma chi sono? Niente, nessuna informazione. Silenzio, tanto, assordante. Il vissuto di Luigi Spaccarotella resta ancora oggi un mistero, ignorato dai reporter più esigenti che della vita privata della vittima ne fecero persino un diario di bordo a puntate, come ad invertire arbitrariamente il ruolo col carnefice. Così come ci è sconosciuta l'identità del poliziotto che ha picchiato e poi arrestato Stefano, quella sera coperto da un fazzoletto in volto e dal fatto che in Italia gli agenti in servizio non sono identificabili da alcun codice né da un alfanumerico identificativo sulla divisa (indice di trasparenza e di democrazia avanzata).    

 

Politica e Polizia.

Per l’omicidio dell’A1 si indignò il Capo dello Stato Napolitano e quello della Polizia Manganelli: “Sandri non era un eversivo”. Ma quando da Biella il Questore Poma disse che “Spaccarotella non doveva nemmeno sfoderare l’arma dalla fondina”, la segreteria piemontese della 'Confederazione Sindacale Autonoma di Polizia' insorse a difesa della categoria. Un po’ come tuonarono il sindacato del 'Movimento per la sicurezza' e il 'Consap' per difendere la Polizia da attacchi gratuiti e strumentali: “L’episodio di Viale Pinturicchio è una devianza operativa gravissima, ma bisogna avere il coraggio di dire che il 99,9% dei poliziotti è mal pagati e mal equipaggiati”. Ma il punto specifico è proprio quello 0,1% periodico che non si può sottovalutare né sminuire. “Mele marce”, si dice in gergo. Ma quante sono? Elio Vito, Ministro per i Rapporti con Parlamento, ha annunciato che “in caso di responsabilità penali di uno o più agenti” il Ministero degli Interni si costituirà parte civile in un ipotetico giudizio pro-Gugliotta. Per il processo d’appello Spaccarotella, oltre la pubblica accusa e la famiglia Sandri, c’è la Procura Generale della Toscana e nulla più. Basterà per fare giustizia senza video-fonino? E pensare nell'autogrill della morte c'erano le telecamere a circuito chiuso. Quel giorno però, cosa strana, non ripresero nulla perché fuori uso. Almeno così ci dissero, senza farci vedere niente...

 

Maurizio Martucci

 

 

(articolo tratto dal quotidiano LIBERAL del 20 Maggio 2010)

 

 

Ultimo aggiornamento ( Venerdì 21 Maggio 2010 15:12 )
 
COMUNICATO STAMPA PDF Stampa E-mail
Sabato 01 Maggio 2010 15:03

 

 

“E' la partita di Gabriele: sarò all'Olimpico per
abbracciare tifosi laziali e interisti”

Giorgio Sandri assisterà alla
gara. E critica l'ultima intervista di Spaccarotella:

“Mente
spudoratamente! E non chiamiamolo più poliziotto”

Il volto Gabbo sul
maxi-schermo dello stadio dove si canterà la sua nuova canzone

 

 

Avrebbe voluto vedere Inter-Lazio ma sono passati quasi 2 anni e mezzo da quando  Gabriele Sandri uscì di casa per non far più ritorno, colpa una pallottola omicida. Era l'11 Novembre 2007 e da allora, quando si incontrano nerazzurri e biancocelesti, i tifosi fanno di Lazio-Inter la sua partita.

“Ho avuto l'abbonamento all'Olimpico per circa 30 anni e per seguire la Lazio ho fatto anche diverse trasferte. Ma da quella maledetta domenica del 2007 vado allo stadio solo per ricordare mio figlio, andando tra i suoi amici” - afferma Giorgio Sandri - “Domenica sera assisterò a Lazio-Inter che ormai è diventata la partita di Gabriele. Saluterò i tifosi dell'Inter che recentemente mi hanno ospitato a Milano nella curva di San Siro, dove gli dedicarono una splendida scenografia. E ovviamente saluterò anche i tifosi laziali che sotto al tabellone luminoso espongono lo striscione Curva Nord Gabriele Sandri e in Tevere portano la scritta Gabriele sempre nei nostri cuori!”

Giorgio Sandri prima della partita ringrazierà la gente interista del settore ospiti, mentre nell'intervallo abbraccerà idealmente tutto il popolo laziale fermandosi a ridosso della Curva Nord. Con lui ci sarà pure lo scrittore Maurizio Martucci, esperto di comunicazione e autore del libro inchiesta sul delitto di Gabbo, che ha voluto commentare così le dichiarazioni rilasciate domenica a Rete 4 nella trasmissione Quarto Grado dall'agente Luigi Spaccarotella: “L'omicida di Gabriele ha fornito la sua sesta versione dei fatti, dicendo di aver estratto la pistola mentre correva solo per evitare che cadendogli in terra avrebbe dovuto risarcire il Ministero dell'Interno – dice Martucci – Queste sue affermazioni, rinnovate di volta in volta nei contenuti e contraddittorie tra loro, hanno lo scopo di disorientare e confondere l'opinione pubblica. E' come una destabilizzazione isterica volta a stabilizzare il caos, sostituendo la realtà reale di Badia Al Pino con una realtà mediatica incomprensibile e fumosa. E' un'operazione di informazione degenerativa.”

“L'ultima intervista di quell'individuo – prosegue Giorgio Sandri – è stato un concentrato di menzogne. Mente spudoratamente! Neanche lo chiamerei più poliziotto, perché ora è sospeso dal servizio e poi i primi ad indignarsi per quello che ha fatto e per quello che ancora continua a ripetere sono proprio gli onesti agenti di Polizia, quelli che operano nel rispetto delle regole. Per difendersi in processo sostenne la tesi di di una patologia di cui sarebbe affetto, cioè un'asma bronchiale, legandola alla causa per cui sparò da una parte all'altra dell'autostrada. E invece... avete sentito? Ogni volta che si lascia intervistare non tossisce. Lo fece ripetutamente solo in aula ad Arezzo davanti ai giudici. Altro che asma! Sta prendendo in giro tutti in modo ridicolo. Tutto ciò è vergognoso. Sta giocando sulla pelle delle persone, perché il mio Gabriele non c'è più e sua madre entra ed esce dalle cliniche per curarsi una preoccupante depressione...”

Lazio-Inter è la partita di Gabbo: domenica sera sul maxi-schermo dello Stadio Olimpico comparirà il suo volto, mentre dagli altoparlanti suoneranno le note della canzone scritta per ricordare il giovane Dj romano. Nata dalle parole di una lettera scritta da sua mamma Daniela, il brano è interpretato dal gruppo musicale torinese degli Statuto e fa parte dell'ultimo album “E' già domenica”. I proventi della canzone andranno alla costituenda Fondazione Gabriele Sandri.

gabrielesandri.it

Ultimo aggiornamento ( Giovedì 06 Maggio 2010 11:52 )
 
Giorgio Sandri: "Spaccarotella quante bugie..Basta violenza negli stadi" PDF Stampa E-mail
Mercoledì 28 Aprile 2010 11:39
Giorgio Sandri, padre di Gabbo, è intervenuto alla trasmissione “Noi Biancocelesti”, in onda sulle frequenze di Radio Erre 2, in merito alle ultime dichiarazioni in una trasmissione televisiva dell’agente Luigi Spaccarotella: “Credo che la mia pazienza sia scaduta perché sentire questo individuo dire ogni volta cose diverse da quelle precedenti da due anni circa per me è diventato quasi insopportabile; questo individuo vuole passare un po’ per stupido, ma per me non è stupido è furbo, si è messo lì davanti alla telecamera oscurata con questo braccialetto tra le mani, i santini, a dire che paga le bollette, ha due bambini, una famiglia..anche Gabriele poteva avere tutto questo ma non gli è stato permesso.. Non è possibile accostare la parola agente di polizia a questo individuo. Io aspetto con tranquillità il processo d’appello che si terrà in autunno e ho fiducia, perché stiamo parlando di un individuo che ha estratto una pistola che non doveva estrarre e quello che ha fatto l’hanno visto cinque testimoni tutti attendibili e diversi tra loro e questo ancora racconta balle, è vomitevole perché non c’è rispetto, non c’è pentimento, non c’è anima..Io mi auguro che la giustizia faccia il suo cammino.”

È intervenuto anche l’addetto stampa della famiglia Sandri, Maurizio Martucci, spiegando quale sia la strategia mediatica attraverso la quale Spaccarotella cerca di ricostruire la propria immagine, raccontando una realtà ben diversa dalla verità: “ Il suo scopo è di confondere le idee all’opinione pubblica cambiando sempre la sua versione dei fatti, cercando di impietosirli con le immagini dei santi. Nella trasmissione in cui è stato invitato bisognava scavare più a fondo nella sua vita privata e mostrare le dichiarazioni in cui minacciava di morte l’ex marito della sua attuale moglie..lì si vede chi è il vero Spaccarotella”

Parlando del perdono mai ricevuto dalla famiglia di Gabbo, nonostante le numerose occasioni presentatesi, Giorgio Sandri aggiunge: “ Era ancora più semplice alzare il telefono e parlare con Daniela,la madre di Gabriele, che è quella che più soffre, la più colpita, ma questo non l’ha mai fatto. È inqualificabile questo personaggio, mi auguro che quanto prima si faccia giustizia e io non ne senta mai più parlare”

E a proposito di quante possibilità ci siano che nell’appello, ormai slittato a dopo l’estate, sia fatta veramente giustizia, e che il giudizio non sia condizionato da interventi mediatici, Maurizio Martucci interviene: “ Io credo che la magistratura debba essere scevra da ogni condizionamento mediatico. A livello di documentazione c’è l’ampia possibilità di ribaltare la sentenza nell’appello dal Tribunale di Firenze”

Franco Capodaglio pone poi una domanda delicata al padre di Gabriele, chiedendogli cosa prova ogni volta che vengono riproposte immagini e ricostruzioni di quel tragico giorno: “ La ferita è apertissima, ogni volta provo tanta amarezza e tanta rabbia perché è tutto falso..quella finta baruffa che si svolse nell’autogrill con ragazzi che si picchiavano..non è vero niente! Al Tribunale di Arezzo è emerso chiaramente che non ci fu contatto fisico. Sembra quasi un modo per farlo passare da vittima e non è giusto perché è stato ucciso un ragazzo di 26 anni che doveva crescere, doveva farsi una famiglia, fare dei figli e vedere i genitori invecchiare. Tante famiglie come noi vivono lutti di figli con gli assassini liberi e questo non può esistere in un paese civile come l’Italia”

Si parla poi del caso Raciti e del fatto che in quell’episodio siano state emesse rapidamente delle sentenze e delle condanne anche molto dure, benché il caso rimanga ancora molto dubbio su diversi aspetti; a rispondere è Maurizio Martucci: “ Il problema è che dall’11 novembre 2007 sembra che sia stato messo sul banco degli imputati non il singolo ma l’intera categoria della pubblica sicurezza e assolutamente così non è. Ciò che ha cercato di fare la famiglia Sandri, anche attraverso il libro, è spogliare la situazione da futili equivoci. La famiglia di Gabriele deve sapere comunque che accanto al loro dolore c’è una vera e propria mobilitazione popolare dal Nord al Sud, attendiamo tutti giustizia e credo sia un bel messaggio di speranza”

Per quanto riguarda la fondazione in nome di Gabriele, Giorgio Sandri afferma: “ La fondazione finalmente prenderà corpo l’11 maggio dopo una lunga burocrazia, per ricordare Gabriele e per stare vicino a tanti giovani vittime di violenza. Vorrei ringraziare gli “Statuto” per la bellissima canzone dedicata a Gabriele.. i proventi saranno tutti devoluti per la fondazione”

In chiusura un appello di Giorgio Sandri contro la violenza che sta tornando a scatenarsi negli stadi e fuori da essi, come è accaduto nel derby capitolino, nonostante negli ultimi anni la morte di Gabriele sembrava avesse unito gli ultras di ogni tifoseria: “ Credo che il calcio sia solo un pretesto per quelle 200 persone che creano violenza rispetto alle 60mila che vanno allo stadio solo per vedere la partita. A questi ragazzi voglio dire che l’importanza della vita e il rispetto altrui va al di là di qualsiasi colore, debbono preservare il loro futuro perché comportandosi così nulla di buono gli può arrivare anzi la pagherebbero anche amaramente e non ne vale la pena.. i valori sono altri e non ci si può azzuffare per una partita di calcio. Vi prego ragazzi torniamo ad essere tutti più sereni tifando la propria squadra con amore, con sentimento, con lealtà.”
 
Gli Statuto per Gabriele PDF Stampa E-mail
Lunedì 26 Aprile 2010 16:59

E' uscito ieri il nuovo album del gruppo ska italiano degli Statuto, intitolato 'E' già domenica' . Da sempre   vicini alle vicende calcistiche del Toro ma anche al mondo degli ultras in generale, i ragazzi piemontesi     hanno dedicato la canzone più importante del loro album a Gabriele Sandri.

Così spiega il cantante Oscar Giammarinaro sul sito web ufficiale della band: 'La lettera della mamma   di Gabriele fu veramente toccante, e mi ha ispirato e motivato a scrivere il testo di questa canzone, dove non vengono espressi sentimenti di vendetta, rancore o rabbia ma un infinito dolore, quello di una       madre che perde un figlio in modo veramente assurdo e inaccettabile. Per correttezza, abbiamo fatto     ascoltare il   brano prima di chiunque altro alla famiglia Sandri e si sono detti commossi e orgogliosi.  

Tutti i diritti  d'autore del testo di questa canzone saranno devoluti in beneficenza    all'Associazione Gabriele Sandri'.

Ultimo aggiornamento ( Martedì 11 Maggio 2010 11:33 )
 
Grifoni Novara per Gabriele PDF Stampa E-mail
Giovedì 01 Aprile 2010 15:25

 

 

 

 Forse l'unico modo per offuscare un omicidio assurdo come questo era concentrare il discorso sulla tanto famigerata "Violenza negli stadi"...e così hanno fatto la stampa, la tv e tutti i mezzi di informazione...in modo da nascondere, almeno in parte, la follia di questo gesto.

La mattina dell'11 novembre 2007 un ragazzo (un RAGAZZO e non "un tifoso" come venne chiamato dai giornali forse cercando di sminuire l'omicidio..) di 28 anni e altri suoi amici stavano andando a Milano a seguire la loro squadra, la loro passione...come molti di noi fanno ogni domenica.

Si sono fermati in un'area di sosta vicino ad Arezzo e lì a quanto pare si sarebbero scontrati con tifosi avversari.

Non sta a me giudicare l'entità degli scontri..forse semplici sfottò o forse qualcosa di più...ma nulla potrà mai giustificare la reazione di quello
che dovrebbe essere un funzionario dello stato.

La dinamica dell'omicidio fa raggelare il sangue...perchè è morto un ragazzo...e perchè sarebbe potuta essere una strage.

Sì, una strage...perchè una persona dotata di un briciolo di buon senso non si sognerebbe mai di sparare da una parta all'altra dell'autostrada ad altezza uomo facendo attraversare al proiettile 6 corsie!!
E tantomeno se i tafferugli erano già finiti, come dimostra il fatto che Gabriele è stato colpito al collo mentre era seduto sul sedile posteriore dell'auto!!!!

Una domanda sorge spontanea:, ma se solo per caso in una di quelle 6 corsie fosse passata un'altra auto con a bordo una famiglia o un camion e avesse perso il controllo del veicolo...quante altre vite sarebbero state spezzate da quest'uomo che con indosso una divisa si è sentito Clint Eastwood in uno dei suoi celeberrimi film?

Gabriele sta ancora aspettando giustizia...ma forse questo mondo non è in grado di dargliela...

UNA STELLA CHE BRILLA IL DOPPIO, DURA LA META'...MA RIMANE INDELEBILE NEGLI OCCHI DI CHI L'HA GUARDATA.

Ultimo aggiornamento ( Venerdì 09 Aprile 2010 02:58 )
 
Giustizia per Gabriele Sandri PDF Stampa E-mail
Mercoledì 24 Marzo 2010 14:45
 

Erano le ore 17.00 di sabato 13 marzo, nella Sala della Vaccara in Piazza IV Novembre, nel pieno centro storico di Perugia, la sala piena, tanti i ragazzi, molti di diversa fede politica, tutti intervenuti per partecipare alla presentazione del libro: “11 Novembre 2007, l’uccisione di Gabriele Sandri, una giornata buia della Repubblica” organizzata dall’Associazione Culturale Tyr.
Dopo Bari, Cagliari, Catania, Roma e altre città italiane, anche a Perugia, si è svolto un evento verità per tenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica per i fatti accaduti quella maledetta domenica di novembre nell’Autogrill di Badia al Pino in provincia di Arezzo. Ecco una cronaca della giornata perugina.
La conferenza inizia e, a prendere la parola, comincia il dott. Maurizio Martucci, autore del libro, che dopo aver raccontato i fatti, puntualizzando che quella mattina dell’11 novembre 2007 non vi è stato nessuno scontro tra opposte tifoserie, continua sviscerando le dinamiche messe in atto dai mass-media nelle prime ore dell’accaduto per deformare gli avvenimenti. Tutti ricordiamo il primo lancio stampa dove si evinceva che il morto era dovuto a violenti scontri da stadio, nel secondo lancio di stampa invece si parla di colpi sparati in aria da parte delle Forze dell’Ordine. Ben cinque i testimoni che in fase dibattimentale al processo ad Arezzo hanno confermato senza mai contraddirsi le dinamiche dei fatti, ovvero che, l’agente scelto della Polizia di Stato Luigi Spaccarotella, braccia parallele all’asfalto, ha fatto fuoco nella macchina in movimento colpendo Gabriele Sandri al collo, a morte. Strano pensare che un tutore dell’ordine che dovrebbe tutelare la vita di un altro cittadino faccia tutto il contrario. Non stiamo parlando di testimonianze fatte da ultras o da amici di Gabriele ma parliamo di deposizioni fatte da persone normalissime come una guida turistica giapponese, tre commercialisti e una cassiera dello stesso Autogrill che, ad oggi, stranamente, è stata licenziata. Nonostante ricostruzioni e, appunto, queste testimonianze, il 14 Luglio del 2009, dopo otto ore di camera di consiglio, l’accusa di omicidio volontario allo Spaccarotella è stata derubricata in omicidio colposo. Dopo Maurizio Martucci a prendere la parola è Giorgio Sandri, il padre di Gabriele: “Aspettavamo il Processo d’Appello entro maggio 2010 e invece, proprio pochi giorni fa, ci hanno informato che il Tribunale di Arezzo, dopo otto mesi, non ha ancora trasmesso gli atti alla Corte di Firenze dove si terrà il Processo d’Appello”. Una strana volontà di allungare i tempi per questo appello che presumibilmente slitterà in autunno se non addirittura nel 2011. Intanto, Luigi Spaccarotella, non si è né mai fatto sentire né vedere ed è stato attualmente sospeso ricevendo l’80% dello stipendio… Dopo la conferenza, molte sono state le domande fatte dal pubblico intervenuto, il quale si è stretto intorno alla famiglia Sandri, auspicando che venga fatta piena giustizia per Gabriele.
L’altro evento-verità per non dimenticare le ingiustizie, si è avuto la scorsa settimana, venerdì 19, a Frosinone presso la libreria Ubik in via Aldo Moro, 150.
 

di Fabio Polese

Ultimo aggiornamento ( Giovedì 01 Aprile 2010 14:46 )
 
Video PDF Stampa E-mail
Lunedì 22 Marzo 2010 16:28

Nessuno Ha DIMENTICATO

GIUSTIZIA PER GABRIELE

 

 

                                                                                                  by flavio

 

 

 

Ultimo aggiornamento ( Martedì 23 Marzo 2010 11:38 )
 
POESIA PER GABRIELE PDF Stampa E-mail
Martedì 16 Febbraio 2010 12:22

Ciao Gabriele! Come stai?
Io non ti conoscevo ma il tuo ricordo vive in me
Guardando le tuo foto i tuoi occhi mi parlano
Bontà, altruismo e sincerità!
Sono lo specchio della tua personalità
Il tuo sorriso mi da forza nei giorni più duri
Mille e più volte immagino di averti visto accanto a me
In trasferta sostando in autogrill
Bevendo una birra con gli amici
Parlando che oggi non ce né per nessuno
Oggi si vince! Come tu dicevi :
“Ed ora come al solito in partenza …
Per portarvi fino alla vittoria!”
Ti ho visto su spalti freddi di uno stadio lontano da Roma
Abbracciandoci per un goal della nostra Lazio
Ti ho visto aiutare i nostri fratelli caduti a terra nelle difficoltà
I tuoi fratelli che oggi schierati dietro vessilli di tutti i colori
Urlano il loro dolore chiedendo solo Giustizia!
Vile essere! Maledetta la tua pazzia!
Gabriele dai suoi cari hai portato via!
Un vigliacco senza volto e voce che scappa dal suo fardello d’infamia
Vergogna! Un vero uomo si fa’ carico di ogni suo errore
Nell’arroganza di chi impugnando una pistola premendo il grilletto
Il tuo cuore ha fermato
Omicidio volontario!
Tu per questo sarai condannato
Ciao Gabriele! Per te è il mio saluto
Domenica al solito posto?
Cuore e cervello e fuori la voce!
Ciao Gabbo ci vediamo di là!
( Complice chi dimentica, Giustizia per Gabriele, Giustizia per uno di noi! )

 

Di Danilo Laurenzi Roma

 
Foto Inter-Cagliari PDF Stampa E-mail
Lunedì 08 Febbraio 2010 11:24

 

 

 

 
Grazie Ragazzi PDF Stampa E-mail
Martedì 15 Dicembre 2009 12:31
 
 
 
Anche la Procura fa appello contro la sentenza Spaccarotella. PDF Stampa E-mail
Venerdì 27 Novembre 2009 12:42

Anche la Procura fa appello contro la sentenza Spaccarotella.
Papà di Gabbo: confido nella giustizia!

 

Giorgio Sandri e Maurizio Martucci in conferenza a Bari


La Procura della Repubblica della Toscana ha depositato la richiesta d'appello per l'incardinamento del secondo grado di giudizio contro l'agente Spaccarotella: la richiesta è di una condanna per omicidio volontario. Il processo riprenderà a Firenze nel 2010.

Intanto non sono finite le celebrazioni della ricorrenza del secondo anniversario dell'uccisione di Gabriele Sandri.
Domenica 29 Novembre alle ore 10:00 presso il Castello Angioino di Mola di Bari nuova tappa verità. Ospiti Giorgio Sandri e Maurizio Martucci. L'incontro, promosso dall'Associazione culturale Mola tricolore e patrocinato dal Comune di Mola di Bari, è centrato sulla ricostruzione della vicenda processuale di primo grado, conclusasi ad Arezzo con la condanna dell'agente Luigi Spaccarotella a sei anni per omicidio colposo su un caso di cronaca nera diventato di dominio pubblico, anche per l'indebito accostamento avanzato con il mondo del calcio.

Giorgio Sandri, papà di Gabbo: “Per qualcuno il binomio Calcio-Polizia ha fatto comodo per 2 anni. Ora improvvisamente anche i legali di Spaccarotella hanno chiarito che questa contrapposizione non c'entra nulla ed è controproducente. Così come la Procura ha compreso che nelle motivazioni della sentenza di primo grado ci sono evidenti incongruenze. Come parte civile stiamo ricorrendo in appello per omicidio volontario. Vogliamo continuare ad avere fiducia nella giustizia, come fa la gente di tante città italiane, ricoperte ancora oggi di manifesti per Gabriele. Ho accettato con il cuore in mano l'invito della gente barese, perché capisco che sono in molti a non voler abbassare i riflettori sulla nostra triste vicenda. A luglio, dopo la prima vergognosa sentenza, a Bari scesero in piazza per esprimere civilmente dissenso per una sentenza ingiusta. Ancora oggi continuano attestati di solidarietà anche che dalle istituzioni locali e nazionali, oltre che dal mondo dello sport. Non ultimo dai giocatori dell'Inter che si sono lasciati fotografare con la scritta GIUSTIZIA PER GABRIELE.”

Maurizio Martucci, scrittore del libro sul caso Sandri: “Domenica verrà ripercorsa la drammatica storia che ha colpito la famiglia Sandri. La tappa di Bari si aggiunge alle precedenti tenute a Cagliari, Milano, Lecce, Reggio Calabria, Biella, nella capitale e nella provincia romana. Significa che in Italia c'è tanta voglia di verità e sete di giustizia. Ovunque si vuole preservare la memoria di Gabriele Sandri, un ragazzo sfortunato ricordato con lo slogan 'Uno di noi!' , un del popolo, un cittadino di questo Stato. Intorno ai contenuti del libro '11 Novembre 2007' si è allargata una coscienza civile dirompente. Ora sta crescendo una nuova generazione di giovani che vuole credere in una società civile onesta e trasparente. E lo sta facendo nel nome di Gabbo: è un segnale dagli elevati valori morali!”

gabrielesandri.it

 

 

 
Gabriele Sandri aspetta giustizia PDF Stampa E-mail
Giovedì 26 Novembre 2009 15:50

 

 

di Fabio Polese

Tanto silenzio intorno alla morte di Gabriele Sandri, il ragazzo ucciso l’11 Novembre del 2007 dall’agente scelto della Polizia di Stato Luigi Spaccarotella alla stazione di servizio di Badia al Pino in provincia di Arezzo. Non sono bastate testimonianze e ricostruzioni, non è bastata la completezza del nostro Codice che, fondato sul Diritto Romano, tecnicamente rasenta la perfezione. L’accusa allo Spaccarotella di omicidio volontario, in primo grado, è stata derubricata in omicidio colposo. Sono trascorsi due anni e mentre l’agente scelto ha vissuto praticamente nell’ombra, la famiglia Sandri, insieme a tutti gli amici, ha continuato a chiedere verità e giustizia. Incontriamo oggi l’Avvocato Cristiano Sandri, fratello di Gabriele.

Inizierei subito con il domandarle: qual’è, ad ora, la situazione processuale?

«Il processo molto probabilmente riprenderà la prossima primavera e ci troveremo innanzi alla Corte d’Assise di Appello di Firenze. La speranza della nostra famiglia è che venga stabilita la verità su quello che è successo a mio fratello quella domenica, ovvero che l’imputato sparando volontariamente contro un’autovettura, della quale poteva vedere solo l’abitacolo dal punto in cui ha esploso il colpo, si è assunto la responsabilità di quello che poteva accadere, purtroppo anche la morte di Gabriele. Leggendo le motivazioni della sentenza di primo grado ci siamo resi conto, amaramente, che il miglior difensore dell’imputato è stata proprio la Corte d’Assise di Arezzo».

C’è, secondo lei, attualmente, nella società nella quale viviamo, una possibilità di giustizia?

«La giustizia è un cardine, insieme alla verità, di una società civile ed è per questo che non devono esserci cittadini di serie A e cittadini di serie B davanti alla giustizia. La legge è uguale per tutti… Fino a prova contraria! Alla mia famiglia non interessa che questa persona sia condannata ad un anno in più o in meno di galera ma che venga giudicata per il reato che ha commesso che non è certo colposo e quindi crediamo nella giustizia, come ho appena detto, fino a prova contraria…»

Ho la netta sensazione che vogliono farci dimenticare Gabriele, ma il suo sorriso è indelebile davanti ai nostri occhi e, proprio in questi giorni, in molte città italiane – anche a Perugia – sono stati affissi dei manifesti che raffigurano Gabriele e che chiedono giustizia. Che effetto le ha fatto e le fa la vicinanza di tanta gente? Se lo aspettava?

«Personalmente ho sempre sostenuto che la nostra vera forza è la gente. Sono migliaia i ragazzi, ma non solo, che ci hanno e continueranno a sostenerci con sentimenti puri, perchè consapevoli di ciò che è accaduto a mio fratello e alla mia famiglia e soprattutto gente forte di un cervello che non va all’ammasso perchè bombardato, per quanto riguarda l’omicidio di Gabriele, da un’informazione distorta ad arte per far passare il carnefice nel ruolo della vittima. Fortunatamente non siamo degli sprovveduti e la memoria di Gabriele e di quello che mai sarebbe dovuto accadere sarà preservata con iniziative positive con il sostegno di tanti amici di tutta Italia!»

 

Sono passati due anni, ha qualcosa da dire che ancora non è stato detto?

«Si, vorrei vedere tutte quelle persone, politici, giornalisti e benpensanti, che nell’imme-diatezza dell’accaduto ciarlarono per luoghi comuni (soliti tifosi, la violenza negli stadi ecc.) dando i loro giudizi senza senso, esprimersi ora sull’omicidio di un ragazzo di 26 anni innocente avvenuto in un modo barbaro per mano di uno sceriffo. Ma queste persone non si esprimeranno perchè pavide! L’omicidio di Gabriele è un fatto scomodo e quindi come ogni altra malefatta in Italia è meglio che si dimentichi in fretta, ma purtroppo per “loro” non sarà così!»

Convinto che in molti non si dimenticheranno di Gabriele, la saluto con l’augurio che sia fatta finalmente Giustizia.

 

*AssociazioneCulturale Tyr Perugia

www.controventopg.splinder.com

Ultimo aggiornamento ( Giovedì 26 Novembre 2009 15:58 )
 
Il sorriso di Gabriele PDF Stampa E-mail
Domenica 22 Novembre 2009 13:49

A due anni dalla scomparsa di Gabriele Sandri, il tifoso laziale ucciso mentre in una macchina dormiva in una zona di sosta dell’autostrada, per caso mi sono trovata nel quartiere romano della Balduina, lì dove Gabriele è nato e cresciuto.



Manifesti, scritte, molte immagini in formato gigante. Gabriele era un ragazzo fantastico, lo si capisce osservando la sua faccia, gli occhi seri e ilari insieme. E bellissima è la sua famiglia, la dignità sempre umana con cui i parenti portano avanti la sola, parzialissima speranza di un parzialissimo riscatto: che la morte assurda di Gabriele trovi giustizia. Ma c’è altro, attorno alla memoria del sorriso di qualcuno morto troppo giovane, mentre si affacciava alla vita.



Una rete di solidarietà, un muro compatto di persone, tante, che da due anni si impegnano perché non si spenga il suo ricordo. Inconsolabile la morte di Sandri anche per come se n’è andato, per il modo indegno con cui quanto è successo è stato giudicato dalla legge.



Ma negli occhi di questo ragazzo riprodotti sui murales, nei tanti ritratti, persino già solo nel suo nome che inaspettato in giro per Roma vedi comparire nei luoghi più impensati (“Gabriele” “giustizia”, due parole che sempre vanno insieme), brilla un lampo luminoso. E quella luce, sembra che in tanti l’abbiano vista e assorbita. Lui che amava far ballare la gente, mettere la musica come disk jockey, è come se ora da lontano dove si trova, guardi le persone mobilitarsi in suo nome, aggregarsi in tempi in cui non si aggrega nessuno, per niente.



Stringersi gli uni agli altri per via di qualcosa che va ben oltre una fraternità di tifoseria. Piuttosto uno sdegno e una commozione diffusi, condivisi. E’ la pietas per una morte assurda, è la reazione a un sorriso che resta impresso. E’ un posto del cuore.


di Lisa Ginzburg

Ultimo aggiornamento ( Lunedì 23 Novembre 2009 19:09 )
 
CASO SANDRI: LA GIUSTIZIA È UGUALE PER TUTT I? PDF Stampa E-mail
Domenica 22 Novembre 2009 13:43

Due anni sono trascorsi dalla mattina dell'11 Novembre 2007, giorno in cui perse la vita il giovane tifoso laziale Gabriele Sandri. Ventiquattro mesi anzi ventuno per la precisione sono bastati perchè il suo uccisore, l'agente della Polizia Stradale Luigi Spaccarotella, venisse giudicato dalla Corte di Assise di Arezzo. Il processo va avanti, ma intanto è arrivata la prima delle sentenze quella di primo grado. Coloro che si aspettavano un verdetto esemplare, in particolare gli amici e i parenti del giovane ucciso,  sono rimasti delusi, perchè Spaccarotella ha ricevuto “solo” sei anni. “Solo”, perchè, pensando alla gravità del fatto, un agente che spara in autostrada uccidendo una persona, si poteva ragionevolmente pensare che gli anni di condanna sarebbero stati molti di più. Invece la giustizia italiana ha dimostrato come anche gli atti più incredibili possano trovare in sede dibattimentale, una spiegazione  diversa rispetto a quella iniziale. Un caso che probabilmente sarà destinato a fare giurisprudenza. Una volta di più è stato ricordato a quanti invochino nell'immediatezza di un reato la certezza della pena, che un imputato deve essere considerato ai sensi dell'articolo 27 della Costituzione, come presumibilmente innocente fino all'ultimo grado di giudizio. Ma in  questo caso, con lo stesso imputato che dichiara di aver sbagliato e quindi ammette la sua colpevolezza, quale innocenza poteva essere invocata? Esistono forse diversi tipi di innocenza?

Il codice prevede anche come punizione immediata per un imputato data la gravità del reato commesso, la cosiddetta custodia cautelare (o carcerazione preventiva), che si applica affinchè venga meno il rischio che un imputato, nei cui confronti pendono già gravi indizi di colpevolezza, nell'arco di tempo che intercorre tra l'apertura e la chiusura di un processo, possa commettere lo stesso oppure altri reati.

Quando poi l'imputazione iniziale, cioè il reato ipotizzato dal Pubblico Ministero, è quello di omicidio volontario, in molti casi ma evidentemente non tutti, l'arresto dovrebbe essere immediato. Non tutti perchè, come dimostrato in questo processo, ci possono essere delle eccezioni. Una delle quali si chiama appunto Luigi Spaccarotella, agente della Polizia Stradale che  sebbene imputato di omicidio volontario, ha potuto e può aspettare la fine del processo restando a piede libero, cioè a casa sua e insieme ai suoi cari.

In questo caso quindi il metro di valutazione utilizzato dalla magistratura, quella inquirente e quella giudicante, è stato  “garantista”. Che significa?

Significa che dalla magistratura è stato rispettato, il principio, già sancito dalla Costituzione, che un individuo possa anche non essere colpevole. In questo caso però l'imputato stesso aveva ammesso subito dopo il fatto, di aver sbagliato e quindi di essere colpevole, forse in maniera non dolosa, quindi volontaria, ma colpevole.

L'arresto, infatti, come previsto dal codice di procedura penale può essere invocato e previsto se sussitono tre requisiti: pericolosità sociale, pericolo di fuga e rischio di reiterazione del reato. In questo caso erano invocabili?

Luigi Spaccarottella aveva anche aggiunto di non sentirsi un “pistolero”, ma semplicemente “un cretino”, che aveva commesso un errore.

É stato veramente difficile quindi  per i bravi avvocati di Luigi Spaccarotella dimostrare che il loro assistito avesse impugnato la pistola senza l'intento di voler sparare verso la macchina nella quale era presente la sua vittima. Spaccarotella stesso, smentendo i suoi accusatori e cioè i testimoni del processo, ha più volte detto di non aver mirato alla macchina e che il colpo è partito per sbaglio.

Malgrado al processo e quindi sotto giuramento, ci fosse stato chi, presente sul luogo, abbia affermato che l'imputato avesse sparato prendendo la mira. Sarebbe stata la deviazione quindi ad aver ucciso Gabriele Sandri, perchè l'intento di Spaccarotella, sparando, era solo quello di fermare la macchina. In ossequio al regolamento disciplinare e prima ancora al codice deontologico della polizia, che per fermare una macchina prevede che si possa anche sparare quando la vettura è a distanza e come in questo caso, sul lato opposto della carreggiata.

 Ma il codice dice proprio questo? Assolutamente no.

E allora, se il regolamento non lo prevede, perchè Luigi Spaccarotella non è stato allontanato dal servizio, ma come invece scritto da alcuni giornali, reintegrato in servizio?

Quali sono i requisiti che un agente di polizia deve possedere, oltre a quelli di saper utilizzare le armi possedute in dotazione?

E ancora, nella Polizia di Stato, organismo preposto alla sicurezza degli individui, ci può essere spazio per coloro che si autodefiniscono “cretini”?

di Simone Nastasi

Ultimo aggiornamento ( Domenica 22 Novembre 2009 13:51 )
 
Grazie Ragazzi PDF Stampa E-mail
Sabato 14 Novembre 2009 14:16

...GRAZIE
RAGAZZI

 
Potrebbe apparire uno slogan da
stadio, ma
non è così. Scrivo
ed esprimo anche a nome di mio padre
Giorgio e di
mia madre Daniela un
sincero ringraziamento per tutti
voi che non solo
nella triste
ricorrenza della morte di mio fratello
Gabriele avete
sempre dimostrato
una disinteressata solidarietà umana
perchè
consapevoli della tragedia
e dell'ingiustizia che ci ha
colpito.

Ho
scritto grazie ragazzi perchè
come lo era Gabriele anche
voi siete
prima di tutto degli uomini che
non hanno un etichetta
stampigliata "tifosi".

Uomini che hanno un
valore aggiunto in una
società grigia come quella in cui viviamo,
ovvero un sentimento puro
che arriva diretto dal cuore alla faccia di
tutti gli omuncoli di
ogni
sorta che anche nella tragedia di Gabriele
non hanno perso
l'occasione
per tacere, salvo poi sparire quando
anche il loro pavido
intelletto
gli ha reso evidente ciò che era
successo: un ragazzo di
26anni
innocente ucciso da un pazzo sceriffo!

Uomini che a dispetto
di tanti
luoghi comuni riescono ad avere una
propria idea aldilà di
un
bombardamento mediatico che vorrebbe
indirizzare ogni cervello
dalla
parte che la convenienza del momento fa
apparire più giusta.

GRAZIE
RAGAZZI perchè è soprattutto grazie al
sostegno della gente
comune che
abbiamo vinto profondi momenti di
sconforto, piegati da
quella
giustizia che per ora è solo un concetto
filosofico..

GRAZIE
RAGAZZI
perchè con la carica e la abnegazione di
tanti amici stiamo
riuscendo
e riusciremo, ne sono convinto, a
preservare perennemente
il ricordo
di mio fratello e la memoria di ciò
che è accaduto a
Gabriele!

GRAZIE
RAGAZZI perchè vi sentiamo vicino al
nostro dolore
e centomilavolte
GRAZIE perchè CHI pensava di poter
accantonare tutto
nell'oblio è
rimasto con l'amaro in bocca nel vedere
una compatezza
di intenti
senza paragoni in questo Paese!

GRAZIE
RAGAZZI perchè
potete essere
di esempio a quella "brava gente" che si
ammanta di
civiltà e che
neanche un attimo si sofferma a pensare al
nostro
dolore, mostra falsa
comprensione o peggio ancora alza le
spalle dicendo "...è ma quello
era un ultras...".
 
GRAZIE PER
GABRIELE

 
Cristiano, Giorgio e Daniela
Sandri

Ultimo aggiornamento ( Sabato 14 Novembre 2009 17:32 )
 
Le città d'Italia che ricordano Gabriele. PDF Stampa E-mail
Giovedì 12 Novembre 2009 12:20

Un Grazie di Cuore a tutti coloro che hanno contribuito a tenere alto il ricordo di Gabriele!

Sotto alcune foto delle città che ci sono arrivate :

 - Cagliari       - Bologna          - Fondi           - Anzio

 - Gaeta         - Lamezia          - Verona         - Padova

 - Taranto       - Lecce             - Perugia        - Pisa

 - Parma        - Taurisano        - Milano         - Biella

 

 

 

Ultimo aggiornamento ( Giovedì 03 Dicembre 2009 14:21 )
 
. PDF Stampa E-mail
Sabato 31 Ottobre 2009 16:26
Ultimo aggiornamento ( Lunedì 09 Novembre 2009 16:43 )
 
Ha mirato e sparato ma non voleva uccidere PDF Stampa E-mail
Lunedì 14 Settembre 2009 00:10
Il Tempo - Interni Esteri
 
 
 
Mattina di un giorno qualunque, una domenica di due anni fa. In un'area di servizio ad Arezzo tifosi della Lazio e della Juve s'incontrano per caso. Un accenno di tafferuglio e due pattuglie della stradale intervengono, poi uno sparo in aria fa scappare i ragazzi che litigano. Le gomme stridono sull'asfalto, è un fuggi fuggi generale. All'improvviso un altro sparo risuona nell'aria, uno sparo dapprima negato ma che molti testimoni hanno sentito. Sono le 9.15 dell'11 novembre 2007, Gabriele Sandri muore così, il collo trapassato da un proiettile esploso dalla Beretta d'ordinanza dell'assistente di polizia Luigi Spaccarotella. Ci sono voluti due anni e un lungo, tormentato processo, per arrivare a una verità giudiziaria che forse verità non è, a una sentenza duramente contestata dalla famiglia di Gabbo, già pronta a impugnare il provvedimento in appello. Quel poliziotto, Luigi Spaccarotella, è stato condannato a sei anni di reclusione per omicidio colposo, il pubblico ministero ne chiedeva 14 per omicidio volontario. Ieri sono state pubblicate le motivazioni. E il perno ruota tutto intorno a una sfumatura giuridica tanto lieve da sembrare inconsistente, eppure tanto profonda da valere la vita di un ragazzo. È il dolo eventuale, che qualifica lo stato d'animo di chi commise quel reato: lanciarsi all'inseguimento con la pistola in pugno, spianare l'arma mirando con le due braccia tese, sparare verso la Renault Megane di quei ragazzi che scappavano dall'autogrill Badia al Pino di Arezzo. Voleva davvero uccidere, il poliziotto? Voleva colpire Gabriele Sandri? Domande che la Corte d'assise d'Arezzo ha sciolto dando piena fiducia a Spaccarotella: «Mai e poi mai poteva accettare che il proiettile finisse per colpire, e addirittura uccidere taluno degli occupanti», annotano i giudici nelle 143 pagine del provvedimento. Ma sono domande tuttavia che non hanno alcun senso e che partono da un presupposto errato, cioè che Spaccarotella volesse colpire le gomme dell'auto. Trascurando l'unico particolare di rilievo in tutta questa maledetta storia: da quella prospettiva, le gomme della Megane non erano visibili. Il proiettile infatti attraversò sì l'autostrada, ma la visuale era coperta in quel tratto dalla siepe. Irrilevante la deviazione che l'ogiva subì a causa dell'impatto con la rete metallica, che deviò il colpo, è vero, ma solo in orizzontale. Quel che rileva semmai è l'altezza dello sparo, quel che rileva è che lo stesso Spaccarotella, sentito dal pm subito dopo i fatti, mai ha parlato di voler mirare alle gomme, anzi ha sempre continuato a difendere la tesi del colpo accidentale partito per sbaglio dopo aver inciampato nella corsa: «Preciso che avevo considerato che se avessi sparato con l'intento di colpire l'auto da quella posizione, avrei potuto colpire invece una qualsiasi delle autovetture che a quell'ora percorrevano le due carreggiate», la sua dichiarazione a verbale. Cinque testimoni però smontano la tesi dell'incidente, dichiarando di averlo visto puntare la pistola, e anzi gli stessi giudici negano questa possibilità: voleva sparare alle ruote, questa la tesi, ma ha sbagliato mira, il proiettile è stato deviato dalla rete, Gabriele Sandri è morto. Omicidio per colpa, insomma, e nulla importa se Spaccarotella non ha mai ammesso nulla di tutto ciò: la corte sostiene che «il colpo era direzionato, non diretto, si badi bene, ma direzionato verso una parte della vettura collocabile all'incirca non oltre la metà della sua altezza». Gli elementi contrari però sono molti. I testimoni innanzi tutto, che cristallizzano l'immagine del poliziotto che prende la mira; la visuale, ricostruita dai periti, in base alla quale da quel punto di fuoco la parte bassa della Megane era coperta. Allora è la domanda di partenza a essere sbagliata: se davvero cioè l'agente voleva uccidere. La domanda giusta è invece: «A cosa mirava Spaccarotella?» Da quella posizione poteva mirare solo all'abitacolo, questa la risposta, anche se certo non voleva uccidere Gabriele Sandri in persona, che neppure conosceva. Ecco allora la nozione del dolo eventuale: per la dottrina e anche per la giurisprudenza, da ultimo la sentenza 44712 della Cassazione del dicembre 2008 che i magistrati di Arezzo trascurano, è l'accettazione del rischio di procurare l'evento-reato, la decisione di agire costi quel che costi, vale a dire la previsione del rischio e delle sue eventuali conseguenze. Quale rischio poteva comportare allora, non solo per un poliziotto con un minimo d'esperienza ma agli occhi di chiunque, la decisione di sparare attraverso l'autostrada contro l'abitacolo di una macchina in corsa, costi quel che costi? Gabriele Sandri, colpevole d'essere tifoso e di trovarsi al posto sbagliato nel momento sbagliato, l'ha scoperto sulla sua pelle.
Ultimo aggiornamento ( Lunedì 09 Novembre 2009 15:24 )
 
Motivazioni sentenza Sandri: offesa onestà intellettuale e intelligenza umana. PDF Stampa E-mail
Venerdì 11 Settembre 2009 15:12

Giorgio Sandri: “La corte ha riconosciuto la volontarietà del movente, ma non l’ha condannato!

 

E’ profondamente sdegnato Giorgio Sandri dalla lettura della sentenza della Corte d’Assise del Tribunale di Arezzo che ha condannato per omicidio colposo con colpa cosciente l’agente della Polizia Luigi Spaccarotella, omicida di Gabriele: “Dalle motivazioni apprendo che il giudice ha riconosciuto la volontarietà dell’atto che è costato la vita a mio figlio, ovvero sparare con l’arma d’ordinanza da una parte all’altra dell’Autostrada del Sole, così come correttamente aveva ricostruito il Pubblico Ministero a fronte anche di numerose perizie e delle testimonianze super partes. Poi però, l’effetto provocato da quest’atto volontario, è invece stato giudicato come colposo, con colpa cosciente. E’ un confine sottile dall’omicidio volontario con dolo eventuale che invece è evidente. Improvvisamente i testi sono diventati non più determinanti: addirittura troppo lontani dalla scena del delitto, quando invece avevano detto la stessa cosa. Questo è bastato per arrivare a dire che la volontarietà non era “adeguatamente e sufficientemente provata”. Così si offende l’onestà intellettuale e l’intelligenza di milioni di italiani. Adesso mi aspetto che su questa sentenza si pronuncino tutti quelli che avevano detto che bisognava aspettare le motivazioni. Ora ci sono: ma ancora non ho sentito nessuno pronunciarsi su questa sentenza che mi fa sentire sempre meno cittadino di questa Repubblica. Ricorreremo in appello, a Firenze sarà un altro tribunale: mi aspetto quella giustizia giusta dovuta a mio figlio e a tutta la collettività. Questa sentenza ha del ridicolo!”

Ultimo aggiornamento ( Mercoledì 16 Settembre 2009 02:54 )
 
CASO SANDRI: MOTIVAZIONI SENTENZA, SPACCAROTELLA VOLEVA FERMARE AUTO PDF Stampa E-mail
Venerdì 11 Settembre 2009 11:05

(Adnkronos) - Per la Corte d'Assise di Arezzo, inoltre, c'e' un motivo ulteriore, di ordine psicologico, che avrebbe portato il poliziotto a sparare. ''E' da ritenere sommariamente probabile che la precipitosa partenza dell'auto'', sulla quale viaggiavano Sandri e i suoi amici, ''abbia fatto da detonatore in una situazione vissuta da Spaccarotella come uno smacco per essere stata la serieta' della propria iniziativa, ovvero esibire l'arma per costringerli a fermarsi, oggetto non solo di mancata adeguata attenzione ma addirittura come dileggio da parte di quei giovani che di fatto non lo avevano neppure preso in considerazione''.

Sono motivazioni destinate sicuramente ad aprire un dibattito, sia tra i 'colpevolisti' che tra gli 'innocentisti'. Il pm aveva chiesto per Spaccarotella 14 anni di reclusione per omicidio volontario, ma l'agente e' stato condannato a 6 anni per omicidio colposo. La sentenza ha fatto infuriare gli amici di Gabriele Sandri, e i suoi famigliari hanno annunciato, il 14 luglio scorso, che faranno ricorso in Appello.

 
COCHI, INCOMPRENSIBILE DIVIETO STRISCIONI GABRIELE SANDRI A VERONA PDF Stampa E-mail
Martedì 01 Settembre 2009 14:09

 

Roma, 30 ago. - (Adnkronos) - "Quanto accaduto ieri allo stadio Bentegodi di Verona oltre a suscitare un senso di forte amarezza, ci lascia perplessi: vietare l'esposizione di striscioni in ricordo di Gabriele Sandri infatti non e' una decisione comprensibile, ne' tantomeno condivisibile. Vorremo conoscere le motivazioni che hanno condotto a questa decisione". E' quanto dichiara in una nota il delegato allo Sport del Comune di Roma, Alessandro Cochi. ''Nell'esprimere assoluta vicinanza alla famiglia Sandri, per l'ennesimo attacco gratuito ricevuto - prosegue Cochi - rivolgo un sentito plauso ai sostenitori biancocelesti presenti ieri sera sugli spalti: scegliendo la via della contestazione pacifica e non violenta, hanno dato prova di grande maturita', dimostrando che la sicurezza negli stadi non passa necessariamente per strumenti di 'fidelizzazione' come la tessera del tifoso, ma dipende spesso dal buonsenso e dalla serieta' dei sostenitori".

Ultimo aggiornamento ( Martedì 01 Settembre 2009 14:19 )
 
Rassegna Stampa PDF Stampa E-mail
Lunedì 31 Agosto 2009 11:25
Dopo il divieto d'ingresso all'immagine di Gabriele ieri prima di Chievo-Lazio da parte delle autorità di pubblica sicurezza e il successivo abbandono del settore ospiti da parte dei tifosi laziali, replica la famiglia Sandri

Cristiano Sandri: “L'episodio di ieri di Verona non ha precedenti e si commenta da solo. Sono circa due anni che l'immagine di Gabriele campeggia in tanti stadi d'Italia e d'Europa. La sua foto è adottata da migliaia di giovani senza distinzione di città o nazione, perché Gabriele era l'espressione positiva della vita. I ragazzi si immedesimano in lui, tutti potevamo essere nella sua auto e raggiunti dalla pallottola omicida. In primo grado non gli è stata resa quella giustizia giusta invero dovuta. Adesso è impensabile che ci sia addirittura la volontà di bandirne il volto sorridente dalle curve degli stadi. Per preservarne la memoria è stata pensata la Fondazione Gabriele Sandri. Dopo l'interessamento della FIGC, attendiamo di ufficializzarne la costituzione attraverso il comitato promotore. Il Comune di Roma si è impegnato per ristrutturare il locale di Piazza della Libertà per farne la sede. Facciano presto, si sbrighino! C'è bisogno di lanciare messaggi positivi ai giovani.”

Giorgio Sandri: “Quanto accaduto al Bentegodi è la riprova dell'importanza di azioni tese a sensibilizzare l'opinione pubblica per creare la cultura del rispetto dell'altro. L'11 Novembre 2007 non può essere cancellato vietando l'ingresso allo stadio dell'immagine di Gabriele e la Fondazione Sandri servirà proprio a non dimenticare, perché quanto successo a mio figlio non avvenga mai più in futuro. Per ristrutturare la sede, si è impegnato in prima persona il Sindaco Alemanno, che con il Comune di Roma è promotore della costituzione e socio-fondatore. Il Presidente Abete ha fatto un bel gesto volendo intervenire con la FIGC.”
 
Esclusivo "Visto" PDF Stampa E-mail
Lunedì 27 Luglio 2009 10:43

 

 
Lettera al Sindaco Alemanno PDF Stampa E-mail
Lunedì 22 Giugno 2009 09:16
 
Le accuse di Amnesty all'Italia PDF Stampa E-mail
Venerdì 29 Maggio 2009 12:55

 

Il nuovo rapporto di Amnesty international spiega come la crisi economica aggravi le violazioni dei diritti umani. Per l'Italia, dure critiche alle politiche contro i migranti e alla lunga collaborazione con la dittatura di Gheddafi

E’ sicuramente uno capitoli peggiori degli ultimi anni, l’aggiornamento al mese di maggio 2009 sulla situazione dei diritti umani in Italia che accompagna il rapporto annuale di Amnesty international, presentato ieri a Roma. A preoccupare l’associazione internazionale per la difesa dei diritti umani sono le norme del pacchetto sicurezza, così come «gli attacchi di stampo razzista» di cui sono stati vittime i rom e i sinti in Italia negli ultimi mesi. Preoccupano anche le lentezze nei processi che vedono imputati agenti di polizia [dal G8 di Genova alle morti di Federico Aldovrandi e Gabriele Sandri], fino al fatto che l’Italia continua a rimanere indietro rispetto agli altri paesi in materia di reati configurabili come tortura. Tuttavia, l’attenzione dei ricercatori dei Ai è concentrata sulle politiche del pacchetto sicurezza e sulle politiche di respingimento dei migranti che il governo Berlusconi, e soprattutto il ministro dell’interno Roberto Maroni, perseguono costantemente.

Ultimo aggiornamento ( Martedì 21 Luglio 2009 13:39 )
Leggi tutto...
 
Ciao Gabriele...Nel cuore e nei ricordi di sempre!!! PDF Stampa E-mail
Mercoledì 20 Maggio 2009 12:17
Ultimo aggiornamento ( Martedì 21 Luglio 2009 13:38 )
 
Presentazione Libro Palombara Sabina e Tivoli PDF Stampa E-mail
Lunedì 11 Maggio 2009 16:42

        

 
IL QUESTORE DI BIELLA: SPACCAROTELLA NON DOVEVA NEANCHE ESTRARRE LA PISTOLA! PDF Stampa E-mail
Lunedì 04 Maggio 2009 10:56

Queste le parole di condanna del Dott. Giuseppe Poma, massima autorità di pubblica sicurezza della provincia di Biellla, intervenuto sabato 2 Maggio a Biella alla presentazione del libro 11 Novembre 2007 alla presenza di Cristiano Sandri e dello scrittore Maurizio Martucci: "Non c'era nessuna ragione per estrarre la pistola." - ha ripetuto il Dott. Poma - "E' illogico pensare di sparare a 60 metri di distanza su l'autostrada Roma-Milano assumendosi la responsabilità di colpire anche macchine con famiglie e bambini a bordo. Sono vicino al dolore della famiglia Sandri. Seguo le parole del Prefetto Manganelli: la Polizia deve potersi assumere le sue responsabilità, deve e può avere il coraggio di farlo. Insieme all'operato di Spaccarotella, quella domenica sono stati commessi tanti errori. Il libro fa chiarezza, è un caso di studio, affinchè questie tragedie non possanno ripetersi in futuro."

Grazie ad Antonio Filoni, organizzatore dell'evento-verità di Biella.

Grazie a Renzo Masoero, Presidente della Provincia di Vercelli, intervenuto a Biella per stringersi a Cristiano Sandri.

Grazie a Onorato Arisi e sua moglie Elena del San Siro Inter&Milano Museum, per l'organizzazione dell'evento-verità alla presenza della stampa milanese.

Grazie ai ragazzi della Curva Nord dell'Inter, che hanno abbracciato Cristiano Sandri prima di Inter-Lazio fuori la Curva Nord di San Siro con compostezza, commozione, civiltà e solidarietà.

Grazie alla Curva Nord dell'Inter per la splendida scenografia organizzata sabato allo stadio San Siro.

Grazie ai tifosi della Lazio che gridano sempre: "Gabriele uno di noi!"

SABATO IL NORD ITALIA, DA MILANO A BIELLA, SI E' STRETTO INTORNO ALLA FAMIGLIA SANDRI, CHIEDENDO GIUSTIZIA PER GABRIELE.

 

 

 

 

 

 

 

 
SAN SIRO diventa Stadio SANDRI PDF Stampa E-mail
Domenica 03 Maggio 2009 15:29

Corriere dello Sport

La SORPRESA : Una coreografia emozionante: I tifosi dell'Inter rendono onore a Gabriele.

UN RICORDO COMMOVENTE L’imponente striscione che i tifosi dell’Inter hanno dedicato alla memoria di Gabriele Sandri, ucciso proprio mentre stava andando ad assistere a Inter-Lazio 

 

SAN SIRO diventa Stadio SANDRI


MILANO - Tutta la Curva. Tutto S.Siro:

«Gabriele sarai sempre con noi
». La Cur­va Nord Inter per una volta bianca e ce­leste Lazio. Il nome Gabriele è gigante­sco, copre tutto il settore, e l’urlo riecheg­gia per minuti nello stadio: “ Gabriele uno di noiiiiii, Gabriele uno di noiiiii”. Una coreografia così non s’era mai vista, ogni interista collabora con un pezzo di stoffa per formare il puzzle con dedica. Il colpo d’occhio emoziona. E prim’ancora c’era scritto: “ C’è chi fa finta di non ricorda­re... E c’è chi fa di tutto per non dimenti­care. Sarai sempre con noi”. Gabriele, per non dimenticarti. S.Siro unito e ge­mellato nel doppio striscione extralarge, bianco e celeste, appeso nella Nord ed esposto prima del fischio d’inizio.
GLI EVENTI -
Per non dimenticare Gabbo. Questa Inter-Lazio è stata vissuta così, un anno e mezzo dopo la sua morte. Dall’11 novembre 2007 al 2 maggio 2009. E’ pas­sato tanto tempo ma gli occhi sono anco­ra gonfi e i cori rimbalzano nell’aria come in quella domenica maledetta: « Giustizia
per Gabrieleeee, per Gabrieleee
». Il tifo interista ha reso onore a Gabriele e a suo fratello Cristiano, giunto a S.Siro per pre­sentare il libro che ricorda il dramma (poi è andato via, non ha avuto la forza di vedere la partita). Ore 17.45, fuori dallo stadio c’è un primo striscione-messaggio: “ La Curva Nord saluta Cristiano Sandri. In ricordo di Gabriele”. Cinquecento per­sone ad abbracciare Cristiano, a fargli sentire calore, a riempirlo di regali. In­ter- Lazio sarebbe diventata la partita di Gabbo. Ma lui quell’11 novembre non po­teva saperlo. S’era messo in viaggio da Roma per raggiungere Milano. Trovò la morte. Inter-Lazio non si giocò, i tifosi si trovarono a vivere la tragedia uniti nei cori e nei cortei. Immagini che sarebbe­ro diventate pagine da libro.
LA PRESENTAZIONE
- Per non dimentica­re Gabriele, prima e durante Inter-Lazio. L’anteprima è scattata alle 18.45 all’in­terno di S. Siro, dentro i locali dell’In­ter& Milan Museum. Presenti le delega­zioni delle tifoserie storicamente gemel-l­ate, presente il fratello di Gabbo insieme a Maurizio Martucci, l’autore del volume “ 11 novembre 2007, l’uccisione di Ga­briele Sandri, una giornata buia della Re­pubblica”. L’opera è stata ripresentata nell’imminenza della sfida, un segnale al­tamente simbolico. Cristiano Sandri ha ringraziato per l’accoglienza: «Ringrazio tutti i ragazzi delle curve d’Italia e quel­li dell’Inter per questa accoglienza unica. La decisione di scrivere il libro nacque pochi giorni dopo la morte di Gabriele, furono dette troppe falsità. Tutti sapeva­no tutto già 15 minuti dopo quello sparo. E un ragazzo ucciso in autostrada non c’entra con la violenza nel calcio» . Un li­bro venduto in tutta Italia, un libro-veri­tà che l’Italia la sta girando in varie tap­pe (dopo S.Siro ieri sera è stata la volta di Biella). E il processo va avanti, mercole­dì ci sarà una nuova udienza: sarà la vol­ta del medico legale della famiglia San­dri. Poi la Corte si riunirà per la discus­sione (la sentenza dovrebbe arrivare en­tro l’estate). La memoria di Gabriele è vi­va. E’ nei cori intonati, è nei messaggi de­gli stadi, è nelle pagine che non si cancellano, è nel cuore di chi le legge.
d.r.

 


 

Ultimo aggiornamento ( Lunedì 04 Maggio 2009 11:03 )
 
Comunicato Curva Sud Reggina PDF Stampa E-mail
Giovedì 12 Marzo 2009 13:00

In occasione delle presentazione del libro 11 Novembre....svoltasi nella sala ospitalità dello stadio Granillo, non hanno fatto mancare la loro presenza i ragazzi della Curva sud di Reggio Calabria, i quali hanno letto un comunicato significativo che riportiamo qui sotto:

E’ passato più di un anno, da quella tristissima domenica che rappresenta tutt’ora una delle pagine più nere del nostro calcio, e non solo. Dopo aver versato fiumi di parole, talvolta figlie dei luoghi comuni e del pressapochismo, tanta gente ha dimenticato, ha chiuso in un cassetto la tragedia consumatasi in quell’autogrill di Arezzo. Noi no. Il nostro stile, la nostra mentalità, ma soprattutto la nostra coscienza, ci impongono di conservare oggi più che mai il ricordo di Gabriele Sandri, di custodirlo gelosamente, e di pretendere giustizia. La morte per noi non ha colore, non conosce differenze e pregiudizi. La morte è uguale per tutti, o almeno così dovrebbe essere. Per questo oggi intendiamo ribadire, con forza, vigore e perché no anche con rabbia, che quanto accaduto al povero Gabriele può essere definito in un solo modo: INACCETTABILE. In noi sono vivi gli stessi sentimenti che ci animarono l’11 Novembre 2007, quando appresa la terribile notizia, ci astenemmo dal sostenere la Reggina, nonostante quest’ultima giocasse una partita fondamentale in chiave salvezza. Perché niente può avere la precedenza,  rispetto ad un ragazzo di 26 anni che ci lascia in quel modo. Tornando a quel maledetto 11 Novembre, la cosa che ci ha indignato maggiormente  è che molti cervelloni o benpensanti di turno hanno provato a gettare ignobili “cortine fumogene” sull’accaduto, a spostare il mirino sul comportamento di alcune Curve, sulle loro reazioni violente ed eccessive. Su chi ha sparato e non doveva sparare invece, ecco “mantelli di misericordia” e scudi difensivi. Ecco il silenzio…Un silenzio che fa a pugni con la giustizia, con la realtà dei fatti. Un silenzio che intendiamo respingere, combattere.
Eh già, perché la verità a volte è scomoda, e nessuno vuole ammettere che la violenza non proviene mai da una parte sola. Certamente, la morte di Gabriele nulla ha a che vedere con gli “incidenti da stadio”, ma anche su questo punto non possiamo esimerci da qualche considerazione, in quanto quel giorno lui stava andando a seguire la sua amata Lazio. Stava seguendo un ideale, una passione... E’ facile, facilissimo dire che la violenza negli stadi resta figlia degli Ultras. Scomodo e troppo rischioso, ammettere invece che spesso a sbagliare è stato anche chi doveva garantire l’ordine pubblico. Scomodo e troppo rischioso, ricordare che ci sono stati altri ragazzi, i quali hanno fatto una fine analoga a quella di Gabriele. Basti pensare al triestino Stefano Furlan ucciso da un colpo di pistola partito da un poliziotto,  o al salernitano Giuseppe Plaitano morto a causa delle manganellate ricevute. Se davvero deve sparire la violenza dal calcio, tutte le componenti che ruotano intorno ad esso devono prendersi le proprie responsabilità, fare un passo indietro. E di sicuro, la strada della repressione e dei divieti non porta a nulla. Ricordiamo ai presenti, che lo scorso anno gli Ultras Reggini avevano preparato uno striscione da esporre all’Olimpico contro la Lazio, recitante la scritta “Gabriele nel cuore”. Ebbene, la questura di Roma ci vietò di esporlo, sostenendo che “era di carta, e in quello stadio potevano entrare solo striscioni di stoffa”. Questa è una testimonianza lampante, ai nostri occhi, di come le cose continuino a funzionare male, molto male.
Aspettando che le cose cambino davvero, aspettando la scomparsa della repressione e il trionfo di giustizia e verità, ci stringiamo idealmente alla famiglia e a tutti i gli amici del povero Gabriele. Promettendo che mai nessuno di noi dimenticherà. Promettendo che Gabriele, e tanti altri “martiri volati via con una sciarpa al collo”, vivranno ogni domenica nel nostro urlo fiero e ribelle, che da quasi 30 anni prende le distanze da una società marcia e malata, ma soprattutto tristemente vuota.


CUCN ‘82 - BOYS ’86 - IRRIDUCIBILI ’88.

Ultimo aggiornamento ( Domenica 05 Aprile 2009 11:46 )
 
Cristiano Sandri e Maurizio Martucci ospiti di YouDEM PDF Stampa E-mail
Scritto da Claudio   
Martedì 17 Febbraio 2009 08:55
 
UN RAGAZZO SPARA PDF Stampa E-mail
Lunedì 02 Febbraio 2009 12:45


Un ragazzo spara,

un ragazzo muore.

Ha sparato

      il poliziotto,

fratello

      del camionista

e amico

      del picciotto.

È il servo

      buono,

e ha imparato

      tutto quello che doveva.

“ M’hanno insegnato a

      scrivere,

e leggere 

      per leggere,

e sparare

      per uccidere.

È capitato,

      non volevo,

questo è sicuro,

      un ordine c’era,

non c’era?

Non sono un buon soldato?

Ho sparato.

Ma a che serve

      imparare ad uccidere? 

Ho sbagliato

      ho fatto

quello che non dovevo?“

Tutti gli

      gridano contro,

padroni e sergenti

quelli che gli hanno

      insegnato a sparare.

Ma sparare a chi? 
 
 
 
 
di Adriano Belli    
Ultimo aggiornamento ( Mercoledì 11 Febbraio 2009 15:36 )
 
INTERVISTA ALL’AVVOCATO CRISTIANO SANDRI PDF Stampa E-mail
Martedì 20 Gennaio 2009 16:42

by Simone Nastasi

 È trascorso oltre un anno da quel giorno, l’11 Novembre, in cui perse la vita Gabriele Sandri. Una data che il destino ha voluto scolpire per sempre nella memoria di quanti a Gabriele volevano bene. Ucciso da uno scellerato colpo di pistola esploso da un agente della Polizia stradale, che si chiama Luigi Spaccarotella. Ha trenta due anni ed è padre di famiglia. Dell’assassino si conosce soltanto questo. Né chi sia realmente, né quale volto abbia. Perché per oltre un anno Luigi Spaccarotella ha vissuto all’ombra delle istituzioni. Le stesse di cui fa parte, perché membro della Polizia di Stato. E le stesse, la magistratura, dalle quali è accusato e dovrà essere giudicato. In fondo anche questo è un paradosso. Lo Stato che processa un suo uomo, che ha sbagliato, ma che resta sempre un suo uomo. Forse per questo Luigi Spaccarotella è ancora a piede libero. Per questa strana forma di “patriottismo”, in nome della quale la ragion di Stato deve sempre essere tutelata. Godendo di privilegi assoluti, che ai “comuni mortali” non sarebbero mai concessi. Tra questi la facoltà di non comparire in aula di tribunale, dove è peraltro l’imputato è chiamato a rispondere di un reato tra i più gravi, riconosciuti dal codice penale. Ma questo potrebbe anche essere un dettaglio, considerando che le norme in questione prevedono anche il diritto ad essere processato in contumacia, ossia quindi, senza l’obbligo di presentarsi in aula. Verrebbe se mai da chiedersi perché questa persona di anni trentadue non abbia mai voluto presentarsi fisicamente davanti agli occhi di mamma Daniela o papà Giorgio, i genitori di Gabriele, che per giorni hanno aspettato una visita che non è mai arrivata. O perché abbia soltanto inviato per interposta persona, un messaggio tardivo di scuse soltanto pochi giorni dopo la prima data del processo, il 25 settembre. Qualcosa che a molti è sembrato come un gesto assolutamente funzionale alla sua posizione processuale. Certamente poco rispettoso del dolore di un’intera famiglia, che per colpa di una follia arbitraria ha perso anzitempo una persona cara. Tra questi il fratello di Gabriele, Cristiano, che è soltanto un anno più grande di Luigi Spaccarotella. Nella vita è un avvocato del Foro di Roma, ed oggi, come altre volte nella sua vita, è in prima linea, per adempiere al dovere, che madre natura gli ha prima di tutto assegnato. Quello di difendere il fratello più piccolo. Una difesa strana questa. Perché l’imputato non è Gabriele. E perché lui della sua difesa purtroppo non potrà più beneficiare. Almeno non direttamente. A beneficiarne, se questo può essere un termine corretto, saranno invece coloro che oggi piangono nella memoria di Gabriele. I genitori, i parenti, gli amici cari. E perché no, anche tutti coloro che sebbene non conoscessero direttamente “ Gabbo” hanno voluto  almeno una volta, portare i loro omaggi, la loro solidarietà, il loro affetto. Tutti nessuno escluso. Ma soprattutto ad uscire vincitrice da questa storia assurda e tragica, dovrà essere il ricordo di un ragazzo di ventisei anni, che mai dovrà essere sporcato. Quello di un giovane sorridente, che amava vivere in sintonia con le sue passioni. Senza eccessi, come invece qualche idiota ha provato in passato ad insinuare, forse con l’intento di attenuare le responsabilità di chi lo ha ucciso. Cristiano Sandri è nel suo ufficio, alle prese, come tutti i giorni, con la sua vita di avvocato, malgrado tutto. Aspetta la chiamata del Comune di Roma, insieme al quale a giorni verrà inaugurato il Comitato “Gabriele Sandri”. Una struttura di sostegno alla precedente Fondazione, già creata dall’amministrazione precedente. Un altro attestato di solidarietà istituzionale, che conferma quanto di buono è stato detto e scritto su Gabriele. Nel suo nome contro ogni violenza. Lo sguardo di Cristiano è quello di sempre. Pulito ed emozionato allo stesso tempo, con quella tonalità di voce flebile che lo ha sempre contraddistinto. Dietro la quale si cela l’immagine forte dell’avvocato penalista, con quella dignitosa del fratello sofferente. 

Ultimo aggiornamento ( Martedì 20 Gennaio 2009 16:51 )
Leggi tutto...
 
Campidoglio Unanimità sulla intitolazione di una strada a «Gabbo» PDF Stampa E-mail
Mercoledì 19 Novembre 2008 13:45
 
Gabriele Sandri, un anno dopo. Cosa è cambiato? PDF Stampa E-mail
Lunedì 17 Novembre 2008 14:37

 

 
 
 

La famiglia chiede ancora giustizia, ma l'udienza preliminare per l'agente che sparò è stata spostata al prossimo anno. Intanto le curve d'Europa si uniscono in un coro unico

E' passato più di un anno dal quell'undici novembre 2007 in cui venne ucciso il tifoso della Lazio Gabriele Sandri nell'area di servizio di Badia al Pino, vicino Arezzo. Precisamente è passato un anno e due giorni. Ma cosa è cambiato in questo frangente di tempo? Poco o nulla. La famiglia e gli amici del giovane supporter biancoceleste ucciso, invocano ancora giustizia per una morte triste, troppo triste. Quel giorno Gabriele fu fulminato sul sedile posteriore di una Renault Megane, probabilmente mentre dormiva, lasciando un magone enorme tra coloro che lo amavano ma anche in tutte le curve italiane e d'Europa, che in tutti questi mesi hanno manifestato il loro punto di vista con striscioni e appelli ripetuti.

Ma purtroppo è troppo, troppo poco per cambiare le cose. Di frequente i provvedimenti presi continuano ad essere a discapito delle tifoserie, condannate a pagare anche se a morire è un ragazzo che definiscono "uno di loro". In realtà, servirebbe il confronto e non repressione a 360 gradi. Servirebbe magari anche che la politica cominciasse a capire che quello degli ultras è un fenomeno sociale, pur se a volte si manifesta in forme violente, sicuramente da stigmatizzare. Un modo di manifestare il proprio disagio da parte di certe fasce di ragazzi, a volte solo una fede viscerale o il rintracciamento di certi valori assenti in una società dominata dal materialismo. Ovviamente tiriamo fuori da questo discorso delinquenti puri e strumentalizzatori politici. Parliamo di ultras, vera mentalità ultras.

Ma tornando all'anniversario della morte di "Gabbo", proprio alcuni esponenti politici hanno assunto posizioni forti rispetto all'elemento più importante della vicenda: la condanna o meno per il poliziotto che sparò uccidendolo, Luigi Spaccarotella. I due deputati del Pdl, Claudio Barbaro e Paola Frassinetti ad esempio, hanno chiesto espressamente al ministro dell’Interno perchè contro Spaccarotella non sia stato preso alcun provvedimento disciplinare di sospensione, nonostante quanto avvenuto. Dopo l'episodio infatti, l'agente non è più tornato alla Polstrada di Battifolle presso cui era in servizio quel maledetto giorno, ma è stato trasferito prima negli uffici della Polfer di Firenze e da pochi giorni nel reparto logistico di Firenze. Parole secche e critiche sono arrivate anche dal capo della polizia Antonio Manganelli, che parlando al centro tecnico di Coverciano della Federcalcio ha definito 'avventato' il gesto del poliziotto commentando: "Non si usa la pistola per sedare una rissa". Perfino il sindaco di Roma Gianni Alemanno si è sbilanciato: "Il tifo non può trasformarsi in qualcosa di tragico - ha rivelato - bisogna mantenere un impegno per questo ragazzo. Anche davanti a una divisa e a un poliziotto". Mentre i consiglieri del Pdl del Comune di Roma, Federico Guidi e Luca Gramazio, hanno avviato l'iter amministrativo per intitolare una via della Capitale a "Gabbo".

Ma dalle parole bisogna passare ai fatti. I tempi della giustizia come sempre si allungano. L’udienza preliminare del processo a Luigi Spaccarotella si terrà infatti a metà gennaio, il 16 precisamente. Saltata il 25 settembre per una mancata notifica ad uno dei difensori, l’avvocato Renzo, peraltro revocato dal poliziotto imputato, che ha deciso di affidarsi all’avvocato fiorentino Federico Bagattini, che affiancherà il confermato Francesco Molino. I difensori con tutta probabilità ribadiranno la richiesta di rito abbreviato condizionato all’audizione incrociata dei periti balistici e a un sopralluogo nell’area di servizio che non aveva potuto essere discussa il 25 settembre, quando proprio l'ormai vecchio legale Renzo, fece saltare tutto eccependo la nullità per un difetto di notifica. Sul processo rimane intanto pure l’incognita del Gup che terrà l’udienza, visto che è probabile il ritorno dell’attuale giudice Simone Salcerini alla sezione civile del Tribunale di Arezzo. Quello che è certo invece, è che serve celerità, efficienza, concretezza. Soprattutto per evitare che si usino due pesi e due misure. Perché se è vero che non sempre gli ultras si comportano in modo "corretto", al tempo stesso è vero che vengono processati e diffidati per molto meno di un colpo di pistola.

Ma non vogliamo assolutamente sostituirci a chi deve giudicare. In questo spazio ci limitiamo a riportare un coro unanime che continua a ricordare un dj che amava la vita e la sua passione: la Lazio. Un'onda che va da internet, sulle strade con la fiaccolata organizzata in sua memoria, nel libro '11 novembre 2007. L'uccisione di Gabriele Sandri. Una giornata buia della Repubblica', che ha venduto più di diecimila copie nel primo mese di vendita (pubblicato a settembre). Un'onda che trascina tutti quelli che per un momento, in questo anno, si sono sentiti anche solo per un istante Gabriele Sandri e hanno avvertito l'esigenza di gridare forte e chiedere perché? Rispondendosi 'non mollare', fallo per l'onore di Gabriele.

 

 
Duemila fiaccole per Gabriele: «Sarai sempre il nostro Gabbo» PDF Stampa E-mail
Mercoledì 12 Novembre 2008 17:52

 

 

 

 

Una giornata d’amore in nome di Gabriele. E per la famiglia di questo ragazzo, papà Giorgio, mamma Daniela e suo fratello Cristiano, che sul sagrato e all’interno della chiesa di San Pio X alla Balduina, il quartiere dove è nato e cresciuto Gabbo, si abbracciano, piangono e soffrono. Tanto. Perché ancora non si danno pace per quanto è successo un anno fa. Già, è passato un anno dal suo omicidio, ma la furia e la rabbia che c’era tra la gente per quel «tragico e maledetto» 11 novembre del 2007, ieri è stata spazzata via dal dolore e dall’amore che oltre 2000 persone presenti alla fiaccolata e alla messa in suffraggio, hanno riversato nei confronti dei Sandri.
«E’ stato un anno pesante, ma noi siamo ancora tutti quanti qui ad aspettare la verità e a chiedere giustizia», ha detto con tono accorato don Paolo Tammi, il parrocco di San Pio X. La sua è stata una predica semplice e chiara, dove ha ricordato tutta la gente che è stata vicina alla famiglia di Gabriele in questo anno, dove ogni 11 del mese amici e non ricordavano il ragazzo deejay che tanto «amava vivere e fare del bene al prossimo». Ma Don Paolo ha anche aggiunto che non è giusto che venga chiesta «vendetta», tanto meno «pregare contro qualcuno, ma solo per qualcuno». E il riferimento era, ovviamente, all’agente Luigi Spaccarotella che «va perdonato perché anche lui starà soffrendo per quello che ha fatto».
Parole coraggiose, e da lui stesso definite «impopolari». «Vi prego non si continui a dire che Gabriele è un’atroce vittima del calcio perché non è così e non lo è mai stato. Tutti sappiamo benissimo cosa è successo quel giorno», la supplica del parroco. In chiesa c’erano persone d’ogni età. Tanti, ma davvero tanti papà che abbracciavano forte e tenevano stretti i loro figli. Mischiati tra la folla, c’erano anche tre giocatori della Lazio come Lorenzo De Silvestri, amico stretto di Gabbo, Fabio Firmani e Tommaso Berni. Tutti commossi e pronti a lasciarsi andare con sfoghi di pianto e altro, soprattutto quando a parlare è stato Cristiano Sandri, il fratello di Gabriele che tra qualche settimana si sposerà in quella chiesa e, per ammissione del parrocco, sarebbe anche in attesa di un figlio. «Quante parole dovrei spendere, quante risate da raccontare e momenti trascorsi uno accanto a l'altro - ha detto Cristiano - Ma io non devo ricordati perché tu Gabriele non mi hai lasciato, non hai lasciato mamma che ti aspetta ogni notte di ritorno da una serata, non hai lasciato papà che ti aspetta al negozio tutte le mattine, non prima di mezzogiorno, non hai lasciato i tuoi amici. Sarò sempre fiero di te».
Poco prima della messa, intorno alle 18 è iniziata la fiaccolata, con candele benedette e angeli di cartone. Sul sagrato della chiesa c’era tanta gente e tanto silenzio. Sono state lette alcune poesie e lettere che ha ricevuto la famiglia Sandri. Toccante quella della mamma di Lorenzo, un compagno di liceo di Gabriele che ogni volta che guarda la foto dei due ragazzi si commuove. Oppure quella letta da Claudia, il suo primo amore.
La giornata d’amore era iniziata alle 7.30 della mattina al Bambino Gesù con il gruppo donatori volontari Gabriele che hanno ricevuto tante adesioni con persone che hanno donato il sangue in nome di Gabbo.

di DANIELE MAGLIOCCHETTI
 

Ultimo aggiornamento ( Lunedì 19 Gennaio 2009 12:53 )
 
Lo Stato ha voltato le spalle alla famiglia Sandri PDF Stampa E-mail
Mercoledì 12 Novembre 2008 17:41

 

 

 

 

Il tempo è una convenzione. Un anno, dodici mesi, settimane, giorni. Uno dopo l’altro fino ad arrivare ad oggi. Questo è un giorno per non dimenticare un ragazzo che non c’è più, ucciso da un proiettile esploso da una pistola d’ordinanza. Questo è il giorno in cui il resto del mondo deve ricordare, deve pensare a quel che è successo. Perché i suoi cari lo hanno presente ogni giorno, ogni ora, ogni minuto, ma a chi vive altre vite resta di celebrarlo negli anniversari. E questo è il primo.
Un anno fa, Gabriele Sandri veniva assassinato da un colpo sparato da un agente di polizia , Luigi Spaccarotella. Un ragazzo, un poliziotto. Una catenina spezzata, una pistola. E non c’è posto per il termine giustizia.
Quel che resta di quelle ore, a chi le ha vissute attraverso i media, è un susseguirsi di notizie e smentite, di silenzi, di dichiarazioni arroganti. E poi la rabbia nelle strade di Roma.
Quel che è accaduto dopo è un film già visto. In questo Paese, sempre più simile ad una di quelle democrazie latinoamericane in cui il potere e la ragione stanno sulle canne delle pistole, il solo fatto di vestire una divisa rappresenta una garanzia. Sparare contro un’auto in movimento che si trova al di là della carreggiata di un’autostrada, senza essere stati bersaglio di alcun malvivente armato, senza essere nemmeno lontanamente sotto minaccia di un pericolo incombente, in un Paese normale sarebbe considerato un gesto insano. Non nel nostro. Qui è immediata la levata di scudi della politica a favore dei tutori dell’ordine e, soprattutto, scende inesorabile una fitta nebbia ad avvolgere la realtà dei fatti. Si mette in moto la macchina delle mistificazioni, si crea un muro di protezione attorno al colpevole. La casta si auto protegge tutelando ad ogni costo un suo membro.
Così tutto sembra restare immobile: la legge come il dolore.
In un anno nulla si è mosso se non l’assassino, lasciato a piede libero a continuare il suo lavoro di tutore dell’ordine, fisicamente spostato da un incarico all’altro per “motivi di sicurezza”. L’unico ad aver ricevuto dei riguardi in questa storia. L’unico ad essere protetto, tutelato, aiutato dalle istituzioni.
Dall’altra parte una famiglia la cui compostezza toglie il fiato. Con una voglia di verità forte, determinata, mai polemica o violenta, nemmeno verbalmente.
Ma anche la famiglia Sandri è protetta, non certo dallo Stato – che le ha voltato le spalle nel modo peggiore, portandole via una parte di sé.
A difenderla sono tutti coloro che le sono vicini, che non hanno dimenticato, che vogliono giustizia per Gabriele.
Alessia Lai
 

Ultimo aggiornamento ( Lunedì 17 Novembre 2008 14:00 )
 
Gabriele Sandri, Manganelli: mi assumo la reponsabilità, sarà fatta giustizia PDF Stampa E-mail
Mercoledì 12 Novembre 2008 15:46

 

 

Un anno dalla morte del tifoso laziale. Interrogazione Pdl
a Maroni: «Perché Spaccarotella non è stato sospeso?»
 

Fiori sul luogo dove fu ucciso Gabriele Sandri

ROMA (11 novembre) - Un anno fa una pallottola attraversava due carreggiate d'autostrada e uccideva Gabriele Sandri. Un anno fa, la mattina di domenica 11 novembre 2007, l'agente Luigi Spaccarotella sparava uccidendo un tifoso della Lazio che andava a Milano per la partita con l'Inter. Area di servizio di Badia al Pino, vicino Arezzo. Cronaca nera e pallone, ennesimo aggiornamento del binomio.

365 giorni dopo c'è la nebbia, in autostrada. E dentro, invisibile, la verità. La pistola puntata per colpire l'auto in fuga dopo una rissa in autogrill con gli juventini, come dicono i testimoni, oppure uno sparo inciampando, con il proiettile deviato fatalmente verso la giovane vita di «Gabbo», la tesi della difesa. Due ipotesi, la rabbia, le implicazioni del tifo violento, le immancabili polemiche.

È ancora tutto fermo, dopo la prima udienza preliminare dichiarata nulla e il dibattimento in stand-by fino al 16 gennaio 2009. Un anno dopo è il giorno del ricordo, ma anche delle parole.  Questa sera a Roma, alle 18, sul sacrato della chiesa San Pio X di piazza della Balduina una fiaccalota per ricordare Gabriele, e alle ore 19:00 il parroco celebrerà la messa.

Interrogazione Pdl.

 In un'interrogazione alla Camera i deputati Pdl Claudio Barbaro e Paola Frassinetti chiedono al ministro Maroni perché l'agente Spaccarotella non è stato sospeso dal servizio. Si vuol sapere «quali siano le ragioni - si legge nell'interrogazione - che hanno indotto il Dipartimento di pubblica sicurezza a non assumere alcuna iniziativa disciplinare», insomma come mai, si chiede Barbaro, «non sia stato sospeso dal servizio, un provvedimento che poteva essere preso parallelamente al processo giudiziario».

Manganelli.

Ha preso di nuovo posizione anche il capo della polizia Antonio Manganelli: «Davanti all' uso della pistola per sedare una rissa non si può non parlare di avventatezza. Dissi che mi assumevo la responsabilità di questa morte e lo confermo oggi. Da parte nostra c'è stata piena collaborazione per fare chiarezza in tempi ragionevolmente brevi siamo arrivati al rinvio a giudizio. Confidiamo di arrivare ad una assoluta verità da parte della magistratura». Il capo della polizia ha rivolto un pensiero alla famiglia Sandri. «Ci siamo incontrati più volte, ho raccolto la disperazione di una famiglia che ha perso un ragazzo per bene, morto per una tragedia che la magistratura riuscirà a definire fino in fondo». Manganelli ha poi aggiunto: «A noi istituzioni spetta valutare disciplinarmente il comportamento dell' agente, però tengo a precisare, visto che si è parlato di lungaggini, che noi dobbiamo seguire la legge che prevede che un procedimento disciplinare può essere attivato solo dopo un procedimento penale determinato».

Ultimo aggiornamento ( Mercoledì 12 Novembre 2008 15:56 )
 
V-ICTORY PDF Stampa E-mail
Mercoledì 12 Novembre 2008 14:56

GABRIELE SANDRI UNA MORTE ASSURDA

 

Ultimo aggiornamento ( Mercoledì 12 Novembre 2008 15:45 )
 
Nuova Udienza PDF Stampa E-mail
Venerdì 07 Novembre 2008 12:47

 

 

Decisa la data per la nuova udienza preliminare (la prima era stata annullata) per l'omicidio di Gabriele Sandri, il tifoso della Lazio ucciso da un colpo di pistola all'autogrill di Badia del Pino (Arezzo) nel novembre 2007: sarà il prossimo 16 gennaio. L'agente che ha sparato - accusato di omicidio volontario - è intanto stato trasferito d'ufficio.

Dunque, è in programma il 16 gennaio 2009 l'udienza preliminare per l'omicidio di Gabriele Sandri, il tifoso ucciso l'11 novembre 2007 all'autogrill di Badia al Pino, dove si era fermato con altri tifosi mentre si recava a vedere una partita della Lazio.

Un'udienza preliminare si era già svolta lo scorso 25 settembre, ma era stata annullata perchè il giudice accolse un'eccezione della difesa, secondo cui a uno dei due legali dell'agente accusato di omicidio non era stato notificato l'avviso di chiusura delle indagini.

Imputato per la morte del giovane tifoso è l'agente Luigi Spaccarotella, che è accusato di omicidio volontario. La nuova udienza preliminare si terrà dunque il prossimo 16 gennaio.

Intanto, il Giornale della Toscana rivela oggi del nuovo trasferimento di ufficio per Luigi Spaccarotella: lo spostamento, disposto dal ministero, sarebbe da attribuire a "motivi di sicurezza".

 

 
Tratto dal Blog "La Factory del dissenso" PDF Stampa E-mail
Venerdì 03 Ottobre 2008 12:38

di stefano havana, 3 Ottobre 2008

 

Non lo so come la pensiate voi sulla vicenda Sandri. Quello che so io è che un tizio in divisa ha fatto fuori un ragazzo e che se le parti erano invertite - cioè se un ragazzo faceva fuori un tizio in divisa - adesso il ragazzo stava già dentro, come ha dimostrato il caso Speziale, per l’omicidio Raciti, il cui processo si è aperto ufficialmente giusto il 30 settembre. (Speziale molto probabilmente non ha fatto fuori nessuno, beninteso, ma quando si parla di contese legate al tifo e ai tifosi la giustizia italiana funziona con la velocità di un lampo, quindi con tutti i pro e i contro che tale irruenza comporta, per esempio gli errori e le sviste, chiamiamoli così, dai, oggi mi sento proprio buono: errori, sviste. Perciò, intanto, nel dubbio, per fare presto, due anni fa hanno preso e messo dentro questo ragazzo, allora addirittura minorenne per un crimine le cui responsabilità sono ancora tutte da dimostrare. Checché ne dicano i Serra, Crosetti e pennivendoli simili, tizi del tutto incapaci di non avere una visione dell’esistenza parossisticamente manichea, checché ne dicano loro, in Italia, di fatto, l’unica categoria di persone che paga PUNTUALMENTE e con tempestività i propri errori, presunti o tali, questa categoria è quella dei tifosi. Altro che isola felice. I tifosi pagano sempre e, spesso e volentieri, in qualità di capri espiatori. Un giornalista imbellettato col foulard bianco e l’attico al Palatino è sicuramente la persona migliore, e più indicata, per tirare fuori giudizi sommari sul bene e sul male. Vero?)

Non so come la pensiate voi, dicevo, a proposito della vicenda Sandri. Di certo c’è che Gabriele è morto e via dicendo. Di certo c’è una verità che fa più male ancora della morte e questa è la considerazione che il perpetratore di tale assassinio è ormai un anno che continua a fare il suo lavoro, quello di tutore dell’ordine, protetto dalla stampa, dal governo, dai colleghi: dell’agente Spaccarotella s’è saputo il nome solo a fatica e non se ne conoscono tuttora le fattezze. “E’ minacciato”, dice la difesa, “Ha paura”, aggiunge ancora: io mi sono sentito in dovere di presentarmi sempre in aula per un processo che mi pende sul capo a proposito di una banale questione di diffamazione e un individuo, che è stato vestito della divisa dallo Stato Italiano, e poi armato, accusato di omicidio, forse volontario, non trova niente di meglio da fare, ancora una volta, che puntare il dito indice, per fortuna questa volta senza alcun grilletto sotto, verso la gente, verso i ragazzi, verso di NOI, perché secondo lui, secondo la difesa, lo stiamo minacciando. Ci risiamo. Lui fa fuori un ragazzo, un giovane che grondava vita e passioni, e dovremmo essere NOI a vergognarci. Noi a fare un passo indietro. NOI a sentirci rimproverati. Ci risiamo. Un’altra volta. I preti sono pedofili ma siamo NOI i peccatori. Non è rimasto un solo politico pulito ma siamo NOI quelli che devono pagare le tasse. I potenti fanno levitare il prezzo del petrolio e siamo NOI che dobbiamo pagare i loro pieni di benzina. Beppe Grillo vuole sostituirsi al nostro cervello, ma è a NOI che chiede i soldi per le sue attività di santone indiano del cazzo. Ci risiamo. E ci piace, evidentemente. Ce lo facciamo fare. Ci pieghiamo con convinzione: dalle parti mie ci si bacia, prima di infilarselo nel culo, diceva Michael Douglas in “Black Rain” di Ridley Scott. Noi manco più quello. Ci abbassiamo direttamente i pantaloni e, zing, ce lo facciamo infilare nel culo dallo Stato, dai telegiornali, dagli articoli che si preoccupano più che altro di stigmatizzare la presenza degli “scorbutici” tifosi della Lazio fuori del Tribunale. Come fatto notare già da Giornalettismo, qualche giorno fa, di recente “Panorama” se n’è venuto fuori con questa Grande Inchiesta Rivelatrice, secondo la quale le tracce del proiettile esploso da Spaccarotella erano riscontrabili su una rete metallica divisoria presente prima dell’autogrill scenario della tragedia. Pagine e pagine firmate e controfirmate da “Panorama” per sollevare il dubbio che effettivamente il proiettile potesse essere stato deviato verso la gola di Gabriele. (Teoria e Tecnica della Deviazione del Proiettile: ne fu fatta una grande dimostrazione pubblica a Genova, un caldo luglio di sette anni fa) Peccato che quella rete metallica fosse stata messa lì solo alcuni mesi DOPO l’omicidio di Sandri e che le tracce riscontrate fossero perfettamente compatibili con i materiali utilizzati per la lavorazione della rete stessa. Ci risiamo. E va bene così. Leggiamo questa merda sui giornali e annuiamo dietro i nostri cappuccini col cuoricino di panna disegnato.

Ultimo aggiornamento ( Domenica 05 Ottobre 2008 18:55 )
Leggi tutto...
 
La giustizia può attendere? PDF Stampa E-mail
Venerdì 26 Settembre 2008 09:45

Omicidio Sandri – Rinviato il processo a Spaccarotella

per un vizio procedurale.

Se ne riparlerà fra un paio di mesi


di Tommaso Della Longa


Arezzo - E’ bastato un vizio procedurale per annullare tutto quanto. L’udienza preliminare del processo contro Luigi Spaccarotella, l’agente di polizia che ha sparato e ucciso dieci mesi fa il giovane dj romano Gabriele Sandri, è stata annullata e rinviata. La famiglia Sandri, gli amici di Gabriele e l’Italia intera dovranno così aspettare ancora per veder iniziare quel percorso di giustizia tanto aspettato. Il giudice dell’udienza preliminare ha accolto l’eccezione avanzata da uno dei legali di Spaccarotella, l’avvocato Giampiero Renzo, a cui non sarebbe stato trasmetto l’atto di chiusura dell’indagine preliminare. Secondo l’avvocato l’avviso sarebbe stato mandato a un fax sbagliato, ma il Gup ha fatto anche sapere che trasmetterà tutti i dati al Consiglio nazionale forense per chiarire questa situazione: parrebbe infatti che proprio Renzo avesse fornito all’inizio due numeri di fax. Così il processo tanto atteso da quella domenica dove fu ucciso Gabriele Sandri subirà un altro stop. “Non ci aspettavamo il rinvio – ha spiegato il legale della famiglia di Gabbo, Michele Monaco – comunque il Gup ha fatto bene ad accogliere l’eccezione, altrimenti rischiavamo di veder travolgere il processo e la Cassazione avrebbe potuto annullarlo”. Certo è che i tempi della giustizia italiana non aiutano: per rimandare l’avviso all’avvocato Renzo ci vorranno praticamente due mesi. Ciò vuol dire che la nuova udienza preliminare si terrà prima di Natale.
Prima dell’annullamento, gli avvocati dell’agente di polizia avevano spiegato di voler chiedere il rito abbreviato condizionato a una perizia di parte che avesse verificato la posizione dei testimoni. Una posizione già annunciata negli ultimi giorni. Evidentemente il legale di Spaccarotella, anche se non ha visto il fax, sapeva bene che oggi ci sarebbe stato un processo. Intanto la famiglia Sandri, con l’usuale forza e compostezza, ha accettato la decisione del gup. “Non cambia nulla – ha detto il fratello di Gabriele uscendo dal tribunale - stringeremo i denti fino alla prossima volta e fino all’ultimo grado di giudizio. Gli atti sono limpidi e noi attendiamo fiduciosi. Ci aspettiamo una giustizia giusta, dovuta a Gabriele, anche se nessuna sentenza ce lo riporterà mai indietro”. Resta da chiedersi come sia possibile che ci vogliano sessanta giorni per mandare un nuovo fax. O anche, a chi giovi un’ennesima perdita di tempo. Forse qualcuno spera che questa storia venga dimenticata. Ma non hanno fatto i conti con la famiglia Sandri in primis. E subito dopo con gli amici di Gabriele, i tifosi e le migliaia di persone che in tutta Italia chiedono a gran voce giustizia. Arrivando ieri mattina ad Arezzo erano già visibili sui cavalcavia alcuni striscioni dei tifosi aretini per Gabriele. Davanti al tribunale della città toscana gli amici di Gabbo e della famiglia Sandri hanno aperto due striscioni che recitavano: “Giustizia per Gabriele” e “E’ ora che sia fatta giustizia per Gabriele”. Ovviamente l’atmosfera non è stata quella inventata fantasiosamente da alcuni giornali toscani: nessun assedio degli ultras è andato in scena ad Arezzo. I tifosi e gli amici di Gabriele arrivati da Roma sono rimasti in silenzio e hanno aspettato le decisioni che venivano prese all’interno dell’aula. Magari invece a qualcuno avrebbe fatto comodo un po’ di tensione e violenza. Ma il clima creato ad arte è stato decisamente smontato da chi voleva solo testimoniare la propria vicinanza alla famiglia Sandri, ribadendo che nessuno dimenticherà mai Gabriele. Anche a Badia al Pino, l’area di servizio dove è stato colpito il giovane dj romano, qualcuno ha cercato di cancellare questa storia, facendo sparire i biglietti, le sciarpe, i fiori, le scritte che migliaia di persone hanno lasciato in ricordo di Gabbo. Da ieri mattina, sciarpe della Lazio e della Roma, fiori e adesivi son tornati. Ma tanto non basta toglierli o raccontare qualche menzogna per dimenticare Gabbo: da quell’11 novembre 2007 sono tanti quegli italiani che possono dire “siamo tutti Gabriele Sandri”.



La tesi difensiva di Spaccarotella parla di un colpo sparato in aria e di un altro partito per sbaglio mentre l’agente correva. E anche di una deviazione. Il poliziotto che oggi qualcuno vuole dipingere come una vittima “minacciata che ha paura a uscir di casa”, però ha su di sé la responsabilità immensa di aver sparato uccidendo un ragazzo senza un motivo. Forse però solo fermandosi a Badia al Pino, direzione Roma, si può veramente capire la gravità del gesto. Da dove Spaccarotella ha sparato si vedono le macchine della carreggiata opposta solo dal finestrino in su. Nessuna intenzione di mirare alle ruote quindi. E poi la pazzia di sparare con in mezzo sei corsie di un’autostrada. Altro che deviazione della rete metallica. Le testimonianze concordano sul fatto che il poliziotto ha mirato e esploso il colpo a braccia tese, parallele, all’altezza della macchina. Se l’avesse fatto un normale cittadino, sarebbe finito in carcere in poche ore. L’agente Spaccarotella, invece, è libero, porta un distintivo e una pistola. E questa sarebbe la giustizia uguale per tutti?



Rinascita – 26 settembre 2008

Ultimo aggiornamento ( Venerdì 26 Settembre 2008 09:55 )
 
COMUNICATO STAMPA PDF Stampa E-mail
Giovedì 25 Settembre 2008 19:46

Cristiano Sandri a Inedita: “Atti del processo trasmessi

all'Ordine per valutare profilo disciplinare avvocato della difesa”

“Discorso sulle minacce a Spaccarotella? Stucchevole”

“Bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare. La Procura di Arezzo non è colpevole nel momento in cui gli vengono forniti due numeri di fax e alcuni atti vengono ricevuti e altri no”, queste le parole di Cristiano Sandri all'agenzia di stampa Inedita a proposito del vizio di forma che ha fatto annullare questa mattina l'udienza preliminare del processo contro l'agente di polizia Luigi Spaccarotella, imputato per omicidio volontario. “Proprio per questo – continua il fratello di Gabriele - il gup nell'accogliere l'eccezione della difesa dello Spaccarotella ha anche disposto la trasmissione degli atti al Consiglio dell'ordine degli avvocati di Prato (è il foro competente dell'avvocato Renzo ndr) per valutare se c'è qualche profilo disciplinare nella condotta del legale”.

Il fratello del giovane dj romano ucciso l'11 novembre 2007 nell'area di servizio Badia al Pino sull'autostrada A1 da una pallottola sparata dall'agente Spaccarotella torna anche sulle minacce al poliziotto di cui ha parlato oggi ad Arezzo l'avvocato Renzo: “E' diventato stucchevole – spiega Cristiano Sandri - questo discorso sulle minacce a Spaccarotella visto che è circa un anno, dal 12 novembre scorso, che l'avvocato Renzo lo va ripetendo. Ormai sembra quasi una filastrocca in cui il legale di Spaccarotella usa sempre la parola “ultras” visto che oggi è diventata sinonimo di malviventi e così pensa di poterla usare per far pensare a ogni tipo di nefandezza”.
“Altro che ultras – continua sarcasticamente Cristiano Sandri - forse Renzo si riferisce ai servizi segreti visto che nessuno riesce a rintracciarlo, nemmeno gli ufficiali giudiziari che non sono riusciti a notificargli l'avviso della fissazione dell'udienza preliminare”.

“Si commentano da sole – conclude il fratello di Gabbo - le paure che l'avvocato Renzo fa derivare dalle scritte sui muri di Roma contro Spaccarotella: forse il legale pensava che dovessero apparire scritte a favore del suo assistito? Stiamo rasentando il patetico: è evidente che non sanno più che pesci prendere. Noi, intanto, continuiamo ad avere fiducia in una giustizia celere”.
Ultimo aggiornamento ( Giovedì 25 Settembre 2008 20:27 )
 
ALCUNI MEDIA PREPARANO UN CLIMA D'ODIO PER FAVORIRE SPACCAROTELLA? PDF Stampa E-mail
Mercoledì 24 Settembre 2008 13:08

 

 

di Tommaso Della Longa

Il libro sull'omicidio di Gabriele Sandri serve, per dirlo con le parole dell'autore Maurizio Martucci, a “ricollocare al posto giusto l'informazione che dopo quell'11 novembre è stata carente, deficitaria e con grandi omissioni”. Se fosse stata necessaria una verifica, i quotidiani toscani di ieri hanno confermato in pieno la teoria. “Sandri, tribunale in stato d'assedio”. “Previste misure per evitare il pericolo degli ultras e per reggere l'assedio mediatico che potrebbe riguardare ancora la storia”. Bastano questi titoli per capire il tono degli articoli. Parole pericolose, che forse però vengono usate con maestria per creare l'atmosfera, gettare benzina sul fuoco, quasi che ci fosse bisogno di un po' di violenza e tensione per giustificare l'interesse per il processo che vede come imputato per omicidio volontario l'agente della polizia stradale Luigi Spaccarotella. E ancora, parole sbagliate che rimandano alla solita equazione che accosta la morte del giovane dj romano alla lista di quelli che sono stati uccisi nel mondo del calcio. Evidentemente bisogna proprio ribadirlo: la morte di Gabriele non c'entra nulla con gli stadi e la violenza nelle curve. “Siamo tutti Gabriele Sandri” recita la spilletta presentata con il libro dalla famiglia di Gabbo. Su quell'autostrada, in quella maledetta domenica, ci poteva essere ognuno di noi. Anche quei giornalisti che ora puntano il dito e urlano “all'assedio” e al “clima di guerriglia” in vista del processo ad Arezzo. Forse però c'è un interesse a pilotare l'opinione pubblica. A infondere il terrore nel normale cittadino aretino che giovedì si aspetterà il finimondo. A raccontare bugie su un caso di omicidio volontario. A far dimenticare che l'imputato per omicidio volontario è un poliziotto. E magari anche a distorcere la realtà come quando, il quotidiano di via Solferino, qualche giorno fa ha scritto che “Gabriele era morto durante una sparatoria in autogrill”. Evidentemente in Italia si può attaccare tutto e tutti, ma non l'operato delle forze dell'ordine. Sarebbe stato molto più semplice, quell'11 novembre del 2007, prendersi le proprie responsabilità davanti a un caso di omicidio che nel giro di un'ora già era risolto. Le Istituzioni hanno fatto tutto il contrario. Peccato che anche i mass media non si siano comportati meglio. E non stupiamoci se nelle strade, nelle curve e nelle piazze cresce l'ostilità contro forze dell'ordine e giornalisti. Un'informazione corretta avrebbe dovuto raccontare i fatti, il processo, la storia di un ragazzo ucciso senza un motivo in mezzo all'autostrada. Forse però sono meglio le curve infuocate e pericolose: fanno vendere di più e fanno dimenticare i soprusi e le zone d'ombra dei servitori dello stato.


Rinascita – 24 settembre 2008

Ultimo aggiornamento ( Giovedì 25 Settembre 2008 14:14 )
 
Esce il libro-verità su Gabriele. Ed il cartello delle sciarpe non c'è più. PDF Stampa E-mail
Lunedì 22 Settembre 2008 22:35

 

 

L'Autogrill di Badia al Pino

Esce oggi il libro-verità del giornalista Martucci sull'uccisione di Gabriele Sandri.

Il titolo è emblematico: "11 novembre 2007 - Una giornata buia della Repubblica".

Nel frattempo, all'Autogrill della morte, hanno rimosso il cartello delle sciarpe.

 

AREZZO - E' stato presentato alle 14,30 di oggi il libro del giornalista Maurizio Martucci sull'uccisione di Gabriele Sandri all'Autogrill di Badia al Pino, avvenuta l'11 novembre dello scorso anno. I fatti li conosciamo tutti: quella domenica mattina il dj Sandri, grande tifoso della Lazio, sta raggiungendo la propria squadra in trasferta quando, fermo nel parcheggio dell'Autogrill, viene colpito dallo sparo del poliziotto Luigi Spaccarotella, della Polizia di Battifolle. Il processo è tuttora in corso, Spaccarotella è stato trasferito alla Stazione di Santa Maria Novella di Firenze. E Gabbo non ha potuto vedere il primato della Lazio in questo campionato.

Il libro di Martucci è una denuncia. Mette in risalto le dichiarazioni contrastanti e confuse del poliziotto. Sottolinea l'assenza di risse fra tifosi nell'Autogrill della morte. Denuncia, ed è una denuncia pesantissima, l'oscurantismo dei media che si sono trincerati, spesso in modo ridicolo, dietro una versione ufficiale che non poteva stare in piedi. Sul caso Sandri ancora non è stata appurata la verità vera: questo libro può aiutarci nel farlo.

Nel frattempo, all'Autogrill di Badia al Pino, è sparito il famoso cartello che indicava la direzione per Firenze. Era stato coperto dalle sciarpe e dagli omaggi dei tifosi di tutta Italia. Quando la società Autostrade decise di rimuovere tutte le sciarpe, si spiegò il gesto nella necessità di rendere lineare la circolazione stradale; la nostra testata denunciò il fatto con molta sincerità. Adesso quel cartello non c'è più, la corretta indicazione stradale è andata a farsi benedire. E allora, qual era la vera motivazione?

Testo: Alessandro Veltroni

Ultimo aggiornamento ( Martedì 23 Settembre 2008 09:32 )
 
Tribunale in stato di assedio "La Nazione" PDF Stampa E-mail
Lunedì 22 Settembre 2008 21:51
La Nazione: ultime notizie

Arezzo

 

 

Sandri, tribunale in stato di assedio

Udienza Spaccarotella alla 'Vela'.

E' passato quasi un anno dalla domenica nera dell'11 novembre in cui un poliziotto sparò colpendo il giovane tifoso del Lazio. Giovedì 25 settembre dal gip Simone Salcerini si terrà la fase preliminare che potrebbe diventare quella della sentenza. Previste misure straordinarie per evitare il pericolo degli ultras e per reggere l'assedio mediatico che potrebbe riguardare ancora la storia.

 

arezzo

Arezzo, 22 settembre 2008.

Il clima sarà quello delle giornate più tese che il palazzo di giustizia del 'Garbasso' abbia vissuto nell’anno e mezzo trascorso da quando è stato inaugurato.

Come per Variantopoli, come per il processo in cui il clan Iaiunese è accusato di associazione camorrista. L’aula, infatti, sarà proprio quella dei due grandi casi degli ultimi dodici mesi, la corte d’assise nell’edificio della 'Vela', l’unico costruito ex novo su progetto dell’architetto Manfredi Nicoletti, l’atmosfera da stato d’assedio, come è inevitabile che sia per una storia che ha scosso l’Italia, l’uccisione del giovane tifoso laziale Gabriele Sandri per il quale giovedì si presenta dinanzi al Gip l’ex poliziotto della Stradale (ora è alla Polfer di Firenze) Luigi Spaccarotella. Con un’accusa di quelle che fanno tremare le vene e i polsi, omicidio volontario, sotto il profilo del dolo eventuale. Come a dire che l’agente, protagonista del giallo dipanatosi la mattina di domenica 11 novembre 2007 fra le aree di servizio di Badia al Pino est e ovest, rischia davvero grosso, da 9 a 21 anni di carcere in caso di condanna. Ma questo è ancora il futuribile, visto che di sicuro giovedì non si arriverà a sentenza.

 

Ultimo aggiornamento ( Mercoledì 24 Settembre 2008 13:25 )
Leggi tutto...
 
Dedicata a Gabriele Sandri la piazza davanti al Black sun PDF Stampa E-mail
Giovedì 17 Luglio 2008 14:06

PORTOROTONDO - Difficile che un fatto di cronaca trovi spazio nella toponomastica di un luogo di villeggiatura. Ma le cose cambiano se si tratta di Gabriele Sandri, un giovane che con la sua musica ha fatto divertire migliaia di ragazzi a Porto Rotondo. E che una mattina di novembre, mentre andava a seguire la sua Lazio, è stato ucciso dallo sparo di un poliziotto in un autogrill ad Arezzo.

Ultimo aggiornamento ( Venerdì 08 Agosto 2008 06:40 )
Leggi tutto...
 
La situazione dei diritti umani in Italia PDF Stampa E-mail
Giovedì 17 Luglio 2008 13:52

Tortura, maltrattamenti e responsabilità delle forze di polizia - Anche la XV legislatura ha lasciato immutate le lacune relative all'attuazione della Convenzione delle Nazioni Unite contro la Tortura (CAT): l'Italia resta priva di uno specifico reato di tortura nel codice penale e da più parti sono state autorevolmente segnalate le ricadute di questo inadeguato quadro legale sulla possibilità che le forze di polizia rispondano effettivamente del proprio operato.

Ultimo aggiornamento ( Venerdì 08 Agosto 2008 07:52 )
Leggi tutto...
 
<< Inizio < Prec. 1 2 Succ. > Fine >>

Pagina 1 di 2
 
template design: at-design.it - powered by: magimax